Quando, nel 2005, la Paramount Pictures e i Marvel Studios annunciarono il lancio del progetto The Avengers, l’idea stessa appariva più che ambiziosa, temeraria. La proposta, messa nel 2007 nella mani dello sceneggiatore Zak Penn, si presentava come uno dei più imponenti crossover cinematografici mai realizzati; un film che mettesse insieme una costellazione di storie e personaggi, star del grande schermo e eroi dei fumetti. Amalgamare una pasta tanto variegata, equilibrare il peso di ogni attore e carattere, poteva infatti sembrare una sfida improba. Il successo di una pellicola come Iron Man (2008) e del suo protagonista, Robert Downey Jr., e i contemporanei problemi di produzione (primo fra tutti l’abbandono di Edward Norton/Hulk) sembrarono le prime crepe sulla superficie di questo gigantesco progetto. Per mettere ordine in un mondo tanto complesso si necessitava di una figura in grado di muoversi con abilità sia fra le pieghe insidiose del grande schermo che fra quelle, altrettanto infide, dei comics. L’annuncio, al COMICON di San Diego del 2010, di Joss Whedon come sceneggiatore e regista di The Avengers sembrava proprio la risposta a questa necessità.

Sin dalla scrittura di questo delicato crossover il compito di Whedon era dunque quello di bilanciare la presenza e l’importanza di figure come Hulk, Iron Man, Capitan America e Thor pronti a combattere contro Loki al fianco di Nick Fury, la Vedova Nera e Occhio di falco. Un compito, oggi è possibile ammetterlo, pienamente riuscito. Il primo obiettivo raggiunto da Whedon è infatti quello di dare un senso alla co-presenza di così tanti miti del fumetto sulla stessa scena, motivandone le azioni ed i comportamenti. Per far questo, l’autore di Buffy costruisce un racconto strutturato, privilegiando gli aspetti psicologici alla pura e semplice azione. Gli scontri fra Titani diventano così le logiche conseguenze di precisi stimoli, ragioni interne ad ogni singolo personaggio. Qualcosa in più di banali escamotage, una vera struttura grazie alla quale Whedon evita di mettere in scena una semplice parata di stelle, pronte solo a scontrarsi fra loro per il ludibrio (e forse, alla lunga, la noia) del pubblico in sala.

Ma la scelta di Whendon porta con se anche un’altra straordinaria arma per il successo: la profonda conoscenza della cultura pop americana dell’autore. Gli universi creati Joss Whedon sono infatti, da sempre, popolati di continui rimandi al mondo delle serie televisive, dei fumetti, del cinema e della musica. Una fitta tela di citazioni e richiami che il pubblico, cresciuto in questo humus e dunque perfettamente in grado di riconoscerli e decodificarli, ama e apprezza. Prototipo di questo nuovo eroe-pop è Tony Stark\Iron Man, non a caso il carattere di maggior successo della saga. Con il suo fare smargiasso e la dialettica tagliente l’eroe messo in scena da Robert Downey Jr. punteggia The Avengers con continue frecciate e battute, tutte all’insegna del più divertito citazionismo pop. Ed è probabilmente proprio quest’anima divertita e divertente, questo continuo ricorso all’anticlimax, questa sapiente gestione del ritmo scenico la carta vincente che fa della temeraria sfida lanciata nel 2005 un progetto, oggi, riuscito.