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Venezia 76 - Lingua Franca

Pubblicato il 6 settembre 2019 da Alessandro Izzi

VOTO:

Venezia 76 - Lingua Franca

Nell’America trumpiana, ossessionata (come la nostra italiana) dal terrore panico delle invasioni dei migranti, si trova Olivia, una filippina col permesso di soggiorno ormai scaduto e la sola speranza di un matrimonio per accedere all’ambita green card che le darebbe il diritto di restare.
Olivia sconta sulla sua pelle anche un’altra dimensione di confine: quella sessuale. Lei è, infatti, transgender e il suo passaporto ha foto, nome e generi diversi da quell’identità che si è faticosamente costruita.
L’unica certezza sta tutta nel lavoro che ha trovato e che le dà da vivere e un tetto sulla testa: è badante per un’anziana donna ebrea in quel di Brooklyn, a Brighton Beach.
Certezza relativa perché la donna, con Alzheimer piuttosto avanzato, ha scarsa memoria di sé e spesso la chiama dalla cucina, al telefono, per chiederle di quando potrà tornare finalmente a casa sua.
Lo spaesamento politico e il fantasma ossessivo della vecchia identità sessuale che Olivia non è ancora riuscita a togliere dal passaporto, si riflettono quindi nello spaesamento esistenziale di un’anziana dalla consapevolezza fluttuante che produce continui cambi di umore e momenti di rabbia infantile.
Sarà forse anche per questo che solo Olivia sembra in grado di assisterla per davvero, assecondando con pragmatismo i momenti incerti e le confusioni. Sicuramente ci riesce più di Alex, il giovane nipote della vecchia signora, che si dibatte in una situazione altrettanto precaria: costretto ad accettare il lavoro al mattatoio dello zio, il ragazzo stenta a trovare una propria posizione nel mondo e a prendere sul serio gli impegni che il vivere con una nonna malata necessariamente procura.

Tre stadi di indefinitezza, dunque, tre fluttuazioni esistenziali che si incontrano, si sfiorano, si compenetrano in un balletto aereo di rara suggestione psicologica.
Questo il grande pregio di Lingua Franca, di Isabel Sandoval, presentato alle Giornate degli autori del Festival del cinema di Venezia.
Una delicata sonata a tre in cui all’incertezza esistenziale si aggiungono la complicazione politica e l’affanno sentimentale che scavalca le generazioni e si impone, ieri come oggi, come incontro e scontro, come seduzione e possesso.
Così, mentre l’anziana donna ripercorre, sulle fotografie e le lettere di una vita fa, il suo passato sentimentale, ecco affacciarsi anche nei giovani il turbamento di un reciproco riconoscersi nell’incertezza. Un turbamento che diventa vertigine quando il sesso prende corpo, superando la danza astratta delle fantasie per concretizzarsi nel contatto di pelle e di sudori.
Ma soprattutto una vertigine che complica la già precaria percezione del mondo dei personaggi. Perché quando Alex scopre che Olivia è transgender perde la certezza anche della sua connotazione sessuale, fin lì centrata su una sicurezza virile che si esprimeva anche nei combattimenti a corpo libero in palestra, mentre Olivia si smarrisce nel labirinto delle mezze verità con cui affronta il suo difficile presente sociale.

In questa riannodata confusione è il nervo politico quello più scoperto. Perché Olivia è ricattabile non solo sul fronte lavorativo, ma anche su quello del permesso di soggiorno ed è su quello che Alex fa leva, a tutta prima, in cerca di un rinnovato appiglio sul reale e sulla propria mascolinità (e il riferimento sessuale alla politica trumpiana, scorrendo così sotterraneo si rivela incredibilmente efficace).
Isabel Sandoval costruisce così un film straordinariamente liquido in cui le varie componenti del discorso si sciolgono l’una nell’altra con incredibile suggestione. E consegna agli annali un film a stento definibile, il cui difetto più grande è forse lasciare un po’ troppo a lungo fuori scena il personaggio dell’anziana nonna di Alex, ma che ha dalla sua una sensualità impressa a fuoco e restituita, in chiave tutta femminile, nella placidezza di un inesauribile moto ondoso.


CAST & CREDITS

(Lingua Franca); Regia: Isabel Sandoval; sceneggiatura: Isabel Sandoval; fotografia: Isaac Banks; montaggio: Isabel Sandoval; musica: Teresa Barrozo; interpreti: Isabel Sandoval (Olivia), Eamon Farren (Alex), Lynn Cohen (Olga), Lev Gorn (Murray), Ivory Aquino (Trixie), PJ Boudousque (Andrei); produzione: 7107 Entertainment; origine: Stati Uniti, Filippine, 2019; durata: 94’


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