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Vergine giurata

Pubblicato il 19 marzo 2015 da Monia Manzo
VOTO:


Vergine giurata

Bisogna partire dal presupposto che Vergine giurata è un’opera prima e già da tale dato di fatto si deve riconoscere la tenacia e il talento di Laura Bispuri, scelta come unica italiana a rappresentare il nostro cinema nel Concorso alla 65° Berlinale.

E non ci sono dubbi – il che non è affatto un difetto - che il suo film sia stato assolutamente disegnato su misura per rispettare quello che da ultimo è il trend del prodotto oggi più apprezzato: cinema post-neorealista, attrice famosa e piuttosto peculiare nella tipologia (non bella, non mediterranea, non diva), ma abbastanza azzeccata in ruoli già interpretati precedentemente, laddove deve calarsi nei panni delle "Piccole Dorrit" o delle "Cenerentole moderne", per intendersi donne sfortunate, tristi, malconce e soprattutto dalla vita impossibile.

Anche qui, come in altri casi, la protagonista Alba Rohrwacher ha rispettato il copione: il film si apre con una scena che la ricorda in quello della brava sorella Alice Le meraviglie, anche qui come allora è alle prese con una vita piuttosto bucolica, in cui capre, suggestive montagne e impetuosi fiumi si alternano in significative scene del film.
Il racconto di Vergine giurata si basa sull’alternarsi dei ricordi del passato della vita di Hana, adottata dopo la morte dei genitori naturali dalla famiglia di Lila, all’interno del piccolo villaggio albanese e un presente in cui la protagonista decide di ricongiungersi con la sorella dopo tanti anni di lontananza.

A costo di rimanere saldamente ancorata alla propria famiglia adottiva, Hana aveva rinunciato, secondo un particolare rito tribale, ad essere donna e sposa, immolandosi a vergine e mortificando il proprio corpo; in questa maniera però aveva dovuto e potuto condurre un’esistenza al maschile.

Hana assume così le sembianze di una vera e propria eroina post-femminista in contrasto con una piccola comunità piuttosto arcaica e patriarcale; Alba Rohrwacher, all’altezza del personaggio, si muove piuttosto bene e comunica perfettamente l’idea della donna che può, alla bisogna, diventare un maschio e sovvertire l’ordine prestabilito. Dopo aver perso i genitori adottivi, a cui era rimasta sino allora sempre a fianco, sacrificando la propria sessualità e diventando una sorta di Giovanna D’Arco balcanica, deve affrontare dei cambiamenti sostanziali visto che decide di raggiungere la sorella trasferitasi da anni in una indistinta città del nord Italia.
Ciò che emerge in questa parte del film e che non si comprende bene del personaggio è l’aura di forzata santità e l’eccessiva estraneità al contesto cittadino, giocando troppo con dei contrasti della fisicità rispetto all’ambiente.

Fulcro del film è dunque il rapporto tra le donne di questa storia: la sorella Lila, al contrario di Hana fuggita dalla famiglia per essere libera e la nipote, anche lei ribelle e piuttosto intraprendente come da tradizione di famiglia; è attraverso un ridotto ma efficace dialogo nei messaggi al femminile, che si comprende lo spessore letterario di un lavoro tratto dal romanzo omonimo di Elvira Dones.

L’immagine poi sostituisce astutamente e colma le lacune dovute all’assenza della parola, facendo emergere comunque la forza dei sentimenti dei personaggi.
Il film di Laura Bispuri è un buon inizio per inaugurare una futura carriera, in cui potrà rischiare e osare di più, intanto possiamo esserle grati per aver rappresentato il cinema italiano al femminile in un festival ancora tra i più importanti in Europa.


CAST & CREDITS

(Vergine giurata); Regia: Laura Bispuri; sceneggiatura: Laura Bispuri, Francesca Manieri; fotografia: Vladan Radovic; montaggio: Carlotta Cristiani, Jacopo Quadri; musica: Nando Di Cosimo; interpreti: Alba Rohrwacher, Flonja Kodheli, Lars Eidinger, Emily Ferratello, Luan Jaha; produzione: Vivo Film, Colorado Film, Rai Cinema, Erafilm Production, Bord Cadre films, con il contributo del MiBACT, The Match Factory Productions, con il sostegno del programma MEDIA, Eurimages, L’Atelier - Cannes 2013, BLS Südtirol – Alto Adige Film Fund & Commission; distribuzione: Istituto Luce Cinecittà [IT], Pretty Pictures [FR], Ama Films [GR]; origine: Italia, 2015; durata: 90’


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