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Tutti i santi giorni

Pubblicato il 12 ottobre 2012 da Edoardo Zaccagnini
VOTO:


Tutti i santi giorni

Un Virzì più intimo, molto più dentro una storia d’amore rispetto al solito, nel quale, almeno fino ad oggi, aveva privilegiato più il contesto esterno che il privato sentimentale dei personaggi, inanellando una serie notevole di opere preziose. O meglio, l’autore si era speso nel ricostruire minuziosamente una realtà culturale, protagonista saggiamente deformata, e attraverso il piangere e il ridere di una galleria adorabile di fauna italica aveva raccontato con chiarezza il Paese. Anche se qualche segnale, nel commovente La prima cosa bella, lo aveva già mandato, puntando verso i grandi sentimenti senza tempo e senza confini, universali, omaggiando prima di tutto l’amore per la madre, e in generale narrando splendidamente un interno familiare. Ora Virzì sembra sterzare con più forza, però, verso un duetto di coppia, stringendo l’inquadratura su due volti in amore, in un certo senso inaspettatamente, piantandoli in un presente che rimane, ma più sottile, meno marcato, raccontato soprattutto col fuoricampo. Un presente metropolitano e non meno problematico del solito, è bene sottolinearlo. Non è difficile, rileggendo con un pò d’attenzione il cinema di Virzì, rintracciare, in questo minuto e in gran parte delizioso suo ultimo lavoro, alcuni tratti della sua poetica: una passione per certa tenera gioventù, per esempio, sensibile, intelligente, delicata nella sua verità, con una sua ingenua purezza, di solito caratterizzata da una moderata timidezza, spesso tenace dentro una città non sua. Una gioventù che si affaccia sull’oggi, mostrandolo. Era già successo con la piccola Caterina gettata in una Roma mostruosa e stordente, e con la Marta di Tutta la vita davanti, che provava, dalla provincia del Sud, ad inserire il suo io nobile dentro la stessa capitale complessa, impura e menefreghista, specchio di un intero Paese. Persino il povero Piero Mansani di Ovo Sodo, atterrava, anche se per poco, dentro quella stessa città che Virzì ha incontrato tanto tempo fa, e che ama, forse con un pizzico di paura che non va mai via, ed è per questo, può darsi, che continui a raccontarla così tanto e così bene. Per esorcizzarla, forse, per tenerla un attimo a bada. Sono belli, i protagonisti di Virzì. Gli si vuole bene per come pensano, per i sentimenti che provano, per come sanno di umanità. Ed anche stavolta è piacevole incontrare e conoscere Guido e Antonia. Lui fa il portiere di notte in un grande albergo ricco di stelle; lei lavora in un autonoleggio dentro l’aeroporto. Lui viene dalla Toscana, lei dalla Sicilia. Vivono in affitto, senza l’aiuto di nessuno, dove la città è finita da un pezzo, mentre continua ad allargarsi e a mangiarsi spazio. Nella periferia non luogo che porta, attraverso una strada a scorrimento veloce, in altri non luoghi come un hotel e un aeroporto. Due amanti del "postarello"? Due pantofolai sordi al mondo che se ne stanno appena possono davanti alla tv? No, due inquietudini sveglie, due numeri quasi primi che annaspano nel disordine sociale, che si sono incontrati una notte d’inverno ed hanno sentito nascersi dentro un sentimento sconosciuto oppure perso chissà dove. Lo hanno colto con istinto e intelligenza, queste due invisibili esistenze dei tempi nostri, due unicità ricche di una vita normale, faticosa e pulsante, affaticati dal tirare avanti, arrangiati alla meno peggio con quello che la vita offre. Lui è un pensatore libero e silenzioso, un espertone di santi e non solo. Lei è una cantautirce sensibile e talentuosa quando capita, se capita, selvatica e dolce, occhi neri e malinconia nervosa. Lei deborda, lui contiene. Insieme, miracolosamente, stanno in equilibrio precario, sorretto da un sesso carico di sentimento, in costante e preziosa compagnia, in un amore bello e faticoso tutti i santi giorni, appunti. E’ una storia d’amore d’oggi, credibile, messa in crisi dal dolore di non poter produrre nuova vita, sbattuta contro il muro dalla sorte, eppure, tra parecchie emozioni e qualche risata qua e là, rimane in piedi festosa mentre scorrono i titoli di coda. Qualche sbavatura, che non toglie al film la sue qualità migliori, la freschezza e l’intensità.


CAST & CREDITS

Regia: Paolo Virzì; sceneggiatura: Francesco Bruni, Simone Lenzi;, Paolo Virzì, fotografia: Vladan Radovic; musica: Thony; montaggio: Cecilia Zanuso; interpreti: Luca Marinelli, Thony, Micol Azzurro, Patrizia Caiozzi, Claudio Pallitto, Marcello Caiozzi, Stefania Felicioli; produzione: Motorino Amaranto, Rai cinema, Monte dei Paschi di Siena; distribuzione: 01 distribution


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