whaz dat noiz?

Rock and Roll will never die (Neil Young): si è conclusa il 12 giugno a Milano la mostra: Never Hide Noise. A History Of Rock And Roll; ma d’altra parte il rumore nasce a Milano come complemento artistico, col movimento futurista; e a questo riguardo si è tenuta a Tirano la mostra: Segno+Ritmo+Scrittura - Pentagramma Elettrico è stata una bella mostra a Roma, 2009.
Innanzitutto con le follie di Swift, i Romantici angloamericani, l’Inferno e l’Africa di Rimbaud, il superomismo di Nietzsche, i futuristi possono dirsi nella loro dimensione più grottesca (c’è anche Liriche Radiofoniche in mostra a Tirano, Depero, ma qui si intende il Mafarka di Marinetti, pulp al 100%; e nel capitolo dello stratagemma c’è qualcosa dell’Enrico V di Shakespeare, di cui quest’anno ricorrono i 590 dalla morte, e del primo grande impero dell’Età Moderna, nonostante fu Enrico VI, little god, il re d’Inghilterra e Francia; è questo il periodo che va dallo Scisma d’Occidente, alla Guerra delle Rose, alla nascita di Westminster Cathedral e della Chiesa Anglicana) come qualcosa di antecedente alla letteratura e all’iconografia grafica californiana underground (che determinerà il look del rocker classico) tipo i primi lavori di Frank Zappa e della Apex Novelties che a sua volta sembra ripercorrere in maniera molto cruda i preziosi, dolci e pregiati garbugli grafici di Jacovitti.
Quindi Never Hide Noise documenta con belle fotografie alcuni momenti della musica rock in un progetto che si colloca su un ciclo di studi che negli ultimi anni ha visto Milano (Spazio Forma, Photology, Photographia) protagonista nel veicolare immagini fotografiche d’autore sul Rock and Roll, con l’idea di far conoscere la vastità del progetto artistico sinestetico e la sua storia, compresa tra i molteplici tentativi di aumentare i sensi coinvolti nella percezione dell’arte e delle sue manifestazioni evidentemente consegnando alla dimensione artistica la dimensione di un gesto e in grado quindi di essere colta coinvolgendo più sensi della percezione umana.
Poi si passa al teatro, se quindi innanzitutto ancora una volta è il teatro a dare voce alle opere d’arte: «Tomorrow and tomorrow and tomorrow / creeps in this pretty pace from day to day / to the last syllable of recorded time, and all of our yesterdays have lighted fools / the way to dusty death. Out, Out, brief candle! / Life’s but a walking shadow, a poor player / that struts and frets his our upon the stage / and then is heard no more: it is a tale / told by an idiot full of sound and fury. / Signifying nothing.». Cosa questa, W. Shakespeare, Macbeth, atto V, scena V, che se potrebbe anticipare sia James Joyce (il poema di Borges) che le latitudini rassegnate inglesi di Roger Waters (Hanging on in quiet desperation is the English way), sicuramente ispira The Sound And The Fury. E In questo caso allora si pesca ancora una volta nella letteratura americana per il modernismo, per la tecnica mista, per lo stream of life di vociparoleesuoni tutti in un unico gesto, nonostante quasi mai l’arte figurativa restituisce da sola alla musica e alla letteratura lo stesso valore aggiunto che le arti presentandosi in scena ricevono dalla scelta di una buona musica e di un buon testo. And if the forest grows up from the dirt on the floor? Never mind the noise, risponderà un meraviglioso assolo di Frank Zappa, It just might be a one-shot deal, 1972.
Ma a dir la verità anche qua c’è qualcosa di surf da dire, Wipeout, registrato nel 62 a Cucamonga, Pal Recording Studio di Paul Buff, dove lavorava Frank Zappa e che Frank Zappa acquisì cambiandolo in Studio Z. Qui Paul Buff elaborò tutta una serie di dispositivi audio che anche Alan Parsons impiegò, e nell’elaborazione di alcuni dettagli del suono di The Dark Side Of The Moon. Geograficamente e non solo i Silver Apples sono poi poco distanti, ma è proprio allo Studio di Paul Buff e con le prime registrazioni surf che si calcola l’esatta provenienza del suono della chitarra di Syd Barrett (Lucifer Sam) e pure di alcune di quelle prime pennellate audio scenografiche da liriche radiofoniche tipo i suoni e la voce di apertura di The Piper At The Gates Of Down aggiunta dal produttore come i primi secondi proprio di Wipeout dei Surfaris (loro e dei Beach Boys una versione di Misirlou) anche se questi ci spostano verso Pow R Toch H (non è psichedelia, è futurismo di seconda generazione: la musica dei Pink Floyd arriva molto più tardi).
Infine Bill Viola è sicuramente anche a Varese (Villa Panza, estate 2012), ma qui ci sarebbe una quarta mostra da raccontare. Apre la Mostra del Cinema Di Venezia 2012: La Voce delle Immagini, il cinema appunto, ma come abbiamo visto non c’è solo quello, there’s more to the picture than meets the eye (Neil Young, 1979; photo: Pink Floyd, Londra, 1973. Copyright: Storm Thorgerson / Rockarchive.com, per concessione della Galleria Photographia, Milano).

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