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Venezia 76 - Seberg

Pubblicato il 1 settembre 2019 da Giulia Genovese

VOTO:

Venezia 76 - Seberg

La Ragazza che giocava con il Fuoco: Jean Seberg – iconica attrice della Nouvelle Vague francese, nota per essere stata la protagonista di Fino all’Ultimo Respiro , di Jean-Luc Godard – rivive in Seberg , thriller biografico, diretto da Benedict Andrews – alla sua opera seconda – e proiettato, Fuori Concorso, alla 76. Mostra di Venezia. Scritto dagli sceneggiatori del recente La Conseguenza Joe Shrapnel e Anna Waterhouse – il film si apre con un’inquadratura della protagonista in fiamme, legata da una serie di catene. Si tratta della riproposizione della sequenza di Santa Giovanna , di Otto Preminger; nel quale, Seberg vestiva i panni di Giovanna d’Arco. Questo, promettente, opening – utilizzato come espediente allegorico del, successivo, declino della vita professionale e privata dell’interprete statunitense – fa ben sperare; ma, già, una manciata di minuti dopo, le aspettative, iniziali, vengono, pian piano, deluse.

Seberg non è il racconto della vita dell’omonima star, bensì la cronaca del periodo degli Anni ’60; nei quali, ella si avvicinò al movimento del Black Power – promuovendo i diritti delle persone di colore – per, poi, ritrovarsi nel mirino di J. Edgar Hoover e dell’FBI. La pellicola di Andrews si concentra, in realtà, su aspetti ben meno interessanti e necessari. A primo impatto, notiamo che il regista dà molta attenzione agli aspetti esteriori – vestiti eleganti, auto di prima classe e ville super lusso – che danno al prodotto una confezione tanto iper-patinata, da impedire allo spettatore di scendere al di sotto delle superficie – se, mai, avesse potuto trovare qualcosa. Ci sono anche citazioni ai fumetti e canzoni dell’epoca e, tutto ciò, non aiuta l’opera a scrollarsi via quella fastidiosa aria da fotoromanzo old style. Il cineasta australiano tenta – ingenuamente e anche per mezzo della fotografia di Rachel Morrison – di emulare il cinema, inarrivabile, di Godard; ma, il suo lungometraggio, non rende giustizia né alla diva scomparsa nel 1979, a Parigi – a soli 40 anni – né, tantomeno, a Kristen Stewart – che le dà volto e fisicità. Dipinta dallo script come una mina vagante, la sua Jean si perde in una relazione extraconiugale – molto banale, sentimentalista e, persino, pruriginosa – e, al tempo stesso, riceve – in modo inconsapevole – le attenzioni di un agente federale del Bureau, con tanto di moglie. La Stewart, dal canto suo, riesce a catturare la sensualità e il fascino di Jean – grazie, anche, ad alcuni magnetici sguardi in camera, esaltati dai primi piani – tuttavia, nei momenti più drammatici, appare molto meno convincente; senza dubbio, anche per il copione affibbiatole e per come viene diretta. Anthony Mackie – nel ruolo dell’attivista Hakim Jamal – fa il proprio; mentre, Vince Vaughn – in quello dell’agente Carl Kowalski – è l’unico capace di accendere, per qualche momento, la storia e si conferma ottimo, e sottovalutato, comprimario – com’è stato, da un pò di anni a questa parte. Di contro, il giovane inglese Jack O’Connell è colui che ne viene fuori al peggio: il suo Jack Solomon – che ha un ruolo chiave – rimane un personaggio debole e annichilito, per tutti i 96 minuti di durata.

Seberg si rivela, dunque, un’opera contraddittoria: Andrews vuole, probabilmente, farci arrivare la partecipazione politica di Jean nella difesa dei neri – “ La rivoluzione ha bisogno delle star del cinema ”, afferma uno dei personaggi – ma, al di là di ciò che sia, davvero, accaduto – o delle intenzioni degli autori – ciò resta solo un abbozzo; laddove, il pubblico osserva Jean tradire il marito e diventare – prematuramente e in maniera immotivata – l’amante di Jamal – sposato e con figli. Nel momento in cui la moglie lo scopre e le intima di non farsi più vedere, lei le dice – in modo, piuttosto, illogico – che non intendeva ferire nessuno e, anzi, il suo unico obiettivo era aiutare la sua famiglia. Il ritratto complessivo è quello di una donna vulnerabile e senza personalità; la quale, sicuramente, avrà poco a che fare con la vera Jean. Pur non arrivando ai bassissimi livelli di Grace di Monaco o, peggio ancora, di Diana – La Storia Segreta di Lady D. – biopic che avevano, perlopiù, fallito l’impresa di portare sul grande schermo le omografe First Lady – il film ondeggia tra patetico e ridicolo, e finisce per naufragare; mantenendo l’obiettivo in focus nelle rotte sbagliate. Solo nel sottofinale, un po’ di verità risale, finalmente, a galla.


CAST & CREDITS

(Titolo originale) Seberg; Regia: Benedict Andrews; sceneggiatura: Joe Shrapnel, Anna Waterhouse; fotografia: Rachel Morrison; montaggio: Pamela Martin; musica: Jed Kurzel; interpreti: Kristen Stewart, Jack O’Connell, Anthony Mackie, Zazie Beetz, Margaret Qualley, Vince Vaughn; produzione: Phreaker Films, Bradley Pilz Productions, Automatik, Ingenious Media, Nelly Films; distribuzione: Universal Pictures; origine: USA, UK, 2019; durata: 96’; webinfo: https://studios.amazon.com/


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