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The Housemaid

Pubblicato il 27 maggio 2011 da Salvatore Salviano Miceli


The Housemaid

A dover riassumere la successione di avvenimenti che danno corpo a The Housemaid si potrebbe fare sfoggio del sempre più raro dono della sintesi e, in due parole, dire che si tratta della storia di una Colf molto giovane e carina che si ritrova in una famiglia abbastanza particolare (in cui i sentimenti cattivi hanno decisamente la meglio su qualsiasi buonismo) coaudiuvata da una Capo-Domestica ormai stremata dai lunghi anni di servizio. In realtà il film si compone di alcuni passaggi apparentemente slegati tra loro che, al contrario, assolvono pienamente il compito di mantenere ed alimentare un alone di mistero e quella sensazione di lacerante tensione che rappresentano gli elementi portanti su cui si basa l’intera pellicola.
Remake dell’omonimo film del 1960 (firmato da KIM Ki-young), The Housemaid si colora di nero sin dalle prime inquadrature per proseguire, poi, seguendo quella sottile linea di confine che separa il drammatico dal grottesco. Senza svelare alcun particolare della trama (comunque abbastanza preventivabile già dopo i primi minuti), basta dare una occhiata attenta ai personaggi per capire immediatamente le pieghe impreviste ed improvvise del racconto (il finale assume i toni eccessivi propri di qualsiasi opera pop sia per i modi della rappresentazione che per i non pochi significati nascosti). Il regista, IM Sang-soo, sembra effettivamente avvicinarsi, come più volte dichiarato, nel dipingere i caratteri dei suoi protagonisti al lavoro fatto da altri due grandi maestri del cinema coreano contemporaneo, KIM Ki-duk e, soprattutto, l’ultimo PARK Chan-wook.
Il gusto tipicamente orientale per la geometrica e molto elegante costruzione delle singole inquadrature (enorme lo sforzo produttivo che ha generato il set più imponente mai costruito in Korea, specchio perfettamente riflettente della particolare e nervosa gerarchia emotiva che anima la famiglia protagonista) si coniuga ad un utilizzo della tensione non troppo distante dal mondo occidentale. Non si arriva “quasi” (e sottolineiamo il quasi) mai alla deflagrazione ma si ha netta la sensazione, minuto dopo minuto, che qualcosa di negativo, o comunque di decisivo, stia per accadere.
C’è poi un altro modo di leggere il film. Seguendo, cioè, la non troppo velata vena ironica, o ancora meglio sarcastica, che accompagna la realtà alto-borghese della famiglia che ospita la nostra Colf. È palese, e a nostro avviso assolutamente non involontaria, l’insistenza con cui il regista pone in risalto, e conseguentemente in ridicolo, piccoli topoi del ricca borghesia. Azioni che divengono rituali buffi e ridicoli proprio per la loro continua iterazione. Non si fatica, poi, a ravvisare anche quel senso di superiorità, riflesso incondizionato dell’agiatezza economica, disseminato tanto in piccoli gesti quanto nelle prepotenze più grandi. Ma tutto questo è bene inserito in una vicenda che, pur perdendo per brevi attimi un po’ di incisività, diverte e soddisfa su più livelli. Da vedere.


CAST & CREDITS

(The Housemaid); Regia, sceneggiatura: IM Sang-soo; soggetto: Remake dell’omonimo film di KIM Ki-young fotografia: Lee Hyung Deok; montaggio: Lee Eun-Soo; musica: Kim Hong-Jip; scenografia: Lee Ha-Jun; interpreti: JEON Do-youn (Euny), Lee Jung-Jae (Hoon), Youn Yuh-Jung (Byung-Shik), Seo Woo (Hera); produzione: Mirovision Inc.; distribuzione: Mirovision Inc.; origine: Korea; durata: 107’.


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