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Sotto corte marziale

Pubblicato il 23 giugno 2002 da Alessandro Izzi
VOTO:


Sotto corte marziale

Sulla carta i meriti del film dovrebbero essere molteplici e tutti in grado di fornire il destro ad un discorso tutt’altro che banale. In primo luogo era stimolante l’idea di giocare sul filo dei generi creando un ibrido sicuramente affascinante che metteva insieme le dinamiche del tipico film bellico con quelle dei film di genere processuale riletto a sua volta alla luce di un fosco thriller-dramma sulle discriminazioni razziali. In questo senso è da rimarcare come il cinema abbia, fin qui, affrontato poco il tema delle minoranze razziali impiegate, nella Seconda Guerra Mondiale, in missioni spesso delicate e difficili. Se molto, infatti, si sa di come i neri americani fossero stati letteralmente utilizzati come vera e propria carne da cannone durante la Guerra in Vietnam, invece poco o nulla si sa delle discriminazioni cui essi erano, comunque soggetti nelle stesse fila di quell’esercito di cui erano parte non certo secondaria, in altri conflitti. Sicché fa piacere che, con una punta di autocritica, gli americani, sia pure con cinquanta anni di ritardo, abbiano voluto dedicare una pellicola ad un problema, come questo, sempre scottante e, in genere, sacrificato dall’industria hollywoodiana in favore di tronfie pellicole grondanti bolso patriottismo. Non che il film che ne vien fuori sia del tutto assente da spirito patriottico, ma basterebbe mettere a confronto la facilità con cui i compagni di prigionia sacrificherebbero il loro amico nero con la scena di Pearl Harbor in cui assistiamo, con trombe festanti, alla consegna di una medaglia al valore al primo combattente di colore nella storia dell’esercito statunitense, per rendersi conto di come questo tema sia stato sin qui abbondantemente trascurato. In questo senso, la scena in cui si incrociano il treno dei prigionieri di guerra con quello dei deportati nei campi di concentramento, assume un peso drammaturgico di incredibile portata perché diventa la rappresentazione di una sorta di specchio entro cui vanno a riflettersi gli orrori della Guerra e la Follia che ne è alla base. Nella realtà distorta della Guerra, dove i sommersi e i salvati sono divisi da una linea grigia e incredibilmente labile e dove ognuno è preoccupato solo della propria salvezza, sempre rimanendo consapevole che essa dipende dalla morte atroce di qualcun altro, diventa difficile distinguere realmente il bene dal male, l’egoismo dall’altruismo. Ed è in questo mondo perso, disorientato che si muovono i personaggi di questo film; uomini che, se da un lato deplorano la sorte terribile degli ebrei in un campo di concentramento, non esitano, però, per questo a sacrificare la vita di un uomo di colore, se questo può significare la propria libertà di illustri bianchi. Hannah Arendt ci ha già spiegato con parole incise col fuoco della storia l’orrore che produce persone capaci di arrogarsi il diritto di scegliere chi è sacrificabile e chi no; il film di Hoblit arriva appena a farcelo intravedere. Il regista ha il merito di giostrare questa messe di materiali con mano classicamente salda e ha la fortuna di servirsi di una serie di attori di grande talento (Colin Farrell, in particolare, ma anche Terrence DaShon Howard e Linus Roache sono ad un passo dal sublime) che restituiscono i propri personaggi con notevole vividezza psicologica. Ma, è da dire che, in fondo, non trasforma mai gli spunti in riflessione autentica, lascia molte cose allo stato di semplice abbozzo, soffoca alcune scene in facile retorica, e smarrisce il film ogni volta che entra in scena Bruce Willis che, con la sua unica espressione facciale, riduce enormemente il valore di un film altrimenti interessante.

Regia: Gregory Hoblit; sceneggiatura: John Katzenbach; montaggio: David Rosembloom A.C.E.; fotografia: Alar Kivilo; musica: Rachel Portman; interpreti: Bruce Willis, Colin Farrell, Terrence Howard, Cole Hauser; produzione: David Ladd, David Foster, Arnold Rifkin; origine: U.S.A., 2001; distribuzione: 20TH CENTURY FOX ITALIA

[Giugno 2002]

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