STILL LIFE
Incredibilmente è stato proprio il ’film a sorpresa’ di Venezia 63 ad aver vinto (a sorpresa) l’ambito Leone d’oro dell’ultima edizione. Si tratta dell’ultimo lavoro del regista cinese Jia Zhangke, già presente alla mostra del cinema nella sezione orizzonti con il controverso Dong. Il film, dal titolo Still Life (Natura Morta), è un affresco, un’istantanea sulla condizione della provincia cinese degli ultimi anni, sul lento processo di occidentalizzazione che sta pian piano modificando non solo la superficie visibile del paese, ma anche, più in profondità, la coscienza e l’interiorità di un popolo la cui eredità culturale non ha eguali.
Il film in particolare mostra, come ci suggerisce il titolo, una “Natura Morta”, o meglio, una “Natura Morente”, rendendoci compartecipi del graduale sgretolarsi di una piccola città. Il centro abitato viene poco a poco demolito per lasciare spazio al letto di un fiume, sicuramente utile per scambi commerciali. Le vicende che ruotano attorno a questa inesorabile decomposizione, sembrano essere inutili, secondarie. Servono però al regista per creare un contesto nel quale mostrare una nuova realtà. Avviene così una sorta di ribaltamento di ruoli all’interno del film; la scenografia, il centro abitato che cade a pezzi, sono i veri protagonisti della vicenda, mente i personaggi risultano essere una scarna e insignificante cornice.
Ignote e bizzarre restano alcune scelte registiche di dubbio gusto che cozzano a tal punto con l’andamento e l’atmosfera generale del film da risultare grottesche. Ci viene mostrato prima un disco volante che volteggia indisturbato sulla città e, in un secondo momento, una struttura di cemento spiccare il volo tra incandescenti propulsori e nuvole di fumo. L’esplosione di ilarità in sala di fronte a tali inaspettate sequenze è scontata.
Il contesto in cui si muovono i personaggi di questa vicenda è tumultuoso, turbolento; è un paesaggio in continua metamorfosi che, inevitabilmente, sconvolge e muta una cultura legata indissolubilmente a tradizioni millenarie. Jia Zhangke ci mostra gli attori dell’opera Xiqu, giocare con cellulari di ultima generazione e fa porre davanti ad un defunto delle sigarette al posto delle candele funebri suggerendo al pubblico quanto sia difficile a volte far convivere e compenetrare naturalmente tradizione e progresso.
Regia e sceneggiatura: Jia Zhang-Ke; fotografia: Yu Likwai; montaggio: Kong Jinglei; musica: Lim Giong; suono: Zhang Yang; produzione: Xstream Pictures, in associazione con Shangai Film Group origine: Cina, 2006; durata: 108’