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Vallanzasca. Gli angeli del male

Pubblicato il 21 gennaio 2011 da Salvatore Salviano Miceli


Vallanzasca. Gli angeli del male

Quando, durante l’ultima edizione della Mostra di Venezia, il film fu presentato a pubblico e stampa, si levarono alte voci di protesta e polemiche di ogni genere. Il Vallanzasca di Placido sembrava ieri (ed oggi le cose non sono poi così cambiate) pronto a scontentare tutti portando sullo schermo "vita e opere" del noto bandito, ladro, assassino (e questa è una verità che la pellicola non mette minimamente in discussione) in grado di ergersi a protagonista della cronaca nera e di costume tra la seconda metà degli anni settanta e gli albori dei novanta.
Vallanzasca – Gli angeli del male è assai lontano dal porsi come inchiesta. Il film non denuncia verità taciute o nascoste, piuttosto si propone, e riesce bene nel suo intento, di raccontare il suo protagonista nelle mille sfaccettature che lo caratterizzano. Non si risparmiano sparatorie, rapine, violenze e torture carcerarie così come non si manca di sottolineare il fascino che Renato Vallanzasca, quasi guascone nella sua criminale malvagità, è sempre stato in grado di comunicare. E allora è giusto ricordare la prova di Kim Rossi Stuart a suo agio tanto nel dialetto milanese quanto nel rivestire il suo personaggio di una verità palpabile (molti sono stati gli incontri tra l’attore ed il vero Vallanzasca rinchiuso in carcere), e quella di tutto il cast, da Filippo Timi a Paz Vega senza dimenticare Valeria Solarino e Francesco Scianna.
Il film si gioca sugli eccessi. I trenta anni di storia coperti passano sullo schermo riuscendo a comunicare sapori, umori e cambiamenti. Funzionano assai bene le sequenze più frenetiche e di maggiore impatto grazie anche ad una fotografia elegante, in grado di passare dal calore degli interni ai toni più algidi e freddi di Milano. La mdp offre quasi sempre un profilo nervoso e raramente abbandona il dettaglio dei personaggi preferendo piuttosto, e non potrebbe essere altrimenti considerata la natura del film, indugiare sui volti degli interpreti.
Come già fatto per Romanzo Criminale, Placido racconta sì un personaggio ma, nel farlo, offre anche una visione, personale fino ad un certo punto, di una Italia di qualche anno fa. Il risultato è una pellicola che coinvolge, ben scritta e diretta, dai dialoghi serrati e quasi mai banali. Se il rischio era di cadere nella più becera “agiografia” è stato scansato con successo. Si mette in mostra piuttosto, e non sta a noi giudicare la veridicità del racconto cinematografico, una certa etica criminale. Il rifiuto di Vallanzasca di stringere rapporti con mafia e camorra, l’ostinazione e la sfrontatezza con cui ha sempre affrontato i giudici e la giustizia non negando mai le sue colpe ma denunciando anche le menzogne che lo riguardavano, concorrono non a sospendere il giudizio sulla persona (impossibile non riconoscergli lo status criminale) ma a rintracciare quasi una pseudo moralità, per quanto deviata ed inaccettabile, nel suo agire. Se è giusto tacere davanti il dolore ed il dissenso dei familiari delle vittime, contrari da subito al film, non è possibile ancora oggi criticare l’operazione di Placido aldilà delle sue qualità cinematografiche.
Vallanzasca – Gli angeli del male può dividere proprio come fece qualche anno fa Romanzo Criminale, può piacere o meno (ed a noi è piaciuto parecchio), ma è impensabile che ancora oggi qualcuno gridi allo scandalo ed alla disonestà intellettuale solo per la scelta del soggetto. E le parole del regista, durante la conferenza stampa, (…E poi non dimentichiamo che, in questo Paese delle stragi mafiose e del terrorismo, anche in Parlamento c’è chi ha fatto peggio di lui...) forse non sono così lontane dalla verità.

Leggi la Conferenza stampa con Michele Placido


CAST & CREDITS

(Vallanzasca – Gli angeli del male); Regia: Michele Placido; soggetto: Angelo Pasquini, Andrea Purgatori - Liberamente tratto da Il fiore del male di Carlo Bonini e Renato Vallanzasca edito da Marco Tropea Editore e Lettera a Renato di Renato Vallanzasca e Antonella D’Agostino edito da Cosmopoli; sceneggiatura: Kim Rossi Stuart, Michele Placido, Antonio Leotti, Toni Trupia, Andrea Leanza con la collaborazione di Antonella D’Agostino; fotografia: Arnaldo Catinari; montaggio: Consuelo Catucci; scenografia: Tonino Zera; interpreti: Kim Rossi Stuart (Renato Vallanzasca), Filippo Timi (Enzo), Moritz Bleibtreu (Sergio), Valeria Solarino (Consuelo), Paz Vega (Antonella D’Agostino), Francesco Scianna (Francis Turatello); produzione: Cosmo Production, 20th Century Fox Italia; distribuzione: 20th Century Fox Italia; origine: Italia, 2010; durata: 125‘.


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