Speciale Clint Eastwood: American Sniper - L’elogio dell’eroe

Nelle pagine del famoso libro Il viaggio dell’eroe, Chris Vogler scrive che un eroe è disposto a sacrificare se stesso per gli altri, come un pastore protegge il suo gregge. La stessa metafora emerge tra i dialoghi di American Sniper, quando il padre di Chris Kyle a tavola esprime una massima nei confronti dei figli: nella vita esistono pecore, lupi e cani pastore: quest’ultimi difendono il gregge.
Chris Kyle, cristiano e texano di Odessa, una piccola cittadina, decide infatti di seguire il percorso da cane pastore arruolandosi nell’esercito: la scelta di diventare uno sniper è dettata dalla forte volontà di proteggere e servire i propri compagni, proprio come faceva da piccolo con il fratello. Un elemento del suo carattere che rimanda alla sua formazione fortemente cristiana, fondata su valori tradizionali e su un forte senso di giustizia. Nella sua autobiografia (American Sniper: la storia del cecchino più letale d’America, edita in Italia da Mondadori) le priorità nella vita per Chris sono in ordine: Dio, Patria e Famiglia. Quest’ultime due possono essere invertite per importanza mentre la prima per Chris non si tocca. Uno sniper messia, un angelo che difende i propri compagni di squadra in una guerra di invasione in nome della democrazia.
Ma Chris Kyle è effettivamente un eroe o si tratta dell’ennesimo antieroe dei film di Eastwood? Sempre Chris Vogler evidenzia a proposito dell’antieroe: questo non è infatti propriamente l’opposto dell’eroe, ma è un fuorilegge o un cattivo agli occhi delle istituzioni o dell’opinione pubblica. Chris Kyle uccide in guerra; è il cecchino che ha ucciso di più in battaglia. Difende i suoi compagni, ma in quella battaglia in cui gli Stati Uniti sono gli invasori e non i semplici portatori della democrazia. Chris Kyle serve il proprio paese, come un pastore, ma si trova dalla parte sbagliata del conflitto: protegge gli invasori, che a sua volta vogliono ristabilire la democrazia attraverso il conflitto bellico. La cronaca registra una profonda strage di civili e di soldati americani (se ne contano migliaia) sia sul campo di battaglia sia in patria. Un disagio psicologico che colpisce i militari e che si estende fino alle famiglie e a un’intera nazione. Eppure malgrado questo la popolazione li celebra come eroi oppure vittime di una battaglia sanguinosa.
Eastwood in questo film delinea un ritratto personale e universale di una nazione afflitta e lacerata da un profondo male interiore. Chris Kyle infatti è sia eroe nell’opinione pubblica sia anti-eroe cinico (quasi alla Bogart) per lo spettatore. Un personaggio solitario, in continua catarsi esistenziale, in cui il dubbio si annida all’interno del suo cammino. Interpretato da un sommesso e potente Bradley Cooper (l’attore perfetto per raccontare il ragazzo di provincia, se pensiamo ad un altro suo film recente come Il lato positivo), Chris è infatti attento sul campo di battaglia ma assente in patria, tra le mure di casa; percorre il proprio viaggio in una guerra a distanza, come fosse un qualsiasi lavoro, tra un bottiglia di birra al pub abituale e un picnic con la famiglia. Appare un padre assente, in apparenza senza difetti, l’uomo ideale di ogni donna (sua moglie è tra l’altro la donna ideale), il soldato perfetto per ogni esercito (viene soprannominato dai suoi compagni The Legend).
Un binomio quello tra eroe-antieroe che passa in rassegna tutte le funzioni drammaturgiche necessarie per identificare il pubblico nel film: una vicenda realmente accaduta, tratta da un’autobiografia, un personaggio che ha una crescita interiore. L’azione è infatti costruita tutta all’interno del suo stato mentale, nella psicologia, nei nervi e nel sacrificio (rinunciare al proprio amore e alla propria famiglia e in seguito alla propria vita) in nome di Dio, di cui lui si sente tramite diretto, messia appunto. Ed infine il continuo rapporto con la morte e infine l’incontro con questa che lo rende appunto eroe, vittima e legenda per Stati Uniti. American Sniper non è un film americano che celebra l’eroe e le sue gestae con un punto di vista unico. Può essere considerato l’elogio dell’eroe, il più reale e il più autentico che sia mai stato proposto da Eastwood, in cui la dimensione finzionale e narrativa classica viene decostruita e ricostruita attraverso la dualità del protagonista (eroe e antieroe).
Chris Kyle è infatti un simbolo di un paese e di un’epoca ben precisa della storia recente. Una storia di cui si discute ancora (lo stesso film all’uscita ha creato un importante dibattito negli Stati Uniti) e di cui gli effetti sono ancora presenti nella società americana. Chris Kyle di American Sniper è personaggio controverso, in cui eroe e anti-eroe si scontrano e si sviluppano lungo tutta la pellicola, facendo entrare il pubblico in quella spirale riflessiva che stritola e stringe qualsiasi vittima di guerra.
Un elogio dell’eroe, ma soprattutto della drammaturgia classica, in cui i tre atti vengono a posizionare l’obiettivo fisso sul volto di questo combattente, senza mitizzarlo, ma semplicemente raccontando le atmosfere e le condizioni umane di un soldato, il miglior soldato e cecchino di tutti i tempi.
SPECIALE CLINT EASTWOOD:
