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Star Trek

Pubblicato il 8 maggio 2009 da Nicola Lazzerotti


Star Trek

J.J. Abrams è probabilmente il più arrogante, presuntuoso e affabile sceneggiatore che c’è ad Hollywood, ma decisamente sa il fatto suo. Sul tentativo di aggiornare la più antica e memorabile saga fantascientifica nutrivamo dei dubbi, prevalentemente dovuti proprio alla scelta di Abrams come regista. Scelta che comportava necessariamente un cambiamento radicale. Le paure vertevano sul taglio che film potesse avere, forse troppo netto con il passato e con il suo ‘retroterra’. Non nascondiamo a riguardo lo stupore per questo XI capitolo della saga.
Il wonderboy ideatore di Lost è riuscito dove tutti, ad esclusione di Roddenberry naturalmente, avevano fallito: trovare un nuovo equilibrio narrativo tra il serio e faceto. Se lo stesso Roddenberry, già negli anni 80, avvertiva la necessità di dare una dimensione più matura alla serie originale. E’ vero pure che negli anni a seguire questo si era rivelato controproducente.
Se il prendersi sul serio funzionava abbastanza bene per la televisione, nel cinema suonava troppo poco entusiasmante. I tentativi di trasformazione dello spettacolo non avevano mai veramente funzionato! Trovare il giusto equilibrio era l’unico modo per ridare smalto alla saga. E proprio qui che Abrams è stato capace di fare la differenza.
Introducendo uno stile di regia vorticoso ed iper-cinetico (mutuato dalla televisione e probabilmente dalla serie Battlestar Galactica), scegliendo un target di riferimento più giovanile, aumentando il tasso d’azione e la spettacolarità degli effetti speciali, ma soprattutto meravigliando e stupendo gli spettatori. Tutto ciò senza mai tradire il pubblico più ‘colto’ e affezionato alla saga, gratificandolo anzi con riferimenti e rimandi da veri estimatori. Importantissimi i rimandi soprattutto al secondo episodio della saga cinematografica Star Trek II: L’ira di Khan, ben due per l’esattezza: l’insetto alieno e la messa in scena del Kobayashi Maru Test (i trekers, sanno di cosa sto parlando!).
Ma Abrams non si è limitato a questo, abbassando il tono della rappresentazione ha saputo produrre una messa in scena pervasa da ironia e sarcasmo; certo i puristi storceranno un po’ il naso nel vedere uno Spock succube delle passioni, o i due protagonisti schernirsi e fronteggiarsi per tutto il film, ma ne vengono fuori dei personaggi comunque autentici e in linea con il taglio narrativo, che con una soluzione originale (che non sveleremo!) ha saputo amalgamare e rendere assolutamente credibile il tutto.
In pratica il regista ha giocato con il genere, guardando intelligentemente più ai primi Star Wars (vera passione giovanile dell’autore, per sua stessa ammissione) che agli ultimi Star Trek. Il nuovo giovane Kirk ricorda molto più l’Han Solo di Harrison Ford, ricco di ironia, che il solido e serioso Jean-Luc Picard di Nemesis.
Questo è il suo cinema fatto spesso di rimandi come il mostro che insegue Kirk sul pianeta di ghiaccio (smaccata citazione da l’Impero colpisce ancora) a sua volta mangiato da un tipico mostro Abramiano (lontano cugino del mostro newyorkese di Cloverfield).
Bravissimi gli attori, molto in forma i due protagonisti, davvero impressionante l’aderenza al personaggio Spock di Zachary Quinto (il Sylar di Heroes), compresi gli attori i minori, belli i cameo della Morrison e della Ryder. Una parola speciale per grande Nimoy, ancora nei panni del vecchio Spock, intense e commoventi le sue parole nel finale quando con la sua calda voce si rivolge al pubblico: “Spazio, Ultima Frontiera...”.


CAST & CREDITS

(Star Trek); Regia: J.J. Abrams; sceneggiatura: Roberto Orci, Alex Kurtzman; fotografia: Dan Minde; montaggio: Maryann Brandon; musica: Michael Giacchino; interpreti: Chris Pine (James Tiberius Kirk), Zachary Quinto (Spock giovane), Zoe Saldana (Nyota Uhura), Leonard Nimoy (Spock anziano); produzione: J.J. Abrams, Damon Lindelof/ Bad Robot, Paramount Pictures, Spyglass Entertainment; distribuzione: Universal Pictures; origine: U.S.A., 2009; durata: 127’


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