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THE TOKYO NOTES

Pubblicato il 18 ottobre 2002 da Alessandro Borri


THE TOKYO NOTES

The Tokyo Notes è introdotto da un va e vieni apparentemente casuale sulla scena, la sala d’attesa di un museo in bianco e legno accogliente una rassegna di Vermeer profughi dall’Europa per una guerra prossima ventura (il testo del 1994 è ambientato nel 2004), approdati in un Giappone distante, chiuso nel suo intreccio di dialoghi quotidiani, incuranti del Tempo e della Storia. All’inizio sembra che il parlare si nutra solo di se stesso, in un corpo a corpo serrato con l’imbarazzo, il silenzio, il non sapere cosa dire. Poi, nell’ora e mezzo di tempo reale dello spettacolo, nello spazio di finzione e contemplazione del museo emergono pacifismi assoluti e dubbi dei volontari che si offrono alla causa della “guerra giusta”, bombardamenti su città europee e movimentisti datisi all’agricoltura biologica, gioviali costruttori di armi e galleriste interessate solo ai quadri in fuga dalla distruzione. Ma anche il Seicento vermeeriano diventa contemporaneo a questo futuro che sa profeticamente di presente assoluto: perché la vita scorre comunque intangibile e uguale a se stessa anche quando “niente sarà più come prima”, vero? Quindi la mania giapponese di fotografare tutto (compresa l’assenza) si confronta col telescopio di Galileo e la camera oscura dei pittori barocchi, che in definitiva chiude alla realtà, a tutto ciò che rimane fuori dalla cornice del quadro. Mentre le problematiche familiari tra genitori (solo evocati) e figli (chi si cura di loro e chi va in città a far carriera) sono le stesse dai tempi di Ozu - il cui Tokyo monogatari è stato l’ispirazione principale per Hirata Oriza. Da Ozu deriva anche la medietà del linguaggio di quello che è stato definito “teatro colloquiale contemporaneo”, elaborato nei vent’anni di attività del Seinendan Theater: linguaggio articolato in moduli dialogici paralleli che ogni tanto si incontrano o scontrano, padroneggiato magistralmente dai 20 attori (anche 10 in scena contemporaneamente) nella spontaneità del chiacchiericcio come nelle interpolazioni teorico-riflessive. Evento importante, vivo successo.

[ottobre 2002]

Cast & credits:

Teatro Vascello, Roma 10-12 ottobre

regia: Hirata Oriza; scenografia: Sugiyama Itaru; luci: Iwaki Tamotsu; interpreti: Adachi Makoto, Abe Satoko, Matsuda Hiroko, Yamauchi Kenji, Yamamura Takako, Kakudate Reina, Kobayashi Yohei, Hirata Yoko, Tsuji Minako, Matsui Shu, Iwasaki Yuji, Shiga Kotaro, Ota Hiroshi, Temmyo Ruriko, Kobayashi Satoshi, Kizaki Yukiko, Ogawara Koji, Suzuki Chikako, Nojima Mizuho, Aoyama Makiko; produzione: Seinendan Theater, Tokyo.


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