Tutti i soldi del mondo
L’arrivo in Italia di Tutti i soldi del mondo a pochi giorni di distanza dalla prima americana è ancora tutto nel segno delle vicende extra-cinematografiche ruotanti intorno a Kevin Spacey che interpretava il miliardario americano e che la produzione, di concerto col regista Ridley Scott, ha deciso di espungere dalla pellicola. Christopher Plummer lo ha sostituito, tutte le scene sono state rigirate, salvo una girata in Medio Oriente (ma è in campo lungo, Spacey non è riconoscibile, al moralismo ci sono limiti di budget, a quanto pare) ricorrendo anche alla postproduzione e a sofisticate tecniche digitali. Lo scherzetto è costato un quarto dell’intero budget, ossia dieci milioni di dollari – e dire che gli altri attori, costretti a tornare sul set a girare per la seconda volta le medesime scene con Plummer anziché con Spacey, lo hanno fatto gratis. Quando rapirono il nipote, il miliardario aveva 81 anni, Plummer che è del 1929 ne ha 88, mentre Kevin Spacey ne ha 58 e dunque – si legge – ogni giorno doveva sottoporsi a cinque ore di trucco per invecchiarsi di più di 20 anni. Dal trailer che circola in rete, il trucco c’è e si vede (a giudizio di chi scrive molto meglio il trucco di Gary Oldman che interpreta Churchill) e forse alla fine, dunque, non tutto il male è venuto per nuocere, il personaggio principale risulta più plausibile. Ciò premesso, il film, basato sul saggio di John Pearson, e sceneggiato da David Scarpa (una sceneggiatura apprezzatissima a Hollywood, inclusa nella cosiddetta blacklist, mah…), è piuttosto scadente. Proviamo a dire perché. La cosa che forse infastidisce più di tutte – quanto meno noi italiani - è la rappresentazione dell’Italia, così tremendamente incline ai cliché, non ne manca nemmeno uno: sud e magia, carabinieri raccontati alla stregua di macchiette, Roma e la Dolce Vita, il Colosseo (d’accordo, autocitazione dal Gladiatore), l’omertà, l’intatto borgo medievale; nella messa in scena dell’Italia anni settanta Scott e il suo direttore della fotografia Dariusz Wolski (con Scott dai tempi di Prometheus) ricorrono a una stucchevolissima fotografia anticata, in cui è stato ricostruito, senza badare a spese, tutto ma proprio tutto, persino i vecchi caselli autostradali, le vecchie cabine telefoniche. Se poi passiamo alla musica, fra un’insulsa musica extradiegetica e una musica diegetica, decisamente imbarazzante - da Troviamoci domani a Portofino di Fred Buscaglione a Bella Belinda di Gianni Morandi, che si fa fatica a immaginare come musica diegetica rispettivamente sedici e quattro anni dopo rispetto all’uscita - non sai savvero cosa preferire. Non funziona nemmeno il montaggio con il continuo ricorso alla tripartizione: Getty senior in California ma soprattutto in Inghilterra nella tenuta di Sutton Place, Getty junior e i rapitori in Calabria e dintorni, la madre e il negoziatore (prevalentemente a Roma), una complicazione strutturale che vorrebbe ingenerare effetto thriller, ma che non avvince quasi mai, come non avvincono i – soprattutto nella prima parte – numerosi flash back, sorta di Wikipedia filmato, ad uso di chi non sa chi sia Paul Getty, il patriarca. A parte forse Plummer, anche gli attori non ci paiono granché: né Michelle Williams nel ruolo della madre, né tanto meno Mark Wahlberg nel ruolo del negoziatore Fletcher Chace. Sul piano del plot, sarà certamente andata così, ma che Getty senior cambi idea dopo le misere parole dette dal palestrato Chace non appare molto credibile, né la maggior falsificazione rispetto ai fatti, cioè la scelta di sceneggiatore e regista di far morire Getty più o meno in contemporanea con il rilascio del nipote risulta convincente, creando anzi una drammatizzazione e quasi un’eziologia che non si confanno al personaggio, che infatti morirà nel 1976, due anni e mezzo dopo il rilascio. Insomma, in linea con buona parte con gli ultimi film di Scott, neanche questo è memorabile.
(All the Money in the World); Regia: Ridley Scott sceneggiatura: David Scarpa; fotografia: Dariusz Wolski; montaggio: Claire Smpson; interpreti: Christopher Plummer (J. Paul Getty), Michelle Williams (Gail Harris), Mark Wahlberg (Fletcher Chace), Charlie Plummer (Paul Getty III); produzione: Imperative Entertainment, RedRum Films, Scott Free Productions, TriStar Pictures origine: Usa 2017; durata: 132’.