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Take Five

Pubblicato il 2 ottobre 2014 da Francesca Polici
VOTO:


Take Five

Nei meandri di una Napoli decadente e corale prende vita la rocambolesca odissea di cinque ambigui personaggi, le cui essenze si attestano a metà fra il tragico e il grottesco. Take Five, opera ultima di Guido Lombardi, infatti, è un film che sfugge a qualsiasi catalogazione di genere. L’autore prende la sintassi cinematografica e la stravolge totalmente. Abbandonando il precedente realismo che aveva contraddistinto la sua opera prima Là-bas, il regista fonde in un tutt’uno tecniche narrative dissimili. Il risultato finale è un vero e proprio caper movie degli anni ’60 riadattato ai codici della modernità ed intriso di elementi tragicomici che si alternano per l’intero decorso temporale. Il film è un continuo susseguirsi di suggestioni e rimandi: le avventure paradossali dei protagonisti, infatti, sembrano richiamare a gran voce quelle de I soliti ignoti. Ma questa impacciata banda di criminali non finirà con il mangiare un piatto di minestra, al contrario sarà coinvolta in una pericola roulette russa in cui emergerà una violenza “pop”, parafrasando Tarantino.

Quelle di Gaetano, Carmine, Ruocco, Sasà e lo Sciomèn sono vite dissestate, relegate ai margini della società. Ognuno alle prese con i propri fantasmi, le proprie avversità e le proprie solitudini. Nati e cresciuti in una realtà sociale per cui l’unica forma di riscatto sembra essere il denaro ed il potere, i cinque decidono di unirsi, spezzando le catene della solitudine, per compiere il colpo della vita. Il legame, però, durerà solo il tempo di una rapina e subito dopo si manifesterà con tutta la sua prepotenza la natura effimera di questo rapporto.

Riscatto ed emarginazione sociale sono il cuore intorno a cui si snoda l’intera pellicola. Grazie ai caratteri di questi personaggi, la cui costruzione sembra essere curata fin nei minimi dettagli, il regista riesce a raccontare, con dell’ironia venata di amarezza, la tragicità di un’area geografica devastata e deturpata dalla criminalità organizzata. Lombardi conferma così l’attenzione e la sensibilità nei confronti di tematiche civili: lo sfondo sociale, infatti, non abbandona mai il film fino a diventare quasi preponderante, ma senza per questo oscurare o sfalsare l’impianto estetico, deputato a codici più virtuosistici che realistici. Pur passando in fretta dal noir alla commedia e poi ancora all’heist movie, l’assetto estetico rimane sempre piuttosto equilibrato – agevolato senza dubbio da una fotografia capace di bilanciare tonalità cromatiche con una certa maestria. La padronanza dello strumento filmico da parte di Lombardi si manifesta in scelte stilistiche suggestive, come ad esempio quelle panoramiche insistite che concedono respiro ad un ambiente a tratti quasi claustrofobico e dalle tinte cupe. Se è vero che la seconda opera è sempre quella più difficile per un regista, in questo caso pare che Lombardi – anche grazie all’aiuto di un eccellente cast – abbia superato la prova a pieni voti.


CAST & CREDITS

(Take Five) Regia: Guido Lombardi; sceneggiatura: Guido Lomabrdi; fotografia: Francesca Amitrano; montaggio: Annalisa Forgione; musica: Giordano Corapi; interpreti: Peppe Lanzetta, Salvatore Striano, Salvatore Ruocco, Carmine Paternoster, Gaetano Di Vaio, Gianfranco Gallo, Antonio Pannarella, Antonio Buonomo, Vittoria Schisano, Alan De Luca, Marco Mario De Notaris, Esther Elisha, Emanuele Abbate; produzione: Minerva Pictures, Eskimo, Figlie del Bronx, Rai Cinema; distribuzione: Microcinema; origine: Italia, 2013; durata: 95’.


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