The wave - L’onda
Le nuove generazioni stanno vivendo un momento delicato, anche se le ragioni di questo disagio spesso non vengono analizzate dai media, più interessati a trattare un singolo fatto in sé, senza cercare di scoprirne le cause scatenanti. L’effetto non è nulla senza la causa, i due elementi sono legati indissolubilmente: senza analizzare il secondo non si riuscirà mai ad arrivare a capire il primo. Die welle, intelligente opera del regista tedesco Dennis Gansel, se da una parte mostra una gioventù allo sbando e alla disperata ricerca di valori, dall’altra cerca di indagare le cause che portano a determinati effetti.
Un originale professore con attitudine punk-rock propone, nel corso della “settimana a tema” in un liceo tedesco, un singolare esperimento per spiegare ai suoi alunni cosa significhino i concetti di totalitarismo e dittatura. Ordine e disciplina, un nome (L’Onda per l’appunto), un simbolo, un saluto ed infine una divisa: ecco formarsi pian piano nell’arco di una settimana un gruppo i cui componenti non tarderanno a perdersi nel fanatismo collettivo e nella violenza gratuita.
Per quanto il lavoro di Gansel presenti qua e là dei punti di cedimento, non possiamo non considerarlo frutto di una riflessione profonda e forte di un atteggiamento sfrontato e coraggioso. Die welle da una parte cerca di indagare le ragioni del vuoto esistenziale delle nuove generazioni e, dall’altra, propone una scomoda domanda: dopo l’esperienza nazista la nuova Germania potrebbe ritornare ad un regime totalitario, la cui ascesa ponga le sue basi proprio nell’insoddisfazione di una gioventù allo sbando? Se da qualche anno a questa parte il nuovo cinema tedesco sta iniziando a porre il problema della necessità di fare i conti con il passato (si pensi ad opere come La caduta di Oliver Hirschbiegel o La rosa bianca di Marc Rothemund) e ad analizzare le esperienze comuniste (da Le vite degli altri di Florian Henckel von Donnersmarck a Der Bader Meinhof Komplex di Uli Edel), Die Welle si propone di proporre una eventualità (tutt’altro che surreale) costruita su un racconto solido ispirato ad una storia vera.
Fenomeni di esaltazione di massa si sono verificati grosso modo in tutti i regimi totalitari i quali, seppur facendo leva sul disagio e l’insoddisfazione generali, ponevano le sue basi su un’idea politica ben definita. Il caso in questione, proposto dal regista tedesco, non parte però da un presupposto politico ben definito: tranne qualche pensiero confuso e qualche ideale acerbo, gli alunni della “settimana a tema” sono al di fuori della politica e, per la maggior parte, antinazisti e tendenzialmente facenti parte di un’area politica sostanzialmente progressista. Scavando oltre gli ideali però, escono fuori i casi personali di ogni individuo, perso in una vita da incompreso, che si basa sull’insoddisfazione e l’indifferenza nei confronti dell’altro. Il professore in questione, da vero leader totalitario, porta dapprima la disciplina, la cieca obbedienza e, cosa più importante, la consapevolezza della forza del gruppo, che sconfigge la fragilità del singolo. Scompare quindi il pretesto politico che pone le basi di una dittatura. Nell’esperimento de L’Onda diviene evidente la necessità sentirsi parte di qualcosa per non soccombere alla solitudine della quotidianità. Anche se non esiste una vera idea di fondo, la forza del gruppo e la rabbiosa manifestazione di una nuova identità collettiva sono gli effetti di cause primordiali da ricercare nel singolo individuo.
Supportato da una regia dinamica e attenta alla cura dei particolari, delle luci e dei colori, Die Welle mostra un apocalittico scenario in cui dietro un paese democratico come la Germania si può celare ancora il fantasma della dittatura e della masochistica necessità da parte di ognuno di essere controllato, manipolato, abbindolato. A nulla a serve la Sophie Scholl della situazione (la giovane Karo), così come tutti i tentativi da parte del professore di riportare tutto alla normalità. Le nuove generazioni, senza identità e private dei valori e degli ideali (ormai morti e sepolti) degli anni ’60 e ’70, guardano ad un futuro tutt’altro che roseo. Il regista ci trascina in questo mondo e lo fa ora in modo freddo e cinico, ora in modo furbo e accomodante nei confronti dell’atterrito spettatore, sconvolto dal prolisso finale in stop motion.
Film coraggioso e necessario, di gran lunga superiore alle superficiali indagini del cinema di casa nostra, spesso capace solo di giochi da ragazze…
(Die welle); Regia: Dennis Gansel; sceneggiatura: Dennis Gansel, Peter Thorwarth; fotografia: Torsten Breuer; montaggio: Ueli Christen; interpreti: Jurgen Vogel (Rainer Wenger), Frederick Lau (Tim), Max Riemelt (Marco), Jennifer Ulrich (Karo); produzione: Rat Pack Filmproduktion; origine: Germania, 2008; durata: 93’