Una notte in Tunisia

In sala, l’atmosfera della Tunisia. Il vento soffia e ci sembra di respirare aria salmastra. Non si fatica a immergersi in una serata sotto una tenda bianca, immaginando la risacca del mare suonare ai piedi dello strapiombo. Così, tra mistero e giallo, si chiuderà il sipario.
Ma torniamo al principio. In aeroporto, la moglie e il fratello del protagonista si incontrano, visionando lastre mediche e abbozzando un progetto di scambio d’identità. Così è annunciato il nostro uomo x: un politico malato, orgoglioso e cacciato dall’Italia. Così era Bettino Craxi gli ultimi anni della sua vita, in esilio "volontario" lontano dal suo paese.
Ma il pensiero resta sempre là, dove si è svolta tutta una vita e una carriera, dov’era pienamente se stesso: un leader. Ora è debole, nel fisico e nell’animo. Uno spirito combattivo, ma distrutto dal continuo difendersi e ribattere alle accuse.
In un’ambientazione semplice, che usa l’immaginazione per completare gli arredi, prende corpo il nostro uomo, seduto ad una grande scrivania. Una scarpa da ginnastica e una classica, indice tangibile di un male fisico di cui soffrì Craxi, il diabete, che gli creò problemi al piede. Tutto è sofferenza e malattia. Tutto è decadimento.
Alessandro Haber impersona un individuo ossessionato da se stesso e dal proprio ruolo. Un potente senza potere, che finisce per esercitare la sua autorità su chi gli è rimasto, la famiglia e il fido assistente. E insieme all’aria salmastra, si respira il fetore di un potere andato a male, decaduto. Quale? Quello dell’uomo politico di fronte a noi o quello dello stato che l’ha cacciato e che non sa di avere anch’esso un cancro che lo sta divorando?
Nell’assillante ripetersi di parole "marcire", "cancro", "imputridire", percepiamo il legame del politico e del suo paese. Due individui vittime, forse, di una stessa malattia. È un decadimento morale e fisico che diventerà agonia di morte e non lascerà scampo.
Nel testo di Vitaliano Trevisan, per la regia di Andrée Ruth Shammah, non manca un riferimento a Ingmar Bergman. Il sogno del protagonista ricorda una curiosa scena de Il posto delle fragole: sinistra visione onirica che fa assistere al proprio funerale. Ma lì, in una strana sera in Tunisia, tutto può diventare realtà.
(Una notte in Tunisia) Regia: Andrée Ruth Shammah; sceneggiatura: Vitaliano Trevisan; Musica: Yuval Avital; Interpreti: Alessandro Haber, Martino Duane, Pia Lanciotti, Pietro Micci. In scena al Teatro Franco Parenti di Milano dal 26 marzo al 10 aprile 2011.
