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Su FilmTV e il futuro dell’immagine

Pubblicato il 24 gennaio 2007 da Alessandro Izzi


Su FilmTV e il futuro dell'immagine

La notizia della possibilità della chiusura di FilmTV è arrivata nella redazione di Close-up come una sorta di vero e proprio fulmine a ciel sereno.
In un momento molto delicato, per noi, di ripensamento non solo grafico, ma anche contenutistico della nostra rivista, ancora un po’ storditi dalle troppo vicine feste natalizie, abbiamo accolto la cosa con quel silenzio sbigottito che in genere si riserva alle cose cui non si crede davvero sino in fondo.
Solo successivamente, quando abbiamo avuto modo di constatare che la rivista continuava, sia pur faticosamente, ad uscire rimanendo fedele al suo appuntamento settimanale del martedì, la notizia si è fatta strada nel chiuso delle nostre coscienze imponendoci la riflessione.

Close-up arriva probabilmente ultima all’appuntamento delle dimostrazioni di stima e di affetto nei confronti di una delle realtà editoriali più stimolanti della nostra stampa. E sicuramente sarà superfluo e ripetitivo (ancorchè sentito), il nostro invito a tener duro in vista di una (speriamo) prossima risoluzione della crisi.
Superato, però, il necessario momento di commozione e di cameratesco augurio di pronta guarigione che inviamo alla redazione tutta di FilmTv, si impone alle nostre coscienze anche l’urgenza di una riflessione e di un bilancio non tanto sulle difficoltà entro cui si dibatte, oggi, l’intero mercato editoriale, quanto piuttosto sull’intera società italiana cui FilmTv (ma anche Close-up) si è sempre rivolta e, ne siamo convinti, si rivolgerà ancora anche negli anni a venire.

FilmTv, giunta ormai al suo dodicesimo anno di attività, è una rivista fondata su un concetto utopico e meraviglioso: riuscire a fondere all’interno di una rivista settimanale che si vuole di grande richiamo, la dimensione glamour e gossippara del cinema con il bisogno di una riflessione critica profonda e mai banale su film ed autori.
Sposando le ragioni del mercato (quelle che fanno dell’edicola quel mostro multiforme dalle mille copertine colorate che tutti tristemente conosciamo e, quando possiamo, evitiamo) con quelle di una cultura profonda e significativa, la rivista ha sempre cercato quel complesso, difficile equilibrio tra informazione e approfondimento, tra cultura e passione.

Inutile dire che nel panorama complessivo della società italiana la strada intrapresa da FilmTv, più che una scelta editoriale, sembrava, prima di tutto, una scommessa. Ed era con stupore e con (ammettiamolo) un pizzico di invidia, che, anno dopo anno, ci scoprivamo grati della consapevolezza, tangibile come la carta di giornale, di come quella scommessa fosse stata, ancora una volta, vinta.

La minacciata prossima chiusura della rivista (minaccia che speriamo rientri al più presto) ci porta, invece, all’amara consapevolezza di quanto la sua formula editoriale in fondo così semplice che abbina buon gusto a capacità di analisi, contenuti interessanti e forme accattivanti, firme di prestigio e giovani promesse, era in realtà una specie di herzoghiana cattedrale in un vasto deserto culturale.
E’ un grave sintomo di malessere nazionale che un editore senta il bisogno di chiudere una realtà culturalmente così stimolante quale è FilmTv. E l’idea che la rivista possa, in qualche modo, essere considerata un investimento a perdere perchè la spesa non vale il guadagno (eppure il fatturato non porta certo in rosso le casse dell’editore, anzi...) ci coglie disarmati, nelle sue ferree, impersonali, considerazioni di mercato.

E ci colpisce la domanda cui non sappiamo davvero dare risposta: da quale momento in poi della sua vita di rivista, FilmTv ha cessato di essere quella realtà per un vasto pubblico che voleva essere ed è diventata mero fenomeno di nicchia? Quand’è esattamente che il suo sogno di essere terreno di incontro tra ragioni del grande pubblico e passione per la cultura si è definitivamente infranto contro una realtà tutta italiana che, se ancora poteva accettare le prime cominciava a non capire più la seconda?

Perché guardiamoci negli occhi e diciamocelo una buona volta: il vero nocciolo del problema sta tutto in un’Italia sempre meno capace di rapportarsi con l’ambiguo, indefinito, incerto mondo dell’immagine.

In una realtà nazionale in cui il grande nodo della riforma della scuola riposa tutto in un passo indietro rispetto alle pur terribili idee della Moratti (che malamente copiava il sistema americano) non ci si è ancora davvero resi conto del fatto sempre più indubitabile che l’Italia si avvia con baldanzosa sicurezza verso una terribile quanto nuova forma di analfabetismo audiovisivo.
Il nuovo italiano che legge e fa di conto con quel minimo di certezza che il primo anno di classe elementare riesce ancora a dare, è del tutto inerme di fronte all’immagine e all’uso che se ne può farne.
I bambini che vanno al cinema subiscono un bombardamento emotivo sempre più rapido ed incessante e la scuola non sembra minimamente intenzionata a fornir loro un sia pur minimo straccio di competenza per farsi strada nella complessa selva di significati che in quelle immagini possono annidarsi.
I ragazzi appena più grandi, formati ormai dall’immaginario televisivo, vivono le contraddizioni di un personale iato emotivo che sta tutto nell’affannato tentativo di far somigliare le loro vite all’immagine che mamma TV propaganda per "realtà". Ed immaginate lo sconforto che può provare un adolescente quando deve confrontare il suo essere innamorato con le immagini da cartolina con le quali la televisione reinventa l’amore. Quando una scolaresca va in sala, per un qualche progetto di cinema scuola, diventa di colpo palese come le nuove generazioni siano lasciate del tutto sole ed inermi di fronte alle tempeste emotive che il cinema e l’immagine impongono. Incapaci ad assorbirle, impossibilitati a metabolizzarle.

Fa rabbia pensare come una classe politica come quella attualmente al governo che ha impostato il suo programma politico sulla base di un conflitto di interessi e un abuso dell’immagine da parte della fazione avversaria, non abbia neanche preso in considerazione, sia pure per un momento, di lavorare alla base del problema, riformando la scuola in uno dei suoi snodi più significativi: il diritto (e la necessità per i giovani) di un’educazione all’audiovisivo.

E in questa direzione, pensiamo, valga ora la pena di lottare. Con sempre una copia di FilmTv sotto braccio.


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