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Tutti gli uomini di Victoria

Pubblicato il 25 gennaio 2018 da Fabiana Sargentini
VOTO:


Tutti gli uomini di Victoria

È vero che la protagonista (Virginie Efira) di Tutti gli uomini di Victoria (il titolo originale è composto solamente dal nome, Victoria) ha molti uomini che le ronzano intorno con cui lei, esuberante quarantenne gioca al gatto e al topo, con cui attua rapporti di potere, con cui gode di un sesso veloce internetizzato. Esistono nella vicenda alcune figure di sesso femminile, poche, messe in seconda parte, come ad esempio, le due figlie femmine, sempre nudarelle sul divano accanto a iPad e giochi elettronici, affidate a cure altrui, che Victoria trascura per egocentrismo, dipendenza da lavoro, depressione, incapacità di trovare un centro alle cose. La regista Justine Triet (La battaglia di Solferino, 2015) sceglie di cogliere e raccontare la sua protagonista in un momento di assoluta difficoltà, lavorativa, emotiva, sentimentale. La bellezza trasbordante, le parole sagaci che non evita neppure una volta di pronunciare, la mancanza di malizia nelle sue azioni muovono gli atti di una commedia francese ben oliata e ben recitata, leggermente prevedibile nei limiti dei temi trattati. Melvil Poupaud (visto le prime volte in Italia nel film Un ragazzo, tre ragazze, 1996, di Rohmer e, più recentemente, favoloso protagonista di Laurence anyways di Xavier Dolan, 2012) interpreta Vincent, uno dei suoi più cari amici che, dopo le prime scene, viene accusato dalla sua compagna di tentato omicidio tramite coltello da dolce (nuziale) piantato in pancia durante una festa di matrimonio alla quale sono presenti quasi tutti i personaggi del film. Victoria, rampante avvocatessa, accetta per amicizia di difenderlo capestro, senza che l’accusato abbia alibi o testimoni a favore per scagionarlo, a parte uno scimpanzé e un cane dalmata (che, nelle scene processuali, attuano gag spiritose ma alquanto annunciate). Victoria non cerca l’amore ma alla fine lo trova. Victoria non si sente in colpa, non vede le cose come sono in verità, usa gli uomini che incontra, lo psicoterapeuta, il baby-sitter, l’ex marito (che la usa a sua volta per diventare prima un blogger da migliaia di follower, poi uno scrittore di successo narrando le vicende di una donna dalle caratteristiche tali e quali alla ex moglie, madre delle figlie) ma non è cattiva dunque non merita un giudizio negativo da parte del pubblico. La donna ha tutto per sentirsi realizzata: è bella, affermata, vincente. Ma non è soddisfatta, non si sente a posto con se stessa, affoga una disperazione esistenziale in sigarette, alcol e maschi di passaggio. La redenzione avverrà, come in ogni commedia che si rispetti attraverso un personaggio puro, positivo, giovane di età e di cuore. Affatto realista nella scrittura, pur fingendo di esserlo nello stile di regia: i casini contemporanei di una madre single lavoratrice hanno tinte assai più scure. Veloci il montaggio e i dialoghi, recitati con estrema disinvoltura e aderenza da tutti i caratteri. Colorato, allegro, scacciapensieri. Francese nuova generazione.


CAST & CREDITS

(Victoria); Regia: Justine Triet; sceneggiatura: Justine Triet; fotografia: Simon Beaufils; montaggio: Laurent Sénéchal; interpreti: Virginie Efira, Vincent Lacoste, Melvil Poupaud, Laurent Poitrenaux; produzione: Ecce Films; distribuzione: Merlino; origine: Francia, 2016; durata: 98’


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