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The Raven

Pubblicato il 23 marzo 2012 da Valeria Roscioni
VOTO:


The Raven

Cominciare dalla fine. Se ci si pensa è questo ciò che accade in ogni giallo che rispetti alla perfezione il canone del genere a cui è ascritto. Dato il misfatto per compiuto, liberatosi del crimine come di una sorta di pura formalità, all’autore non resta che narrare, nel suo presente storico, una storia a ritroso alla ricerca di un colpevole e di un movente. Così non stupisce che una pellicola sul padre della letteratura poliziesca cominci dalla sua misteriosa morte nel 1849 a Baltimora. The Raven è un lungo flash back, un meccanismo ad orologeria ben congegnato in cui fin da subito è chiaro che ogni cosa andrà al suo posto anche se resta da indovinare il come. Per questo nei primi minuti la pellicola esercita un fascino classico, mirando ad incantare lo spettatore con il pendolo di una narrazione costruita per incastri, in cui molti dei racconti di Edgar Allan Poe trovano un utilizzo altro.

Quella in questione, infatti, non è una trasposizione propriamente detta, bensì un divertissement in grado di rielaborare molti dei più noti racconti dell’autore unendoli tra loro nella mente di un assassino seriale che li imita trasformando le fantasie più gotiche nella realtà più cruenta. Come in uno dei volumi di Ellery Queen, il pubblico è sfidato ad indovinare la prossima mossa, a cogliere il dettaglio che collega l’omicidio alla creazione a cui fa riferimento, in un gioco che non riesce a coinvolgere come dovrebbe per via di più di un vizio di forma. Nei suoi centonove minuti di durata, infatti, il film di James Macteigue non riesce a raggiungere mai la tensione narrativa che il regista aveva mirabilmente creato in V per vendetta e di cui la storia avrebbe follemente bisogno. Si passa da un quadro all’altro accelerando sempre di più un racconto che necessiterebbe del suo spazio per dar vita alla suspance a cui anela.

La corsa contro il tempo dei protagonisti, impegnati in un gioco di astuzia in cui è in gioco la vita dell’amata di Poe, si trasforma quasi inavvertitamente nella corsa della sceneggiatura e del montaggio che non giova al conto alla rovescia, il quale, con una certa evidenza, teoricamente dovrebbe azionarsi. E di certo l’interpretazione stentorea di John Cusack, più confuso che misterioso, non aiuta. Con la bocca troppo spesso semiaperta e lo sguardo vacuo, l’ex Lloyd Dobler contribuisce a dare l’impressione che il film rincorra modelli passati, peraltro nient’affatto calzanti rispetto all’originale operazione sulla carta, oscillando tra il tormentato Johnny Depp de Il mistero di Sleepy Hollow, e il genio e sregolatezza di Robert Downey Jr nel recente Sherlock Holmes, peraltro un discendente di quell’Auguste Dupin che proprio a Poe deve i suoi natali.

Ne risulta una prodotto stentoreo che non fa urlare “Nevermore” come il famoso corvo, ma di certo non tiene incollati allo schermo.


CAST & CREDITS

(id.); Regia: James McTeigue; Sceneggiatura: Ben Livingston, Hannah Shakespeare; Fotografia: Danny Ruhlmann; Montaggio: Niven Howie; Musiche: Lucas Vidal; Interpreti: Luke Evans, John Cusack, Alice Eve, Brendan Gleeson; Produzione: Intrepid Pictures, FilmNation Entertainment, Galavis Film; Distribuzione: Eagle Pictures; Origine: USA 2012; Durata: 109’.


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