Tony Servillo con la Trilogia della Villeggiatura di Goldoni

L’attore-regista Tony Servillo ha portato in scena La trilogia della villeggiatura di Goldoni al teatro Valle dal 2 al 14 febbraio. La celebre vicenda, che riguarda due famiglie borghesi alle prese con smanie per vezzi e capricci, ha ripreso vita in una maniera inedita e non del tutto convincente.
Da un punto di vista strettamente scenografico, l’ambiente ricreato per gli interni è quello tipico dei salotti borghesi del ’700, mentre per quanto riguarda i giardini e le parti esterne il regista si è concesso un allontanamento appena accennato dal ormai abusato naturalismo, ricreando un mondo suggestivo, accarezzato da luci e ombre, in cui avviene la fatidica rottura della quarta parete, che permette al pubblico di entrare in maggiore intimità con i personaggi.
Va detto, comunque che la regia di Servillo ha portato un alleggerimento del testo probabilmente eccessivo, andando a ledere quelli che sono i punti focali che il noto drammaturgo aveva voluto mettere in evidenza. Più di tutto ci ha scontentati il fatto che ci si sia limitati a mettere gli spettatori davanti ad una sorta de revival della tradizione del grande attore come non ci fosse mai stata la grande stagione del teatro di regia che ancora oggi è fondamentale. Sicuramente brillante l’interpretazione del regista, notevole anche quella degli altri attori, ma questo non è bastato a risollevare le sorti di uno spettacolo che porta con se troppe mancanze.
Una parlata veloce ha permesso ai dialoghi di scorrere rapidi, impedendo allo spettatore di soffermarsi troppo a pensare e facendolo godere giusto di qualche risata immediata e fine a se stessa.
In evidenza le smanie borghesi di Vittoria e Giacinta, che vivono la loro vacanza come fosse un concorso fra chi porta il vestito migliore. La loro è una vera e propria ossessione per il marriage, che ricorda gli abiti delle spose per stoffa e ricami, in voga quel periodo, e la competizione fra chi riesce a conquistare il partito più facoltoso... Si susseguono le vicende amorose tra Giacinta, promessa sposa a Leonardo, innamorata di Guglielmo, che per salvare la facciata, propone come sposo alla rivale e cognata Vittoria. L’amore non trionfa e il senso di delusione e malinconia per una passione repressa e non fiorita non è poi così enfatizzato in questa versione della Trilogia, e questa è un’altra delle lacune di questo spettacolo. Inoltre sono stati tralasciati o comunque toccati appena i dialoghi riguardanti la servitù, che Goldoni rese espressione di quei valori forti, che non sono comprabili nè acquisibili se non con una grandezza d’animo, che manca ai borghesi in questione. Ciò che di questa rappresentazione Goldoni ebbe maggiormente a cuore qui viene un po’ tralasciato, per dare maggiore importanza ad una fruizione che arrivi al pubblico più leggera e meno impegnativa. Le conversazioni tra i servi delle due famiglie infatti fanno capire che le vere gioie della vita possono erssere regalate dalla luce del sole, o da un’ora passata all’aria aperta con la persona cara o da una serenità che si ha dentro e che non si può creare con qualcosa che viene dall’esterno, tutto ciò che di certo non si accumula con beni materiali, con smanie e capricci per avere il vestito più alla moda e per andare in vacanza nei posti più esclusivi. Angosce queste, che sin dai tempi in cui nacque la borghesia ad oggi, tormentano la classe media, che aspira ad elevarsi dalla condizione in cui si trova, sempre insoddisfatta di ciò che possiede. Si tratta di vezzi che anche oggi coinvolgono molte persone ad affannarsi pur di essere al pari di chi si ha intorno, e anche se la divisione in classi sembra non riguardarci poi più di tanto, è insita nel genere umano l’intenzione di categorizzare gli individui in fasce differenti in base al proprio status sociale, al proprio patrimonio, o all’attività che si svolge. Qui sta la grandezza di Goldoni, cioè di aver scritto un’opera universale, che trova ampio respiro in ogni epoca ed in ogni luogo, dando così l’opportunità ai registi, agli attori e a chiunque abbia a che fare con il teatro, di poter sempre rinnovare queste tematiche, di conferire nuovo splendore ai dialoghi e alle vicende che vedono implicate le famiglie borghesi in competizione; occasione che a quanto pare stavolta non è stata sfruttata al massimo, regalando al pubblico uno spettacolo modesto, che ha permesso di conoscere superficialmente l’opera goldoniana, senza però consentire quell’approfondimento, che il teatro di oggi con tutti i suoi mezzi avrebbe potuto garantire.
(Trilogia della Villeggiatura); Regia: Tony servillo; drammaturgia: Carlo Goldoni; luci:Pasquale Mari; scenografie:Carlo Sala; costumi:Ortensia De Francesco; suono: Daghi Rondanini; interpreti: (Andrea Renzi), (Francesco Paglino), (Rocco Giordano), (Eva Cambiale), (Salvatore Cantalupo), (Toni Servillo),(Tommaso Ragno), (Paolo Graziosi), (Anna Della Rosa), (Chiara Baffi), (Gigio Morra), (Betti Pedrazzi), (Giulia Pica), (Marco D’Amore), (Mariella Lo Sardo);teatro e date spettacolo: Teatro valle 2-14 febbario
