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The king

Pubblicato il 5 dicembre 2005 da Daniele Coluccini


The king

Un ragazzo qualunque, il protagonista (Gael Garcia Bernal) , che dopo tre anni di servizio militare in marina, si congeda. Con pochi effetti personali ed una carabina, inizia la ricerca delle sue origini. I soldi guadagnati gli servono per togliersi quei pochi sfizi che la vita in mare gli ha precluso, come il piacere carnale con una prostituta o l’acquisto di una vecchia automobile in buone condizioni. Da questi primi minuti del film il regista James Marsh, acclamato documentarista al suo primo lungometraggio per il cinema, ci inserisce nel mondo di questo giovane protagonista mostrandoci la realtà di un ragazzo che finalmente sembra iniziare la sua vita.
Con il suo abito migliore, la divisa da marinaio, il giovane si reca nella chiesa dove il padre (William Hurt), di cui ha solo sentito parlare nei racconti della madre defunta, è ormai diventato pastore battista. L’intero film si svolge in questa cittadina, dall’eloquente nome di Corpus Christi, nella quale regna incontrastato una sorta di “fondamentalismo cristiano” e dove ogni azione viene mossa nel nome di Dio. In questo contesto si inserisce perfettamente la famiglia che il padre del giovane si è ora costruito. L’esemplare quadretto a cui si assiste, è il risultato di un adattamento forzato ad una società nella quale gruppi di giovani si mobilitano perché venga abolita dai libri di testo la teoria evoluzionistica darwiniana.
Il buonismo esasperato (ed esasperante), mostra la chiusura dei protagonisti verso qualsiasi cosa possa destabilizzare la loro quotidianità, la loro apparente perfezione. Questo elemento di disturbo non tarda ad arrivare. L’ex marinaio Elvis infatti, interpretato pregevolmente dal giovane Gael Garcia Bernal, irrompe nella vita della famiglia riscattando in maniera velata il suo ruolo di figlio abbandonato. Non si riesce infatti mai a capire con certezza se egli voglia occupare un posto che sente usurpato, o se invece voglia solo instaurare una sincera relazione d’amore con la sua sorellastra. Velata però non è la maniera con cui il giovane cerca di rivendicare questi suoi diritti. Arriverà infatti all’omicidio pur di tenere a sé la ragazza di cui ormai si è innamorato. La stessa sorellastra, ignara della sua parentela col ragazzo e stremata dalle continue imposizioni paterne, finisce col cedere alle avances di Elvis. Ma il carattere della giovane, ormai reso debole da una società che non permette di prendere scelte autonome e che impone un “pacchetto di azioni” buone disdegnando una qualsiasi infiltrazione esterna, viene irrimediabilmente compromesso dalla forza prorompente del nostro anti-eroe.
Pregevole l’abilità da parte del regista di mostrarci una realtà che spesso viene sottovalutata e che raccoglie ogni giorno più fedeli e proseliti. Suggestiva la colonna sonora che si discosta notevolmente dai modelli compositivi a cui ci ha abituato il cinema americano. Il sinfonismo che ci si aspetta in un film drammatico come questo, viene sostituito da un più efficace minimalismo sonoro fatto di fugaci apparizioni di fisarmoniche e chitarre, quasi a voler sottolineare ulteriormente il microcosmo di questa comunità.
Alla splendida co-protagonista di Mullholland Drive Laura Harring, viene assegnato un ruolo ingrato; è infatti una donna succube ma felice, passivamente devota ad un marito che troppo spesso la umilia. William Hurt, di contro, è un leader carismatico, un padre-padrone severo ma giusto, intimamente fragile tanto da non riuscire a colmare il vuoto creato dalla scomparsa del figlio, se non con “l’adozione” di Elvis. Quando Dio non può ridargli indietro il suo Paul, non gli resta altra scelta che sostituirlo con un erede di seconda mano.
Il nostro protagonista più volte sfocia nella follia omicida, ma sembra essere sempre inconsapevole del suo agire. La sua non è una vendetta a seguito dell’abbandono da parte del padre, ma un adeguamento ad una mentalità che giustifica ogni azione. In una società dove è sufficiente redimersi agli occhi di Dio per avere pulita la coscienza, anche il più efferato degli omicidi è attuabile se seguito da un adeguato pentimento.

[Novembre 2005]

Cast & Credits:

Regia: James Marsh; Sceneggiatura: Milo Addica, James Marsh; Fotografia: Eigil Brylde; Montaggio: Jinx Godfrey; Musiche: Max Avery Lichtenstein; Cast: Gael Garcia Bernal, William Hurt, Pell James, Laura Harring, Paul Dano; Produzione: Milo Addica, James Wilson; Distribuzione: Contentfilm, Edward R. Pressman Film Corporation, Filmfour; Origine: Usa/Uk: Durata: 102’

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