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La trattativa

Pubblicato il 2 ottobre 2014 da Giovanna Branca


 La trattativa

Dopo Belluscone di Franco Maresco, La trattativa di Sabina Guzzanti è il secondo film che arriva a Venezia per “interrogarsi” sui rapporti tra Berlusconi e la mafia, laddove le modalità di questo interrogarsi costituiscono la sostanziale differenza tra le prospettive dei due film e dei rispettivi risultati finali.
La trattativa, come annuncia lo stesso titolo, si occupa dell’inchiesta sulla supposta trattativa Stato-mafia a seguito delle rivelazioni del sicario pentito Gaspare Spatuzza e quelle di Massimo Ciancimino.
Il film della Guzzanti mette in scena letteralmente, come in una performance teatrale in cui spesso cade la quarta parete e si denuncia la finzione della “recita”, gli eventi come vengono riferiti agli inquirenti. Dall’incipit stesso di La trattativa il processo di ricostruzione viene messo in evidenza nella sequenza forse più efficace del film, che mostra i teatri di posa dove si gira ed a cui segue la dichiarazione d’intenti della stessa autrice: quella di portare sullo schermo il contenuto di queste dichiarazioni. La parte di fiction si alterna poi ad una ben più classica ricostruzione documentaristica degli eventi, con filmati di repertorio e la voce narrante della Guzzanti che lega finzione e realtà. E’ presto evidente però che ci troviamo di fronte ad un film a tesi, che penalizza i fatti narrati ed il mistero che continua a celarsi dietro gli spiragli aperti dall’inchiesta con una presa di posizione a priori, con un j’accuse di chi ha già chiaramente individuato colpevoli e vittime, già celebrato un processo che in verità è lungi dal poter esaurire tutti gli interrogativi ancora aperti.
Poter mettere in relazione Berlusconi con la mafia è il fine ultimo a cui viene sacrificata ogni attenzione alla complessità della realtà, in una semplicistica ed in fondo consolatoria divisione dei giusti dai peccatori. Ed anche da un punto di vista puramente filmico non bastano le sequenze di finzione – più o meno riuscite – né la sempre bella fotografia di Daniele Ciprì a togliere la sensazione di stare assistendo ad una puntata di Report, il cui posto è in televisione e non sul grande schermo. La parata finale dei mali del nostro paese, forzosamente messi in relazione alla trattativa del titolo, e dei santi laici qualunquisticamente celebrati da un senso comune ormai privo di memoria storica – Berlinguer e Pertini - come unici salvatori della patria, chiude un film che più di essere paladino della causa della verità non fa che celebrare l’ego di chi pensa già di stringerla in pugno.


CAST & CREDITS

(La trattativa) Regia e sceneggiatura: Sabina Guzzanti; fotografia: Daniele Ciprì; interpreti: Maurizio Bologna, Sabina Guzzanti, Franz Cantalupo, Claudio Castrogiovanni; produzione: Secol superbo e sciocco produzioni, QMedia; origine: Italia; durata: 108’.


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