Trafficanti

“... non si tratta di essere a favore della guerra. Le guerre succedono. Qui si tratta di essere favorevole ai soldi.”
Così Efraim Diveroli (Jonah Hill), furbo e sfacciato ventiduenne di Miami, tenta di convincere lo squattrinato David Packouz (Miles Teller), suo vecchio compagno di scuola, a diventare socio della sua attività. Un’attività che ha preso vita quando, durante l’amministrazione Bush, il governo americano decise di aprire le porte alle aste sui contratti militari a tutte le imprese, anche alle più piccole. È il 2005 quando la AEY, la società di Diveroli e Packouz, inizia la sua ascesa nel mondo del traffico di armi. Tra libri contabili falsi e contratti photoshoppati, i due scalano la vetta arrivando, tre anni più tardi, ad aggiudicarsi un ricchissimo contratto da 300 milioni di dollari per la fornitura di armi all’esercito statunitense in Afghanistan. I soldi ed il successo, però, faranno presto perdere il controllo della situazione ai due ambiziosi amici, trasformando il loro sogno americano in un vero e proprio incubo.
Tratto da un articolo di Rolling Stone del 2011 intitolato Arms and the Dudes e firmato da Guy Lawson, il nuovo film di Todd Phillips segna un importante banco di prova per il regista di New York. Pur senza dare una svolta vera e propria al suo modo di fare cinema, Trafficanti rappresenta comunque un leggero cambio di direzione rispetto ai tratti classici della cinematografia del regista dell’acclamata saga di Una notte da leoni. Sfortunatamente, il tutto si traduce in un tentativo riuscito a metà di mostrare una piena maturità artistica che non è stata però ancora raggiunta. Da una parte il tema trattato lo spinge a stemperare i toni della sua spiccata (ed efficace) ironia demenziale, dall’altra però, il personaggio di Diveroli (che avrebbe potuto benissimo far parte del branco di Una notte da leoni), permette a Phillips di “giocare in casa”, gettando sulla scena una creatura che vive di eccessi e seppellisce i problemi sotto la strafottente risata di Jonah Hill, vero e mastodontico mattatore della pellicola.
I cani da guerra (War Dogs è il titolo originale dell’opera) si muovono quindi su più registri, tentando di bilanciare il comico ed il drammatico senza però mai esaltare né l’uno né l’altro, impedendo di fatto al racconto di prendere definitivamente il volo.
I presupposti per un’efficace messa in scena erano comunque presenti: brani stranoti ed apprezzati come Wish you were here, Behind blue eyes o The passenger sono stati inseriti per dare peso ai momenti chiave, mentre espedienti come la divisione in capitoli, la narrazione della voce fuori campo ed i fermo immagine in stile Scorsese fluidificano ed ottimizzano il susseguirsi degli avvenimenti in maniera elegante. A mancare, però, sono quegli acuti, quelle vette estreme di demenzialità, azione o dramma che avrebbero dato a Trafficanti una sua identità definita, togliendolo da quel limbo a metà tra i vecchi film del suo regista ed opere più ambiziose come La grande scommessa o The wolf of Wall Street.
L’appuntamento con il grande salto per Phillips verso un cinema più totale è dunque solo rimandato: le doti ci sono, manca soltanto la direzione da prendere.
(War Dogs); Regia: Todd Phillips; sceneggiatura: Stephen Chin, Todd Phillips, Jason Smilovic; fotografia: Lawrence Sher; montaggio: Jeff Groth; musica: Cliff Martinez; interpreti: Miles Teller, Jonah Hill, Ana De Armas, Bradley Cooper, J. B. Blanc, Shaun Toub, Kevin Pollak; produzione: The Mark Gordon Company, Joint Effort; distribuzione: Warner Bros. Picture; origine: USA, 2016; durata:114’
