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The road

Pubblicato il 27 maggio 2010 da Nicola Lazzerotti


The road

Il mondo è al collasso, la vita sulla Terra per come la conosciamo non esiste più. Una scura coltre di nubi ricopre perennemente il cielo. Il clima è incessantemente freddo, la natura una distesa di alberi morti. I pochi esseri umani sopravvissuti sono ridotti a esuli che si muovono solitari per le lande desolate lottando per la vita. Tra questi, un Padre (Viggo Mortensen) e un Figlio (Kodi Smit-McPhee) cercando di rimanere vivi si muovono verso il sud e verso il mare alla ricerca della loro salvezza.

Il film, tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy (già autore di Non è un paese per vecchi), è la rappresentazione di un futuro prossimo in cui ogni punto di riferimento morale e culturale è andato perduto, e lo stesso concetto di vita assume significati sconosciuti alla nostra civiltà.
Anche il sistema familiare si sfalda e ripiega su se stesso, con la perdita della figura materna (Charlize Theron), che non a caso viene ‘ricordata’ solamente in sogno e quindi nel subconscio, come se solo alla dimensione onirica fosse concesso di scoperchiare i ricordi più dolorosi. Il film è costruito proprio attorno al vuoto che la donna lascia, tradendo i suoi uomini e il suo ruolo di angelo del focolare con la scelta di togliersi la vita per non soccombere alle bande di cannibali. Nonostante la presenza marginale in termini di inquadrature, è in rapporto alla Madre, o meglio alla sua mancanza, che si delinea la relazione tra padre e figlio. Senza la mediazione materna, femminile, l’educazione del Bambino da parte del Padre è portata avanti nel segno di valori esclusivamente maschili che si riallacciano alla tradizione del grande romanzo americano, in cui la natura selvaggia era l’elemento di confronto necessario per poter accedere all’età adulta, per trasformare un ragazzo in uomo. In The Road, Viggo Mortensen addestra il figlio alla sopravvivenza in nome dei valori fondanti dell’identità americana: la salvaguardia della vita e della proprietà, di cui la pistola lasciata in eredità diventa il simbolo più potente. Ma rispetto alla tradizione del romanzo di formazione d’avventura, nel film è assente ogni forma di compenetrazione e progressivo adattamento del giovane all’ambiente, alle regole del mondo naturale. Il Bambino è nato in un mondo già votato alla fine, all’implosione, ed è vittima di un’infanzia negata, segnata dalla vista dei cadaveri mutilati e dei paesaggi desolati – il mare non è più blu come gli racconta il Padre, ma incolore come ogni altro elemento – che incontra lungo il cammino. È un mondo post-apocalittico quello dipinto da Hillcoat, simile per alcuni versi (soprattutto dal punto di vista dell’immagine fotografica) a I figli degli uomini di Alfonso Cuarón, in cui non esiste più alcuna distinzione tra terra e cielo, ma la pellicola dell’autore messicano ci sembra ancora più definitiva nel suo pessimismo, lasciando nel finale la Madre – anche qui è la donna del destino – abbandonata a un futuro incerto e sola. The Road, invece, termina con un contraddittorio (rispetto all’incedere della pellicola) messaggio di speranza, consegnando il Bambino a una famiglia completa, secondo i canoni ideali dell’immaginario americano.
Questa scelta, non del tutto coerente con il libro, fa assumere al film una diversa prospettiva, in cui l’ingresso nella nuova famiglia permette al Figlio una sorta di pacificazione con il mondo e una nuova prospettiva di vita.
Un’attenzione particolare è, invece, quella adottata da Hillcoat relativamente alla funzione del corpo, che rappresenta una metafora radicale del disfacimento della razza umana. A mettere in scena questo è il fisico mortificato dalle ferite di Mortensen, attore che nella sua carriera è stato più volte utilizzato in tal senso, in termini analoghi a quelli già adottati da Cronenberg in La promessa dell’assassino, film con il quale questo presenta una certa continuità metodologica. In antitesi è invece l’utilizzo che il regista compie della figura della madre, in cui la Theron è ritratta in una condizione ‘normale’ e quotidiana, quasi che la scelta della cancellazione del carattere seduttivo dell’attrice connoti in maniera ineluttabile il ruolo della donna.
In definitiva possiamo asserire che The Road sia un film non del tutto riuscito. Troppo drastico è, infatti, il cambio di rotta narrativo che si sviluppa nel film, come se gli autori, tradendo il senso della storia originale, apportino al finale un tono troppo lieto, che cozza drasticamente con il senso di tutta l’opera.


CAST & CREDITS

(Id.); Regia: John Hillcoat; sceneggiatura: Joe Penhall tratto dal romanzo omonimo di Cormac McCarthy; fotografia: Javier Aguirresarobe; montaggio: Jon Gregory; musica: Nick Cave e Warren Ellis; interpreti: Viggo Mortensen (Il padre), Charlize Theron (La madre), Kodi Smit-McPhee (Il bambino), Robert Duvall (Il vecchio); produzione: 2929 Productions; origine: U.S.A., 2009; durata: 119’


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