X

Su questo sito utilizziamo cookie tecnici e, previo tuo consenso, cookie di profilazione, nostri e di terze parti, per proporti pubblicit‡ in linea con le tue preferenze. Se vuoi saperne di pi˘ o prestare il consenso solo ad alcuni utilizzi clicca qui. Chiudendo questo banner, invece, presti il consenso allíuso di tutti i cookie



Un viaggio chiamato amore

Pubblicato il 16 settembre 2002 da Giovanni Spagnoletti


Un viaggio chiamato amore

Ci sono delle missioni “impossibili” e fuor di dubbio la sola idea di raccontare sullo schermo la maggiore storia d’amore della letteratura italiana contemporanea, quella durata solo due anni tra Sibilla Aleramo e Dino Campana, rientra in questo preciso file di film. Se in più si pensa come ambientarlo in modo credibile senza poter contare su budget hollywoodiani (si racconta dell’Italia della Prima guerra mondiale, esattamente tra il 1916 e il 1918) e soprattutto a chi farlo interpretare, i dubbi non potevano che aumentare. Evidentemente pur conscio delle grandi difficoltà poste dal progetto, Michele Placido - un raro “uccello” nel nostro panorama cinematografico: attore di successo nonché regista quasi mai banale (dimenticando il disgraziatissimo debutto di Pummarò nel 1989) - non si è fatto intimidire e si è lanciato a testa bassa in quest’impresa, diversa per l’ennesima volta dalle precedenti. Avvalendosi di collaboratori eccellenti - dalla fotografia di Luca Bigazzi, al montaggio di Esmeralda Calabria, alla (co)sceneggiatura (difficilissima) di Heidrun Schleff, già autrice per Moretti de La stanza del figlio - Placido ha poi affidato la distribuzione delle parti alla coppia Laura Morante/Stefano Accorsi. Ne sortisce, proprio prendendo il titolo da un verso di Dino Campana, Un viaggio chiamato amore, secondo contributo italiano al disgraziato (sinora) Concorso veneziano ‘59, un film che ha diviso nettamente in due fronti pubblico e critica. C’è chi lo ha accusato di essere un inutile, dannoso sceneggiato tv, chi ritiene Accorsi un bellaccione fesso da Ultimo bacio incapace di dare spessore al personaggio, mentre la fine della proiezione-stampa è stata accolta da una valanga di fischi. A rischio dell’impopolarità, ci permettiamo di essere d’avviso differente. Certo il film parte col piede sbagliato, tutto in salita, a cominciare dalla voce over che legge il carteggio tra i due amanti-scrittori. L’intreccio, poi, tra la vita passata della Aleramo (i suoi ricordi autobiografici dal volume Una donna) e il presente dell’amour fou con Campana funziona male negli incastri e nei flash-back. Ma piano piano, nel corso dei minuti, il nucleo centrale del film, la storia di una follia d’amore, viene fuori, a nostra avviso, in maniera riuscita. 1) perché (qui a costo di essere doppiamente impopolari) l’interpretazione dell’attore bolognese ci sembra riesca a restituire l’esaltazione del grande scrittore romagnolo, la sua condizione “lunare” di essere sempre in bilico tra radi momenti di lucidità e un progressivo scivolare nell’insania (già nel 1906, a ventun anni, aveva subito un primo ricovero nel manicomio di Imola); 2) perché - e qui non ci dovrebbe essere discussione - la Morante è ancora una volta interprete di vaglio nel ridare le sfaccettature di una donna scissa e sedotta tra la passione letteraria e quella sentimentale; e 3) perché nella descrizione di questa relazione “folle” si intuisce la drammatica impossibilità di poter dominare illuministicamente, con la ragione, le forze endogene di una mente ormai lucida solo nella creazione poetica. Ed è proprio questo quello che Placido ci vuole raccontare: l’impossibilità, a volte, anzi molte, di vincere il destino, senza cadere nei romanticismi sdolcinati che un tema del genere porta necessariamente con sé. Per questo Un viaggio chiamato amore ci ha (parzialmente) convinto. E ci assumiamo tutte le responsabilità di quanto scriviamo.

[4 settembre 2002]

regia: Michele Placido sceneggiatura: Heidrun Schleff, Diego Ribon fotografia: Luca Bigazzi montaggio: Esmeralda Calabria interpreti: Stefano Accorsi, Laura Morante, Alessandro Haber, Galatea Ranzi produzione: Cattleya, Rai Cinema distribuzione: 01 Distribution origine: Italia 2002 durata: 100’

Enregistrer au format PDF