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Wenn aus dem himmel... Quando dal cielo...

Pubblicato il 15 aprile 2015 da Stefano Colagiovanni
VOTO:


Wenn aus dem himmel... Quando dal cielo...

Cosa vuol dire “ricercare un suono”? Ma, soprattutto, come si può filmare la ricerca di un suono? Questo è l’obiettivo primario di Fabrizio Ferraro, giovane regista in orbita cinematografica dal 2006, ansioso di imprimere su pellicola un viaggio sia fisico sia spirituale, alla ricerca di un ideale. L’autore vuole mostrare e dimostrare al pubblico come il cinema non termina il suo percorso evolutivo sulla setosa superficie dello schermo, ma da lì si origina o, per lo meno, rinasce una seconda volta, inoltrandosi lungo un sentiero di crescita che in molti neppure conoscono.

Utilizzando un’espressione a cavallo tra metafora e follia artistica, Ferraro dichiarerà di voler “filmare l’aria”: un’impresa individuale che prenderà corpo attraverso l’unione di intenti di due grandissimi musicisti riconosciuti a livello internazionale, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura, pilotati dalla sapienza e dall’eclettismo intelletuale di Manfred Eicher (fondatore della casa discografica ECM), considerato attualmente il più grande produttore musicale al mondo. Nella pancia vuota dell’Auditorium della Rsi a Lugano, un luogo immerso nel silenzio e nella solitudine, affamato unicamente del suono prodotto dagli strumenti musicali, Fresu e Di Bonaventura si confrontano, suonano, liberando la loro vitalità artistica e lasciando che le note della tromba e del bandoneon (una sorta di fisarmonica) si intreccino tra loro, componendo melodie, librandosi nello spazio vuoto come rondini in contemplazione della primavera in arrivo. Manfred Eicher appare sul palco e scompare nella sala di registrazione (coadiuvato dal tecnico del suono Stefano Amerio) per catturare l’essenza della melodia e darle un corpo predefinito, modellandola con le mani e il pensiero, come un vero artigiano. Così l’intero processo creativo viene immortalato metodicamente dall’occhio della macchina da presa di Ferraro, che sembra starsene in disparte (filmando i musicisti sempre da dietro o lateralmente), unico spettatore emozionato, come in attesa di una magica rivelazione, nei panni di uno spettatore intrufolatosi di nascosto per rapire con occhi e orecchie l’intimo ed eterno processo di creazione di un artista.

Dopo un incipit estremamente lento e costruito con un montaggio frammentario che confonde lo spettatore ancora ignaro di cosa si troverà tra le mani (e le orecchie), Quando dal cielo... è a tutti gli effetti un documentario o meglio un esperimento meta-cinematografico. Filmare e catturare l’attimo della creazione di un’opera, scrutandone l’animo fino a contemplarne la forma finale, pretende dei tempi di ripresa dilatati, con la macchina da presa che finisce con lo spostarsi quasi meccanicamente (forse troppo meccanicamente) tra due micromondi tanto diversi quanto dipendenti tra loro: la sala grande dell’Auditorium, luogo mistico e quasi fuori dal tempo, e la sala di registrazione, artificiale, costituita da elementi materiali, fissi, terreni. Non esistono performance attoriali in Quando dal cielo..., ma solo artisti che svolgono il loro lavoro; la natura cinematografica dell’opera di Ferraro sta tutta nella poetica che si propone di ricercare, ma ci sono almeno due elementi che rallentano l’ipnotico vorticare degli ingranaggi del film: l’eccessivo ricorso/ricerca a una visione surrealistica e aulica della rappresentazione di scorci di vita mondana degli artisti in gioco, e la forzata persistenza di un osservatore (lo stesso Ferraro) volutamente in disparte, che gli impedisce di inserire nel corpo centrale del suo lavoro quel minimo accenno di didascalismo utile a favorire la comprensione a chi di jazz, e di tutto il comparto tecnico a esso inerente, non se ne intende.

Quando dal cielo... non nasce per insegnare allo spettatore in che modo si compone musica jazz, ma l’accanimento di Ferraro sui più minuziosi aspetti pratici di composizione e produzione di un’opera musicale di tale portata appesantisce per lunghi tratti la visione a chi non è avvezzo con tale forma d’arte, finendo per avere la stessa impressione di smarrimento che si prova nel seguire gli insegnamenti di un professore dopo aver saltato svariate lezioni. Del resto, per coloro che nel jazz ripongono amore e passione, Quando dal cielo... aprirà le porte del paradiso.


CAST & CREDITS

Wenn aus dem himmel... Quando dal cielo...; Regia, sceneggiatura e fotografia: Fabrizio Ferraro; montaggio: Uliano Paolozzi Balestrini, Fabrizio Ferraro; musica: Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura; interpreti: Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura, Manfred Eicher, Stefano Amerio, Claudia Landi; produzione: Uliano Paolozzi Balestrini, Alessandro De Rita, Fabrizio Ferraro; distribuzione: Boudu/Passepartout, Rai Cinema, Run To Me Film, Opéra Film; origine: Italia, 2015; durata: 93’.


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