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SUPER SIZE ME

Pubblicato il 21 dicembre 2004 da Mazzino Montinari


SUPER SIZE ME

L’arroganza con la quale le grandi corporation americane occupano il suolo straniero senza necessariamente dover utilizzare eserciti e bombe intelligenti, non ha eguali e, dunque, bisogna in qualche modo reagire. Altro che cinesi. Se si deve usare un computer, non si può fare a meno del demoniaco Bill Gates; se vogliamo vedere un canale satellitare, allora in un modo o nell’altro saremo costretti a rivolgerci a Murdoch; il mondo vuole la pace, non c’è niente da fare se petrolieri e venditori d’armi americani si riservano l’ultima parola; il protocollo di Kyoto, non se ne parla nemmeno di respirare un po’ d’aria pulita al cospetto degli interessi americani. Vogliamo un hamburger, ecco McDonald’s!
Proprio alla grande catena dei fastfood è dedicato Super size me, ultimo dei tanti documentari di controinformazione che in questa stagione sono sbarcati in Italia. Un film che ha in sé tutta l’arroganza e la spocchia tipica di un certo modo di fare cinema americano. Morgan Spurlock è certamente un regista simpatico, pronto a tutto pur di andare dritto al bersaglio, anche a mettere a repentaglio la propria salute e perfino la vita. Solo che dal primo all’ultimo minuto del documentario lui sembra l’unico depositario di una verità che, per ciò stesso, non ha bisogno di essere messa in discussione. E allora, tra i proprietari di McDonald’s e Morgan Spurlock non si riesce a cogliere alcuna differenza di metodo. Le cose sono vere per il semplice fatto che vengono affermate. Una sterile tautologia, o no?
A tutti è ormai noto che Spurlock per trenta giorni ha consumato con sconcertante regolarità i canonici tre pasti solo servendosi del menu McDonald’s (possibilmente il super size). Contemporaneamente ha monitorato il suo fisico constatandone il rapido peggioramento. Come in un reality show condensato in un paio d’ore, abbiamo appreso del suo cuore in difficoltà, del fegato ai limiti dell’esplosione, della respirazione affannosa, della morbosa sensazione di dipendenza da hamburger, e via dicendo. Abbiamo anche ascoltato medici allibiti che iniziano a temere per la sorte del buon Morgan. E noi a chiederci, ma perché lo fa? In fin dei conti, opporsi allo strapotere di McDonald’s è un fatto politico e etico, non c’è bisogno di rovinarsi il fegato. E poi la salute non la salveremo mangiando altrove, magari in un ristorante sostenuto da qualche snob dal palato fine (che non a caso su questo documentario si è costruito una piccola ma significativa campagna pubblicitaria).
Panini giganti, mega quantità di patatine, bevande ipercaloriche, vomitate, nausee, corpi terribilmente obesi, discussioni con la pedante fidanzata vegetariana e con medici sempre più impotenti, le immancabili interviste a personaggi pro e contro “il cibo veloce”: questi sono gli ingredienti del “fastdocumentario” o del “docuburger”. Al pubblico è chiesto di mandare tutto giù.
E’ probabile che dopo la guerra ai tabacchi se ne possa cominciare una contro i cibi che fanno ingrassare. In America è già successo. E già pensiamo a quelle persone che fuori dai ristoranti si ritroveranno sotto la pioggia e al freddo a mangiare panini oltre che a fumare l’amata sigaretta.
Ma a noi di tutto ciò cosa importa? E’ presto detto: dobbiamo interessarci a questo tema perché se è vero che McDonald’s ha invaso il nostro suolo, anche la controinformazione non può che battere bandiera americana. Se siamo contro Bush avremo servito il documentario di Michael Moore, e così via a proposito di Murdoch, Corporation e persino Berlusconi. Già neanche sul nostro primo ministro appena caduto in disgrazia abbiamo potuto esprimerci, l’ha già fatto una mediocre regista d’oltre oceano.

Regia: Morgan Spurlock; sceneggiatura: Morgan Spurlock; fotografia (35mm, colore): Scott Ambrozy; montaggio: Stela Gueorgieva, Julie Bob Lombardi; musica: Steve Horowitz, Michael Parrish; scenografia: Joe The Artist; interpreti: Morgan Spurlock, Ronald McDonald, Daryl Isaacs, Lisa Ganjhu, Stephen Siegel, Bridget Bennett, Eric Rowley, Alexandra Jamieson, David Satcher, John Banzhaf III, Kelly Brownell, Don Gorske, Bruce Howlett, William Klish, Marion Nestle, John Robbins, Tommy Thompson, Lisa Young; produttore: Morgan Spurlock; produzione: The Con; distribuzione: Fandango; durata: 98’; origine: Usa 2004; sito web

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