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Weekend

Pubblicato il 10 marzo 2016 da Fabiana Sargentini
VOTO:


Weekend

Il sottotitolo di Weekend potrebbe essere a love story. Regia di Andrew Haigh, autore di 45 anni, in concorso a Berlino 2015. Trattasi del suo film precedente, mai uscito in Italia nonostante i numerosi premi ricevuti.
Vediamo Russell (Tom Cullen), un bel ragazzo barbutino, a casa sua, nella sua quotidianità: è un tipo organizzato, tiene ai suoi oggetti, li ripone con cura, è indeciso se indossare un nuovo paio di scarpe da ginnastica ancora nella scatola di cartone della vendita. Va a cena da amici, mangiano etnico, bevono, fumano, ridono. Un paio di giorni dopo ci sarà la festa di compleanno della sua figlioccia, figlia del padrone di casa, suo migliore amico. Poi Russell va via adducendo una scusa. Prende un autobus, è assorto nei suoi pensieri rivolto alla finestra. Scende, va in una discoteca, beve, piscia, fissa un tipo ma ne rimorchia un altro, un bassetto. Primo spiazzamento: è gay.
La mattina successiva il secondo slittamento: si è portato a casa, e nel letto, Gary (Chris New), quello che gli piaceva davvero e che sembrava non filarlo, e non Lo hobbit, con cui si baciava senza trasporto davanti ad una birra, come lo soprannominano crudelmente i due scherzando a colazione.

Quando due persone si incontrano, si piacciono, si scambiano senso e sentimento e poi uno dei due scopre che hanno un tempo limitato, chiuso in 48 ore (terzo spiazzamento nella storia), perimetrato in un quadrato tra un appartamento da single, qualche bar di Nottingham, una discoteca gay e la stazione ferroviaria, si sceglie di conoscersi in maniera aperta, esclusiva, sfacciata come non accadrebbe in altre condizioni. Russell e Gary, prestanti trentenni omosessuali, molto diversi l’uno dall’altro ma entrambi assetati di vita e di esperienze, passano insieme il tempo a loro destinato con la foga non dichiarata di un grande amore. Poco importa se a breve Gary partirà per un soggiorno americano di almeno due anni per un corso d’arte: ci saranno migliaia di chilometri a separarli è vero, ma nel frattempo, prima dell’addio, ci saranno gioia, sperma, sudore, odore genitale (forte la battuta sboccata di G tra le lenzuola, lui nudo, Russel vestito: "hai trasgredito le regole del post sesso: hai lavato i denti, ora la tua bocca profuma di dentifricio, la mia di cazzo e di culo") e amore.

Narrato in maniera esplicita, a volte provocatoriamente scurrile, attraverso dettagli intimi insistiti grevemente, lo scambio tra uomini (pratica insolita nel cinema, anche prettamente gay), facendo interrogare i protagonisti sul loro individuale e differente modo di vivere l’omosessualità, il film intreccia un confronto tra due personalità opposte: Russel solitario, riservato, meticoloso, quasi mai sorridente, negli occhi l’eco di bambino orfano, quindi privo dell’elemento genitoriale a cui fare il coming out, e all’altro polo Gary, disinibito quasi fino all’esibizionismo, estroverso ai limiti della molestia, aspirante artista, che, la mattina dopo, registra con un recorder portatile le prestazioni scambiate con il partner occasionale, al quale domanda le ragioni per cui ha fatto sesso con lui. Due mondi, uno che si accontenta, che sopporta, che tollera questa media felicità che comprende, sempre, anche una mezza infelicità, l’altro in ascesa, di corsa contro tutto e verso tutto, ogni possibilità aperta, nessuna regola incontrovertibile, un sistema sicuro per mettersi nei guai senza risparmiarsi mai. Ognuno potrebbe completare l’altro, chissà forse renderlo davvero pieno, come le platoniche due metà della mela. Come andrà a finire? Non importa. Per ora hanno regalato, a noi spettatori, emozioni e veri sentimenti. Sceneggiatura spinta (firmata, come anche il montaggio, dal regista stesso) e perfetta, regia naturalistica verso il documentario, piani sequenza in cui l’improvvisazione avvalora l’impianto realistico che accresce una partecipazione identificativa di tutti, uomini o donne, etero o omosessuali, esseri umani fatti di corpo, materia, sangue, lacrime, viscere, anima e cuore.


CAST & CREDITS

(Weekend); Regia: Andrew Haigh; sceneggiatura: Andrew Haigh; fotografia: Ula Pontikos; montaggio: Andrew Haigh; musica: John Grant; interpreti: Tom Cullen, Chris New, Jonathan Race; produzione: Glendale Picture Company, The Bureau, Synchronicity Films; distribuzione: Teodora Film; origine: Gran Bretagna, 2011; durata: 96’


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