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THE AVIATOR

Pubblicato il 17 gennaio 2005 da Edoardo Zaccagnini


THE AVIATOR

Howard Hughes è un filo lungo e aggrovigliato che parte dal piccolo Marty, fobico disertore delle risse di quartiere, e arriva all’applaudito maestro di Taxi Driver, Casino e Gangs of New York. Hughes è piccolo come un uomo e mitico come un eroe; sfida la natura delle grandi leggi ed è schiacciato da quella umana che gli corre, incontrollabile, sulle mani e dentro la pelle. Abita una Hollywood di cene lasciate nel piatto da progetti incredibili e donne bellissime; tra bicchieri rotti, pugni euforici, nuvole di fumo e tanto jazz, nel tentativo, goffo e disperato, di entrare in quel mondo mitico che costruisce volando sempre più veloce, ed incollando i voli al cinema e alla Storia. L’aviazione è la sfida, l’emozione, la vita sognata; il suo cinema la descrizione di tutto questo: di un anti-realismo spettacolare e perfetto, celebrativo e meraviglioso come il giro del mondo che compie in tre giorni, diciannove ore e ventisette minuti. L’aviatore, il cineasta di L’ultima tentazione di Cristo e Toro scatenato, il bambino che ha paura di socializzare e quello che teme di non farcela ad opporsi alla violenza dei coetantei, si incontrano nell’era del digitale, per un progetto ad alto costo con la possibilità di celebrarsi a vicenda. Uno ha paura di volare, l’altro vola per evitare a tutti i costi una vita normale. Entrambi sono individui straordinari e dotati di un’energia infinita. Scorsese ama il cinema come se stesso, e lo ama nelle forme care a Hughes e in quelle care a Visconti, Godard e Rossellini. Adora, teme e invidia l’eroe coraggioso, l’amore che le più belle donne del pianeta gli concedono; è ossessionato e intenerito dai disturbi mentali di un essere umano tremolante e solo, semifolle e paranoico. Il cinema è per Martin quello che il volo è per Howard: un’evasione, la trasformazione ideale della vita, l’idealismo da contrapporre al realismo della strada, alla violenza di un’esistenza odiata quanto radicata. In Howard Hughes c’è la tragica mancanza di controllo e regole di certi “bravi ragazzi” liberi e audaci più del piccolo Marty, malaticcio e avviato al sacerdozio; c’è l’umanità impaurita del Cristo di Nikos Kazantzakis e quella paranoica di Jack la Motta, eroe sul ring e ridicolo subito dopo. Ma a Hughes manca quella coscienza (data anche dall’educazione religiosa) che obbliga Martin alle domande, alla passione, all’amore per l’essere umano, e alla necessità di possederlo con il cinema. Howard Hughes sta all’aeroplano come Martin Scorsese sta alla macchina da presa. Tra di loro il cinema e l’America, di cui entrambi fanno parte e sono parte: miti, esseri umani.

[gennaio 2005]

regia: Martin Scorsese, sceneggiatura: John Logan, fotografia: Robert Richardson, montaggio: Thelma Shoonmaker, musica: Randall Poster, interpreti: Leonardo Di Caprio, Cate Blanchett, Kate Bekinsale, Gwen Stefani, produzione: Michael Mann, Sandy Climan, Graham King, Charles Evans, Jr.,origine: Usa 2004, durata: 165’, distribuzione: 01 distribution

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