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UN HOMME SANS L’OCCIDENT

Pubblicato il 18 settembre 2002 da Alessandro Borri


UN HOMME SANS L'OCCIDENT

Liberamente tratto da Sahara, un homme sans l’occident, libro scritto da un ufficiale dell’armata coloniale francese, Diego Brosset, e ambientato in Mauritania negli anni Trenta, all’epoca degli scontri con gli occidentali, il film di Raymond Depardon è quanto di più lontano da ciò a cui comunemente ci si riferisce parlando di film in costume e di adattamento letterario. Le poche righe di sinossi sul press-book ci informano che si tratta della vita di un uomo del deserto adottato dai cacciatori, una guida stimata che tenterà di sfuggire alla colonizzazione. Ma, immersi nella visione, dimentichiamo ben presto di assistere ad un racconto, la successione drammaturgica degli eventi si confonde, si perde, rimane fuori fuoco. Quel che è a fuoco è invece il deserto, protagonista assoluto, onnipresente, in scena sin dalla prima inquadratura dove invade lo schermo, la linea di demarcazione con il cielo appare appena percettibile e tre macchie nere rappresentano gli uomini che avanzano sulla sabbia. E altrettanto centrale è il vento che di tanto in tanto abita il deserto, lo attraversa imperioso, ne cambia i connotati. Questa frazione di Sahara diventa il luogo dove ritrovare l’essenziale dell’esistenza: la fame, la sete, la caccia, la marcia, l’attesa, il sonno. Un luogo da secoli uguale a se stesso, dove il tempo appare fermarsi, ma anche un luogo dove sperimentare la costruzione dello spazio grazie a una messa in scena cinematografica costruita su inquadrature immancabilmente fisse, che alternano totali a pp e dettagli (ad eccezione di una bellissima sequenza di caccia, dove la mdp con un rapidissimo movimento si sposta sulla gazzella intrappolata nella rete). Una riflessione sul movimento nello spazio, spazio reale del deserto percorso in tutte le direzioni e spazio dell’inquadratura. Fotografato in bianco e nero, Un homme sans l’occident è costantemente tentato dall’astrazione, come nel pp di un pianeta (la luna?), perfetto disco luminoso che occupa tutto lo schermo e lo percorre lentamente dal basso verso l’alto. Il testo, questo singolare testo che ha colpito il cineasta in quanto rarissimo esempio di letteratura coloniale che tenta di mettersi nella pelle dell’altro, è quindi in primo luogo una chiave di accesso a questi luoghi, fornendo frammenti di informazioni, annotazioni, riflessioni che una voce over ci legge sovrapponendosi a tratti al rumore del vento o del silenzio, o alla lingua locale, pura musicalità nella ripetizione dei saluti rituali. Presentato nella sezione Controcorrente, Un homme sans l’occident rappresenta il personalissimo approccio all’universo della finzione di Raymond Depardon, fotografo e cineasta alla cui opera cinematografica Rimini dedicò un’ampia retrospettiva e Siena un omaggio alle opere brevi.

[4 settembre 2002]

Cast & credits:

Regia: Raymond Depardon; origine: Francia 2002.

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