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Su Re

Pubblicato il 21 marzo 2013 da Giovanna Branca
VOTO:


Su Re

Doveva essere una versione biblica di Rashomon, Su Re di Giovanni Columbu, in concorso al Torino Film Festival ed oggi distribuito nelle sale italiane dalla Sacher Film di Nanni Moretti. Una storia tratta dai Vangeli, la passione di Gesù Cristo, raccontata attraverso il sovrapporsi dei punti di vista di chi prese parte all’evento fondante della religione cristiana. Sottraendolo così all’univocità del dogma, dalla trascendenza del Verbo tramandato da millenni di rigorosa tradizione ecclesiastica, e riportandolo alla dimensione umana del martirio di un uomo che, per molti, è il figlio di Dio. Ma non ha le sembianze angeliche dell’iconografia religiosa il Gesù Cristo di Columbu: è un uomo qualsiasi, anche brutto, sofferente, spaventato. Così come non è il Golgota il luogo della sua passione, ma i monti della Barbagia; non si parla in aramaico ma in sardo. Luoghi naturali fuori dal tempo, e per questo capaci anche di evocare la Palestina di duemila anni fa, i monti rocciosi sardi - colti attraverso una fotografia d’eccezione – vedono il consumarsi degli ultimi giorni di Cristo nell’arco temporale che va dall’ultima cena alla crocifissione, salvo un breve flashback della Madonna (interpretata dalla figlia del regista) che tiene tra le braccia suo figlio appena nato. Ma senza un ordine cronologico lineare: in un susseguirsi onirico di momenti slegati tra loro, a dare ancor più forza alla percezione soggettiva di quegli eventi e coerentemente alla visione dello stesso Columbu, che parte da ciò che conosce per poter raccontare fatti lontani nello spazio e nel tempo. L’orto degli ulivi, la flagellazione - quasi interamente fuori campo – gli insulti di chi gioisce della “caduta” dell’uomo che veniva proclamato dai suoi seguaci come “su re” (il re, appunto), la grazia a furor di popolo per il ladrone Barabba. Ed ecco l’universalità dei sentimenti e delle passioni, più che quella dell’ “unico Dio”: l’invidia, la meschinità, il tradimento (quello di Giuda come quello di Pietro), ma pure l’amore materno, la fedeltà e, per chi crede, anche la fede come sentimento piuttosto che come cieca osservanza.
Tutti gli attori – come già nella Passione secondo Matteo di Pasolini - sono non professionisti: gente del posto ed anche alcuni pazienti di un centro per la salute mentale. E tutti, nessuno escluso, hanno un’espressività fortissima che li cala nelle loro parti – complice forse, come notò lo stesso regista a Torino, anche la tradizione orale sarda – senza bisogno di abiti d’epoca o sceneggiature dettagliate.
Bastano i semplici abiti neri dell’arcaica tradizione locale ed un paesaggio fuori dal tempo. E l’universalità di passioni uguali oggi come allora.

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CAST & CREDITS

(Su Re) Regia: Giovanni Columbu; sceneggiatura: Giovanni e Michele Columbu; fotografia: Franzisco Della Chiesa, Emilio Della Chiesa, Massimo Folletti, Uliano Lucas, Leone Orfeo; montaggio: Giovanni Columbu; interpreti: Fiorenzo Mattu (Gesù Cristo), Pietrina Mennea (Maria), Tonino Murgia (Caiafa), Antonio Forma (Giuda); distribuzione: Sacher Film; origine: Italia; durata: 100’


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