X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Star Wars: Gli ultimi Jedi

Pubblicato il 15 dicembre 2017 da Anton Giulio Onofri
VOTO:


Star Wars: Gli ultimi Jedi

Chi scrive è tra quelli che nel 1977 spesero i propri sudati risparmiucci di adolescente per correre a vedere in prima visione, appena arrivato sugli schermi italiani, quello che per parecchio fu considerato l’Episodio 1 di Guerre Stellari, finché dopo il planetario, anzi galattico successo – in parte meticolosamente pianificato e previsto – della saga più longeva della storia del cinema, circolò voce che in realtà, nella mente di papà George Lucas, i tre titoli della ‘Trilogia originale’ realizzati tra il ’77 e l’83 del secolo scorso, fossero numerati da 4 a 6. Sedici anni dopo, a XX secolo non ancora concluso, Lucas decise di mettere in cantiere il primo di quelli che sarebbero stati i tre episodi iniziali della serie. Per chi, come il sottoscritto, si era lasciato sedurre in tempi non sospetti da una rinnovata visione della fantascienza cinematografica che, influenzata dalla rivoluzione estetica di 2001: odissea nello spazio, aveva scardinato e ribaltato il genere in chiave a volte scanzonata, a volte invece di quasi wagneriano spessore (da cui l’azzeccata definizione di ‘Space Opera’), la nuova Trilogia uscita al cinema a cavallo del secolo non fu evento altrettanto epocale nonostante successo e incassi obiettivamente lusinghieri. Anzi, gli effetti del Riflusso e del New Age, insieme all’intenzione di alzare di un poco l’età del pubblico di destinazione nel tentativo di impressionare nuovi fans tra i giovani e i giovanissimi senza perdere quelli di un tempo, crearono inevitabilmente una disaffezione e un allontanamento in molti tra coloro che, ormai trenta/quarantenni, si erano sfegatati in gioventù per le gesta di Luke Skywalker, Han Solo e la Principessa Leia, non più interessati, dopo l’11 settembre e dopo l’accumulo di quelli che sono gli eventi felici e meno felici della vita di ciascuno, ad approfondire le origini della travagliata situazione politica in una galassia lontana lontana… C’è da dire inoltre che sotto il profilo cinematografico, pur confezionati egregiamente in linea con un cinema che andava ammodernandosi col passo veloce della tecnologia e dell’evoluzione degli effetti speciali, Episodi 1-3, tutti diretti, stavolta, da George Lucas (mentre agli episodi usciti negli anni ’70 e ’80 aveva forse giovato il cambio di mani alla regia), non contenevano elementi di speciale interesse rispetto alle numerose ventate di novità contenute nei tre film dello stesso Lucas, Irwin Kershner e Richard Marquand. La notizia che nel 2012 la Disney riaprisse le danze per continuare la saga partendo da dove si era interrotto Il ritorno delle Jedi, del 1983, ha quindi risvegliato l’attenzione di ormai quasi tre generazioni, tante sono quelle cresciute giocando con droidi, robottini, e l’infinito pupazzettame di creature strambe che da sempre popola l’universo galattico delle Star Wars. Va dato atto a J J Abrams di aver ripristinato, con il suo Episodio VII: Il risveglio della Forza, il tono serioso ed epico de L’Impero colpisce ancora diretto da Kershner nel 1980, dove la scoperta che il ‘buon’ Luke fosse il figlio del ‘cattivo’ Darth Vader (ai tempi tradotto ‘Lord Fener’ nella versione italiana) conferiva al racconto una piega di inattesa violenza drammaturgica. Necessario, e anche un po’ furbo, è stato il recupero di qualche volto ‘antico’ del cast della Trilogia originaria, da Mark Hamill a Carrie Fisher, compreso Harrison Ford: la morte di Han Solo costituì all’uscita del film il colpo di scena più sconvolgente della saga, che i sadici si divertirono immediatamente a spoilerare sui social. Funzionò anche il look molto meno fantasioso degli eventi bellici illustrati, assai più simili ai reportage delle vere guerre attualmente in corso nel nostro Pianeta, un dato che sembrò indicare l’intenzione di imprimere all’epica lucasiana toni decisamente più realistici. Eppure buona parte dei fans, sia vecchi che nuovi, mostrò stavolta un interesse più blando, che deve aver fatto scattare un campanellino d’allarme, insieme all’ottima accoglienza di