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THE GOOD GIRL

Pubblicato il 22 ottobre 2002 da Marino Galdiero


THE GOOD GIRL

Di tanto in tanto sbuca qualche film americano che si addentra oltre i bagliori delle grandi città, in quella provincia nominata a tutti i costi triste solitaria e polverosa. Sarà proprio così? Vallo a sapere. Comunque prova a farci vedere qualcosa Miguel Arteta, con un tono dimesso, che tradisce una certa sua vicinanza con ambienti televisivi (ha diretto episodi di diverse serie tv statunitensi), specie nella composizione dell’inquadratura e nella sintassi della narrazione. La forma sembra volere adeguarsi ad una denotazione del reale, appoggiandosi alla definizione dei personaggi nelle loro azioni esteriori, tracciando così una psicologia accumulata dal susseguirsi delle scene. L’attore assume con questo procedimento, che sottende la volontà di narrare una storia, una importanza notevole, la sua interpretazione è decisiva. In The good girls gli attori non si ritraggono dal loro compito, a cominciare dalla protagonista principale, Jennifer Aniston (nota per la parte di Rachel Green nella sitcom Friends) nel ruolo di Justine, la brava ragazza del titolo, le cui buone intenzione vanno dritte dritte all’inferno. L’affianca suo marito Phil, l’attore John C. Reilly (il poliziotto di Magnolia, nonché marito ingenuo in The Hours e Chicago) e il giovane innamorato Holden, al secolo Jake Gyllenhaal. Sono protagonisti di un america minore. Lei lavora da cassiera in un supermercato, ovviamente è piuttosto alienata, annoiata e parzialmente insoddisfatta della sua vita coniugale (una tragicomica madame Bovary). Lui, incredibile ma vero, lavora come imbianchino in coppia con un suo amico, da cui si stacca con difficoltà. Alla compagnia della bella moglie preferisce quella dell’amico, capita, è rimasto alla fase preadolescenziale della crescita, quando i maschietti giocano coi maschietti e le femminucce con le femminucce. L’altro, il giovane Holden, è un adolescente con famiglia catatonica, alla ricerca di qualche essere umano femminile che poggi lo sguardo sopra di lui. Rappresentanti di classi sociali invisibili nel gran circo del cinema hollywoodiano, la loro apparizione non è comunque posta sul piano della lotta politica. Le loro vicende non sono all’altezza dei loro desideri, e virano in direzione della tragicommedia, lasciando un ricordo della loro presenza, come si usa dire, dolce amaro.

regia: Miguel Arteta; sceneggiatura: Mike White; fotografia: Enrique Chediak; montaggio: Jeff Betancourt; scenografia: Daniel Bradford; interpreti: Jennifer Aniston, Deborah Rush, Mike White, John Carroll Lynch, Jake Gyllenhaal, Zooey Deschanel, John C. Reilly, Tim Blake Nelson

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