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TRA DUE MONDI

Pubblicato il 18 giugno 2003 da Edoardo Zaccagnini


TRA DUE MONDI

La Sicilia. Quella dei muri a secco a recinto di campi ondulati, bruciati dal sole. Dei Casolari chiari avvalorati dalla loro fatiscenza. Delle Grandi architetture barocche a dominare la campagna. Dei nobili e dei contadini. Di animali bradi e fermi.Un insieme di elementi tipici e a volte abusati di quella Sicilia sempre bellissima, sempre di moda e sempre da scoprire. La Sicilia e il risorgimento italiano. Le speranze e i sogni degli oppressi, l’amarezza dei signori alla finestra di fronte all’inevitabile e imminente sconvolgimento storico sociale. Roba da Gattopardo, da Bronte. Roba sicura. Campi lunghi e profumati, pastelli sgranati. La malinconia per quell’età dell’oro finita chissà quando, chissà dove. Ma va bene, benissimo, perché poi chi fotografa (Vincenzo Marano) è anche molto bravo, e se non altro, a guardare, ti rilassi, ti distendi. E chi s’accontenta gode! Chi non s’accontenta, invece, s’arrabbia. O quanto meno ci rimane male. Perché si ritrova a combattere per ottantotto minuti con simulacri da prima serata che sparano frasi fatte mascherate da proverbi popolari, ed è il caso del buon Michele Placido, navigato mestierante in un personaggio di poco spessore. Che vivono della loro sterile bellezza in un triangolo d’amore più televisivo che ariostesco. Come la bella ma un po’ gommosa Bianca Guaccero, come il fascinoso e felino Lorenzo Crespi. Scavando un po’ di più nel lavoro, poi, si viene a scoprire che gli sceneggiatori sono due. Che sono autorevoli conoscitori di cinema, al punto da insegnarlo ai giovani delle università. Che hanno fatto a loro volta cinema, e che di cinema hanno scritto cose molto belle. Sono Claver Salizzato e Vito Zagarrio. A loro, dunque, si può chiedere perché siano così lontani i personaggi da una credibile coscienza sociale, perché la storia e le storie vivano di reciproca sostanziale indifferenza, perché alla fine il film sia un’inutile e corretto e anonimo western siciliano. Il regista è Fabio Conversi, ed è al suo secondo film dopo tanta esperienza di set, soprattutto come operatore di macchina.Una esperienza lunga al fianco di maestri come i Taviani, Bellocchio e Comencini. Una militanza dalla quale sviluppa una regia puntuale, insistendo su numerose e valide scene di massa, adoperando gli stessi fedeli costumi usati da Visconti nel Gattopardo. Alternando arbitrariamente primi piani e campi lunghi. Peccato che non prenda mai una posizione sui fatti storici, che non si curi della qualità delle creature mezzo idealiste e cavalcanti che fa esibire. Ma spesso la noia di qualcuno è il piacevole intrattenimento per altri.

[giugno 2003]

regia: Fabio Conversi, sceneggiatura: Claver Salizzato, Vito Zagarrio, fotografia: Vincenzo Marano montaggio: Mirco Garrone, musica: Pino Donaggio scenografia: Antonello Geleng, costumi: Sergio Ballo, Alessandro Lai, interpreti: Michele Placido, Lorenzo Crespi, Bianca Guaccero, produzione: Morgan film, origine: Italia 2001, distribuzione: Esse&bi, Lion Pictures, durata: 88’

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