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Il dubbio - Un caso di coscienza

Pubblicato il 10 maggio 2018 da Fabiana Sargentini
VOTO:


Il dubbio - Un caso di coscienza

Il cinema medio-orientale si interroga sui temi morali primari, grandi dilemmi che possono condividere tutti, qui in Occidente forse oramai un po’ meno. L’assunto di No date, no signature (traduzione inglese di Bedoone Tarikh, Bedoone Emza) è potentissimo: uno stimato medico legale sta guidando la sua vettura di sera a Teheran quando viene superato di colpo, sterzando a destra dà una lieve bottarella ad una motocicletta con a bordo quattro persone, due adulti, madre, padre e due figli, una neonata e un maschietto in età scolare. Si tratta di una famiglia molto umile, il cui capofamiglia accetta orgogliosamente solo una modesta cifra per pagare la clinica dove portare per un controllo il figlio maggiore di otto anni che ha battuto la testa ma non sembra, ad una attenta visita del dottore, avere riportato danni cerebrali o di altro genere. Meschinamente il medico non insiste per chiamare la polizia perché ha l’assicurazione della macchina scaduta e questa disattenzione borghese, questo contrattempo apparentemente senza significato diventa lo spartiacque che trasformerà la sua intera esistenza. La mattina successiva all’incidente viene portato in obitorio il corpo di un bimbo di otto anni corrispondente al nome di quello dell’incidente. L’uomo, annichilito dalla possibilità di avere responsabilità nella morte del ragazzino, lascia compiere l’autopsia a sua moglie, stimata dottoressa sua collega, la quale dichiara che la causa del decesso è un’intossicazione da cibo per botulismo. I genitori del ragazzo assorbono la rivelazione coprendo qualcosa: si scoprirà successivamente che, per povertà, il padre acquistava polli di scarto in un macello, senza sapere che si trattava di animali morti di malattia. Tutti, in parte, sono colpevoli: il medico per omissione di soccorso, il padre per avvelenamento. Ambedue non si danno pace: il primo facendo riesumare il cadavere e cercando microlesioni del tratto cervicale del bambino, il secondo andando a picchiare furiosamente colui che gli aveva venduto la carne avariata. In una escalation di colpi di scena, discesa agli inferi, maledizioni che si avverano aggravando sempre più la situazione, il regista, Vahid Jalilvand, si interroga su cosa sia giusto e cosa sia il male, sulla capacità di scelta e quanto questa condizioni le vite degli altri, sulla possibilità di redenzione, sul senso dell’onore, sulla vita, sulla morte. Il film è il felice risultato di quesiti insoluti.


CAST & CREDITS

(Bedoone Tarikh, Bedoone Emza); Regia: Vahid Jalilvand; fotografia: Peyman Shadmanfar; montaggio: Vahid Jalilvand, Sepehr Vakili; musica: Peyman Yazdanian; interpreti: Amir Aghaee, Zakieh Behbahani, Saeed Dakh, Navid Mohammadzadeh, Alireza Ostadi; origine: Iran, 2017; durata 104’


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