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Still Alice

Pubblicato il 22 gennaio 2015 da Francesca Polici
VOTO:


Still Alice

Impossibile restare indifferenti di fronte ai sintomi strazianti dell’Alzheimer, specialmente quando questa malattia colpisce prima del normale una donna appena cinquantenne. In Still Alice la protagonista del titolo (Julianne Moore), in seguito a gravi vuoti di memoria fa un esame neurologico e le viene diagnosticata una rara forma di Alzheimer che deteriora l’intelletto del paziente da molto presto negli anni, ed è anche fortemente ereditaria. Professoressa di linguistica alla Columbia University, Alice ha un marito, anche lui professore (Alec Baldwin) e tre figli a cui teme di aver trasmesso la sua terribile malattia. La lenta perdita di sé, con la paura ed il dolore a cui essa si accompagna, è ciò a cui il film (tratto da un bestseller di Lisa Genova) ci mette di fronte, utilizzando furbescamente la figura di un’intellettuale per mettere ancor più in evidenza la consapevolezza di cosa si sta perdendo e l’inutile lotta interiore contro il decorso della malattia.
Non si può non soffrire di fronte ad una storia del genere, e come sempre la bravura di Julianne Moore è più che encomiabile, ma la sofferenza non è che l’emanazione della bruttezza di una malattia di cui il film non fa altro che stilare una processione dei sintomi e del deterioramento che la accompagna. Non c’è guizzo artistico o poetico di sorta in questa vicenda che si limita comporre un manuale dell’Alzheimer per il grande schermo. Still Alice è una di quelle tragedie americane su una malattia mortale come ne abbiamo già viste a dozzine, in cui un grande divo dello schermo si presta a commuovere l’audience dando un volto noto alla sofferenza di tanti sconosciuti, ma il cui merito complessivo resta dubbio ed in definitiva più vicino ad una pubblicità informativa che non ad un’opera artistica che sappia trarre dalla sofferenza un proprio senso poetico piuttosto che l’inverso: affidarsi completamente all’empatia di fronte al dolore.
Qualche tentativo di sfuggire alla retorica sta nell’onestà metterci di fronte ad una famiglia non proprio esemplare, in cui l’arco di sviluppo dei personaggi non prevede la classica catarsi finale in cui tutti si stringeranno al capezzale della madre dolente, ma piuttosto, come il marito, fuggono di fronte a qualcosa che non riescono ad affrontare. Unica eccezione la figlia interpretata da Kirsten Stewart, per cui l’amore filiale prende il sopravvento. Ma il fatto che proprio questo personaggio sia interpretato da Kirsten Stewart, che ha notoriamente meno espressioni di Clint Eastwood (non fumando lei il sigaro) compromette irrimediabilmente proprio quelle sequenze pensate per avere un maggior impatto emotivo.


CAST & CREDITS

(Still Alice) Regia: Richard Glatzer e Wash Westmoreland; sceneggiatura: Richard Glatzer e Wash Westmoreland; fotografia: Denis Lenoir; montaggio: Nicolas Chaudeurge ; musica: Ilan Eshkeri; interpreti: Julianne Moore (Alice), Alec Baldwin (John), Kate Bosworth (Anna), Hunter Parrish (Tom); produzione: BSM Studio, Backup Media, Big Indie Pictures; distribuzione: GoodFilms; origine: Stati Uniti, 2014; durata: 99’.


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