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Tutti per 1-1 per tutti

Pubblicato il 27 dicembre 2020 da Matteo Galli
VOTO:


Tutti per 1-1 per tutti

Quando, nel 2018, Giovanni Veronesi girò Moschettieri del re – La penultima missione non si poté non salutare con benevolenza un esperimento che da tempo, da molto tempo mancava nella commedia (all’) italiana, al netto dei vari film”storici” e/o viaggi nel tempo di alcuni cinepanettoni (fra tutti A spasso nel tempo con Boldi e De Sica e relativo sequel). Guai forse a pensare a L’armata Brancaleone , ma insomma la direzione era un po’ quella. Pur non esente da qualche sfilacciatura soprattutto a livello di scrittura e anche un po’ nelle scene d’azione Moschettieri del re si lasciava vedere, presentando uno stuolo di bravi attori, ciascuno rigorosamente connotato anche in senso regionalistico-dialettale, secondo una tradizione di cui la commedia italiana di oggi quasi mai riesce del tutto a fare a meno, a partire dai moschettieri - Valerio Mastandrea (Porthos) romanesco, Sergio Rubini (Aramis) pugliese e Rocco Papaleo (Athos) lucano, con in più Pierfrancesco Favino (D’Artagnan) che parlava in un italo-francese apparentemente aulico pieno di topiche e giochi di parole – passando per Alessandro Haber nel ruolo di Mazzarino e Margherita Buy nel ruolo della regina alcolista. Il tutto condito da un abbondante ricorso agli anacronismi. Il film aveva anche una sua sostanziale congruenza sia nell’abbrivio che nella conclusione. L’abbrivio era in fondo una riproposizione del modello Blues Brothers, ovvero la reunion dei quattro moschettieri, ormai invecchiati, demotivati, malati che fra mille esitazioni decidono alla fine di accogliere la richiesta della regina di compiere una missione a favore degli Ugonotti in fuga dalla Francia e contro l’efferato Mazzarino, risultando, malgrado tutto, all’altezza della loro fama. Anche la conclusione era buffa: si scopriva che tutta la vicenda traeva origine dal presente, nient’altro essendo che il frutto dell’immaginazione di un ragazzino, interpretato da Federico Ielapi pre-Pinocchio, che, forte di una recente lettura del capolavoro di Dumas aveva trasformato in moschettieri, regina e Mazzarino, i componenti della sua caotica famiglia, riunita in occasione del passaggio a miglior vita di un tenero zio muto (anch’egli puntualmente inserito nella vicenda storica nel personaggio di Sergio/Servo Muto e interpretato con bravura da Lele Vannoli).

Il sottotitolo del film del 2018 (“la penultima missione”) non lasciava certamente dubbi circa l’intento di Veronesi di dare un seguito di lì a poco al proprio film, un sequel che è puntualmente arrivato, due anni dopo, con il film intitolato Tutti per 1 – 1 per tutti pubblicato il giorno di Natale su Sky. Sintetizzando il giudizio si potrebbe dire che il sequel consente un’unica autentica speranza, ossia che questa sia davvero l’ultima missione e che l’esperimento del regista e dei suoi sceneggiatori che era iniziato benino ma è finito molto male, si concluda qua. In questo film, infatti, non funziona nulla, ma proprio nulla. A cominciare dall’avvio che stavolta possiamo definire a tutti gli effetti una cornice. Fine anno scolastico, ed è proprio l’anno scolastico 2019-2020, tutti i bambini con la mascherina, e una bambina, Ginevra, si accomiata dalla classe dicendo che seguirà la famiglia tornandosene in Inghilterra, il ragazzino (sempre Federico Ielapi riccioluto e cresciuto) che di lei si era invaghito piange calde lacrime e – fresco, di nuovo, della lettura di Dumas, libro condiviso con l’amata Ginevra - costruisce con la fantasia una serie di imprese, a carico com’è ovvio dei moschettieri, volte a salvare la sua ragazzina dalle grinfie di chi la vuol portare via.

A differenza del primo film i due fanciulli sono presenti anche nella vicenda in costume, il ragazzino è un orfano che si chiama 1 (di qui il titolo del film che riprende il motto dei moschettieri per straniandolo) e di soprannome Buffon (gioco di parole su Buffone e il portiere della Juve con il numero uno scritto sulla schiena), la bambina si chiama anche qua Ginevra ed è la figlia delle regina d’Inghilterra. Ci sono sempre Piefrancesco Favino (D’Artagnan), Valerio Mastandrea (Porthos) e Rocco Papaleo (Athos), mentre manca Sergio Rubini, morto e trasformato in un bel lupo (una delle cose migliori del film) - al suo posto troviamo invece Guido Caprino che interpreta Cyrano de Bergerac, parla in siciliano, a capo della Corte dei Miracoli, una specie di comune di diseredati, nani e storpi. Insomma: un gran bailamme a spasso nel tempo, con la sceneggiatura che si trascina stancamente riproponendo le tipizzazioni ironico-dialettali del primo film, girando a vuoto per boschi e cascinali della Toscana (il primo film era stato invece girato In Basilicata), frammentando in decine di rapimenti, duelli e scontri a fuoco (a un certo punto arrivano anche 7 agenti segreti britannici chiamati per numero da 001 a…) che sembrano piazzati lì giusto per tirare avanti. Insomma il film è davvero caotico, noioso, ripetitivo e alla fine anche incredibilmente melenso.


CAST & CREDITS

Tutti per 1 – 1 per tutti - Regia: Giovanni Veronesi sceneggiatura: Giovanni Veronesi, Ugo Chiti, Nicola Baldoni, Giulio Calvani; fotografia: Giovanni Canevari; montaggio: Claudio di Mauro; interpreti: Piefrancesco Favino (D’Artagnan), Valerio Mastandrea (Porthos), Rocco Papaleo (Athos), Guido Caprino (Cyrano), Margherita Buy (Regina), Federico Ielapi (Uno), Jeanne Balibar (Juliette); produzione: Indiana Production origine: Italia 2020; durata: 115’.


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