Rogue One, non inserito nella serie di capitoli della saga, ma appartenente ad una antologia di episodi ambientati nell’universo di Guerre Stellari: il film, diretto da Gareth Edwards, e maggiore incasso USA del 2016, è riuscito ad oscurare il contenuto successo di Episodio VII, grazie ad una regia infinitamente più spettacolare e condotta con mano singolarmente matura, al servizio di una sceneggiatura calibrata con più cura del solito. Ecco dunque la scelta, oculatissima, di affidare la regia dell’Episodio VIII: Gli ultimi Jedi a quel Rian Johnson che nel 2012 diresse Looper, originale film di fantascienza baciato dall’attenzione che meritava, e che lasciava presupporre un approccio dal taglio più ludico e giovanile rispetto ai toni cupi e drammatici dell’episodio precedente. Ma se certamente è andata come si prevedeva, con un dosaggio di comicità forse un po’ troppo spinta nella prima parte, più saggiamente calibrata nella seconda, là dove l’intensità degli eventi assurge a una statura di tragica epicità, la vera sorpresa di Gli ultimi Jedi è proprio una regia visiva sfarzosa, dal gesto ampio e coreografato con l’agilità necessaria e la chiarezza che spesso latita in molti action movie, specialmente nel caso di duelli e combattimenti. È l’episodio che probabilmente traghetta più di ogni altro la storia e i suoi personaggi in una nuova dimensione generazionale, cioè quando ‘gli anziani’ devono farsi da parte mentre i giovani diventano adulti responsabili e consapevoli del testimone che ricevono in consegna. E le eredità di Rey e Kylo Ren non sono robetta da ridere, visto che in pratica si tratta della doppia faccia dell’energia su cui si regge l’intero Universo, compresa la galassia lontana lontana di George Lucas: il Bene e il Male. Il film di Rian Johnson illustra puntualmente ‘anche’ in termini cinematografici questo doppio processo di crescita che ha culmine in una magnifica scena di duello allestita su uno sfondo laccato di rosso che ricorda le allucinate invenzioni di certa avanguardia nipponica degli anni ’60 (si pensi a Il vagabondo di Tokyo di Suzuki Seijun), a suggerirci precisi e interessantissimi dettagli sulla cultura cinematografica del regista. Se dunque qualcuno tra i fan incalliti della saga potrà forse storcere il naso per la piega più giocosa impressa alla prima parte del film, dove tuttavia non mancano esempi dell’ottimo ‘vento nuovo’ portato da Johnson, difficilmente potrà restare indifferente al grande assolo di Laura Dern, o all’imponente combattimento conclusivo, del cui scontro finale è bene non dare alcuna anticipazione per non incappare in antipatici spoiler. La magniloquenza delle volumetrie e degli spazi gestiti da Johnson con occhio via via sempre più estatico accentuano gli aspetti più ‘wagneriani’ della saga, finora accantonati e in apparenza volutamente recuperati da L’Impero colpisce ancora realizzato da Kershner nel 1980, qui musicalmente commentati, per giunta, da un John Williams in particolare stato di grazia, che sfoggia monumentali sonorità di violenza granitica e tellurica come al cinema non si ascoltavano più da tempo. Il consueto miracolo è dato anche dall’adesione dell’intero cast, convinta e credibile antologia di umori e caratteri, creature animali comprese (cosa non sono di incantevole quelle ‘creature di cristallo’ che felinamente galoppano a frotte su e giù per i ghiacciai del finale), dove insieme a Carrie Fisher (Leia per l’ultima volta, sigh!...), Oscar Isaacs, Daisy Ridley, Benicio Del Toro e la già citata Laura Dern, torreggia come un titano invasato dalla furia demoniaca del lato oscuro della forza colui che si avvia a diventare, negli anni a venire, il più grande attore nordamericano: Adam Driver.


CAST & CREDITS

(Star Wars: The Last Jedi); Regia: Rian Johnson; sceneggiatura: Rian Johnson; fotografia: Steve Jedlin; montaggio: Bob Ducsay; musica: John Williams; interpreti: Mark Hamill, Carrie Fisher, Adam Driver, Daisy Ridely, John Boyega, Oscar Isaac, Lupita Nyong’o, Andy Serkis, Laura Dern, Benicio Del Toro; produzione: Lucasfilm; distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures; origine: USA, 2017; durata: 152’


Enregistrer au format PDF