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THE CORPORATION

Pubblicato il 28 novembre 2004 da Mazzino Montinari


THE CORPORATION

Dove stiamo andando? E chi è l’autista tanto incosciente da rischiare di far precipitare il mondo in un dirupo a causa della sua guida pericolosa e spregiudicata? The Corporation, uno dei film di maggior successo dell’anno con alle spalle premi internazionali e milioni di spettatori a sancire la definitiva rinascita del documentario, cerca di rispondere a queste due domande: stiamo andando incontro alla fine (“l’ottimismo della vita!”) e a condurci in quel punto estremo sono, appunto, le Corporation, le multinazionali che per il loro modo intrinseco d’essere, ossia per il legame indissolubile con l’ideologia capitalistica e ultra liberista, non posseggono alcun senso etico. Il loro unico credo è il profitto, non v’è altro intorno (e se anche ci fosse, un battaglione di avvocati sarebbe pronto a toglierlo di mezzo). Possono ammalarsi mortalmente milioni di persone, il pianeta può contaminarsi in modo irreversibile, l’unica cosa che conta è il consumo dei prodotti. Che poi questo consumo sia fine a se stesso non ha alcuna importanza.
Marc Achbar, Jennifer Abbot e Joel Bakan attraverso decine di interviste abilmente montate mostrano il meccanismo perverso di un sistema che divora risorse ai danni di una moltitudine che non può osare alcun cenno di ribellione. Il mondo come un gigantesco Mònopoli dove interi continenti sono in balia di istituzioni internazionali, ad esempio il Fondo Monetario Internazionale ma non solo, che hanno votato fedeltà alle Corporation. Si scatenano guerre, si violano i diritti dei minori, si abusa dell’ambiente, si falsificano le notizie, si lascia che una popolazione muoia di malaria o Aids, si privatizza l’acqua, si vende latte nocivo alla salute dei bambini, si finanziano feroci dittature (oggi come ieri, si vedano i rapporti commerciali tra l’Ibm, la Coca Cola e i nazisti). Tutto questo per il bene di un piccolo numero di multinazionali che possono usufruire di legislazioni disegnate apposta per soddisfare il loro strapotere.
The Corporation è un documentario indubbiamente interessante che fa star male perché dimostra l’impotenza dei molti al cospetto della potenza dei pochi. Il difetto di questo film è che sottopone lo spettatore a una visione in apnea. Si rimane senza fiato per circa due ore e mezzo cercando di associare le cose che vengono dette a coloro che le esprimono. Ogni immagine è densa di significati che non sempre possono venir colti nel loro insieme e questo rischia d’essere d’impedimento per una sana e consapevole riflessione critica. Dopo due ore e mezzo si torna a respirare con la sensazione sgradevole di dover cominciare da capo per capire cosa si è appena visto.
Non potendo esporre analiticamente i contenuti delle decine e decine di interviste (anche il recensore sente il bisogno di rivedere il documentario portandosi la prossima volta una bombola d’ossigeno!), ci limitiamo a esplicitare la tesi centrale dei tre autori: se trattassimo le Corporation veramente come esseri individuali e le giudicassimo con gli strumenti della psicoanalisi arriveremmo all’inquietante conclusione che il mondo è in mano a degli psicopatici. Le prove le abbiamo sotto gli occhi ma per uno strano scherzo del destino a essere confinati in un manicomio con tanto di camicia di forza sono coloro che subiscono il folle delirio di onnipotenza delle Corporation.
I protagonisti di The Corporation sono equamente distribuiti tra autorevoli personaggi della cosiddetta controinformazione, dirigenti pentiti e sfavillanti predicatori del liberismo selvaggio. Il quadro che ne esce non spinge all’ottimismo della vita. Tuttavia l’uomo non è eterno e nemmeno le sue azioni, anche quelle più malvagie. Magari un giorno...

[novembre 2004]

Cast & Credits:

regia: Mark Achbar, Jennifer Abbot; sceneggiatura: Joel Bakan, basato sul libro “The Corporation: la patologica ricerca del profitto e del potere” di Joel Bakan pubblicato in Italia da Fandango Libri; voce narrante: Mikela J. Mikael; scenografia: Patrick Bill; musiche originali: Leonard J.Paul; produttori: Mark Achbar, Bart Simpson; distribuzione: Fandango; durata: 145’; origine: Canada 2003; interviste: Noam Chomsky, Michael Moore, Naomi Klein, Tom Kline (vicepresidente casa farmaceutica Pfizer Inc.), Peter Drucker (teorico del management), Robert Keyes (presidente e amministratore delegato della Canadian Business Association), Sir Mark Moody Stuart (ex presidente della Royal Dutch Shell), Mark Kingwell (filosofo), Richard Grossman (fondatore del POCLAD, Programma sulle Imprese, la Legge e la Democrazia), Chris Komisarjevsky (amministratore delegato Burson-Marsteller), Howard Zinn (storico, autore di Storia del popolo degli Stati Uniti d’America), Robert Monks (imprenditore e attivista), Robert Weissman (redattore di Multinational Monitor), Sam Gibara (presidente Goodoyear Tire), Milton Friedman (premio Nobel per l’Economia), Ray Anderson (amministratore delegato Interface Inc.), Samuel S.Epstein (professore emerito di Medicina dell’Ambiente, Università dell’Illinois), Charles Kernaghan (Direttore della Commissione Nazionale del Lavoro), Mark Barry (agente freelance di Intelligence imprenditoriale, spia), Carlton Brown (operatore di borsa), Jeremy Rifkin (presidente della Fondazione Economic Trends), Susan Linn (professore di Psichiatria, Baker Children’s Center, Harvard), Clay Timon (amministratore delegato Landor e Associati), Chris Barrett e Luke McCabe (primi studenti universitari al mondo a farsi sponsorizzare), Steve Wilson e Jane Akre (reporter investigativi), Vandana Shiva (fisico e attivista), Joe Badaracco (professore di Etica del Business), Elaine Bernard (direttrice esecutiva Trade Union Program Business School- Harvard University), Edwin Black (Autore del libro IBM and the Olocaust), Andrea Finger (ufficio stampa della città di Celebration della Disney), Ira Jackson (direttore del centro Business and Government alla Kennedy School di Harvard), Oscar Olivera (attivista boliviano contro la privatizzazione dell’acqua), Anita Roddick (fondatrice di Body shop), Irving Wladawsky-Berger (vice presidente IBM).

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