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Sulmonacinema XXIX

Pubblicato il 4 dicembre 2011 da Giovanna D’Ignazio


Sulmonacinema XXIX

Riaprire le porte di uno spazio dell’immaginario e restituire il “loro” cinema ai sulmonesi, per godersi le visioni e una fetta (perduta) di vita pubblica: ecco l’intento dell’edizione 2011 di Sulmonacinema Film Festival, guidato da Roberto Silvestri e dal suo staff con un bilancio, manco a dirlo, sempre più minimal, ma mai privo del sostegno chiaroveggente e radicale di Ovidio e delle sue imprevedibili metamorfosi.

Perno centrale è il giovane cinema italiano in concorso con otto opere, che saranno premiate (miglior film, miglior regia, miglior attrice e miglior attore) come sempre da una giuria composta da allievi di scuole di cinema sotto la guida del presidente Enrico Ghezzi: Corpo celeste, esordio di Alice Rohrwacher, L’estate di Giacomo dell’italo-belga Alessandro Comodin, The dark side of the sun di Carlo Shalom Hintermann, Tutto bene di Daniele Maggioni (produttore storico di Silvio Soldini e di Marina Spada); Cacao di Luca Rea, love story demenziale in forma di commedia fumettistico-surreale; I primi della lista dell’italo-inglese Roan Johnson, Io sono Li di Andrea Segre, Diciott’anni – il mondo ai miei piedi l’esordio nella regia di Elisabetta Rocchetti.

Attorno al nucleo costituito dal concorso si aprono alcune finestre sul divenire politico-sociale nei mesi passati, dalle “primavere arabe” con Tahrir, Liberation square di Stefano Savona, girato nei giorni caldi delle prime sollevazioni del popolo egiziano al Cairo, alle “primavere italiane” di varia natura: dalla elezione di Giuliano Pisapia a sindaco di Milano nell’opera collettiva Milano 55,1. Cronaca di una settimana di passioni (a cura di Luca Mosso e Bruno Oliviero) all’odissea dei cassintegrati della Vinyls in Pugni chiusi di Fiorella Infascelli e una selezione di corti che toccano temi più o meno scottanti, come l’ancora presente terremoto a L’Aquila in Territorio, diretto da Alessandro Ciotti, Stefano Ianni e Cosimo Gabriele Scarano (con l’aiuto di Peter Ranalli e la supervisione di Gianfranco Pannone), le varie maschere indossate da tutti nella vita quotidiana in Ethos di Fabrizio Ferraro, e una storia sulla fine del cinema, la sua morte, la sua resurrezione e la sua trasfigurazione nel videogioco viene narrata in Game over di Federico Ercole e Alberto Momo, come del resto, dati di Hollywood alla mano, sta già avvenendo.

Poi due omaggi: al fotografo Romano Martinis, che in Il ballo, girato durante uno dei suoi vari viaggi nell’Afghanistan lacerato dall’eterno conflitto, riesce a catturare immagini ‘avulse’ e danzanti di un futuro di pace. E a Wilma Labate che ha coordinato, su un tram romano, un’azione-happening sull’8 marzo (sue origini e conseguenze).

Infine l’attore/regista/drammaturgo Pietro Faiella ha ideato e condurrà nei giorni del Festival un casting cittadino, una sfida per tutti alla propria capacità mnemonica e l’occasione per ognuno di dire le cose a modo proprio. Una prova d’equilibrismo di parole e sguardi fissi dentro l’obiettivo. Inoltre Pietro Faiella si esibirà nella Performance-primo studio sulla piéce Maman revient, pauvre orphelin di Jean Claude Grumberg in anteprima nazionale.

Un programma che testimonia l’impegno degli organizzatori a creare un evento di grande qualità nonostante la crisi e gli scarsi finanziamenti destinati alle iniziative di promozione culturale e artistica.


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