Un esempio di come rappresentare "Re Lear" e scoprirne il testo

Mai si era vista prima d’ora una rilettura del dramma shakespeariano per eccellenza, "King Lear" in versione tzigana: Stefano Sabelli è riuscito, con rispettosa fedeltà al testo e al plot, a raccontare la storia del noto personaggio della letteratura teatrale inglese attraverso gli occhi di un capo decisamente diverso.
Si sa, per antonomasia, che i testi shakespeariani sono stati stravolti e in alcuni casi distrutti dalle pretenziose regie di molti artisti sparsi in tutto il mondo; non è il caso di Sabelli, che ha deciso, grazie alla sensibilità che lo contraddistingue di utilizzare una traduzione che potremmo definire unica e preziosa.
Stiamo parlando di una delle ultime di Alessandro Serpieri, (scomparso da poco), grande studioso shakespeariano e noto anglista, il quale non a caso, ha permesso di rappresentare la sua versione del Lear, senza chiederne nemmeno i diritti, dimostrando ancora una volta la propria levatura morale e il suo profondo amore per l’arte fino alla fine dei suoi giorni.
Stefano Sabelli funge così da viatico tra la scrittura più raffinata e la rappresentazione teatrale, donando un valore aggiunto attraverso la figura di un capo famiglia, di uomo di potere legato a codici non occidentali ma di matrice clanica/nomade: due visioni diverse ma simili nell’ordine in cui si concepisce la famiglia e il potere.
Spesso nella storia di questi due elementi, ci sono state delle forti sovrapposizioni, soprattutto quando si parla di autorità e monarchia, nel senso più nobile della tradizione, ma si fa spesso l’errore di trascurare la storia e il periodo in cui le opere sono ambientate.
La bellezza della versione di Sabelli è proprio quella di aver centrato alcuni aspetti triviali e ancestrali, quindi realistici dei personaggi rappresentati, in particolar modo la spietatezza e la violenza di Lear, che incarnava modelli barbari, sassoni, antecedenti ai più civilizzati re medievali.
Naturalmente anche se Il Lear/Sabelli è un re lontano dai canoni anglosassoni/occidentali in quanto a modalità dialettica e di espressione corporea, in sostanza le sue intenzioni sono sempre le stesse: il riconoscimento dell’autorità e della stessa anche all’interno della famiglia, ovvero del clan.
Molto suggestivo l’utilizzo di un cast di ottimi attori, che oltre ad aver convinto per le proprie interpretazioni hanno avuto la funzione di suggestivo coro, evicativo della mente e dei tormentati pensieri di Lear.
Stefano Sabelli
RE LEAR
Da Nulla Verrà Nulla
di William Shakespeare
Traduzione di Alessandro Serpieri
Musici e Cavalieri a seguito di Re Lear Riserva MOAC & Bukurosh Balkan Orchestra
Con Bianca Mastromonaco – Goneril, figlia maggiore di Lear Simone Bobini – Duca di Albany, suo marito Michela Ronci – Regan, seconda figlia di Lear Lorenzo Massa – Duca di Cornovaglia, suo marito Eva Sabelli – Cordelia, figlia minore di Lear in seguito Matto di Lear Danilo Capezzani – Re di Francia Michele Manocchio – Duca di Borgogna, poi Oswald Fabrizio Russo – Conte di Kent in seguito Caius Marco Caldoro – Conte di Gloucester Gianluca Vicari – Edgar, figlio maggiore di Gloucester Piero Grant – Edmund, figlio bastardo di Gloucester
Adattamento e regia Stefano Sabelli Scene Michelangelo Tomaro Costumi Marisa Vecchiarelli Disegno Luci Daniele Passeri Direttore di scena Vittorio Ziccardi
Una produzione Libero Opificio Teatrale Occidentale
