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Wolfskinder

Pubblicato il 30 agosto 2013 da Giampiero Francesca

VOTO:

Wolfskinder

Prussia orientale, 1945. Con l’avanzare dell’Armata Rossa, i bombardamenti a tappeto, le rappresaglie, i villaggi e i paesi della regione si spopolarono. Gran parte degli adulti, quelli non direttamente coinvolti nel conflitto, perirono a causa dell’inasprirsi della guerra nella regione, mentre i piccoli, bambini in grado di scappare e sopravvivere, si riunivano spontaneamente in bande; i Wolfskinder o "bambini lupo". I più forti o fortunati riuscivano a raggiungere i boschi dell’attuale Lituania dove trovavano rifugio nelle famiglie di contadini locali. La pellicola di Rick Ostermann, intitolata appunto Wolfskinder, mette in scena proprio questo ennesimo risvolto del secondo conflitto mondiale, ulteriore tassello al mosaico che rappresenta la tragedia che fu quella devastante guerra.

Wolfskinder é infatti il racconto delle drammatiche vicende di due fratelli, Friedrich e Hans, nove e tredici anni, che, dopo la morte della madre, si trovano costretti ad affrontare proprio il pericolosissimo viaggio verso la Lituania. Intorno al più grande dei due, Hans, si formerà uno sparuto gruppo di "bambini lupo", ragazzini senza meta con il solo scopo di sopravvivere. Ben confezionato e costruito il film di Ostermann non riesce peró mai a coinvolgere completamente lo spettatore. Nei volti gelidi dei piccoli protagonisti sembra infatti non passare nemmeno una scintilla di emozione, un briciolo di pathos. Il dramma che stanno vivendo quasi non tocca le loro esistenze; la perdita della madre, di un fratello, di un amico, la fame, il dolore, la malattia, gli stenti, nulla appare reale turbamento per i loro cuori. Anche la rappresentazione, sullo sfondo, del mondo degli adulti, siano essi i terribili soldati o gli amichevoli partigiani, non aggiunge colore ad una pellicola grigia, priva di tensione emotiva, di forza empatica.

E così, senza reali emozioni, senza scarti, senza sussulti, la pellicola scorre via gradevole ma piatta, atona, statica, inerte. Nemmeno il ritmo di Wolfskinder giunge in aiuto dello spettatore. Le terribili vicende che coinvolgono i giovani protagonisti si susseguono infatti senza tregua, ma prive di accelerazioni narrative, come parte di una terribile quanto algida (a)normalità. Così si puó perdere o barattare un compagno di viaggio, uccidere un amico, sperimentare il dolore fisico o l’umiliazione morale con la stessa naturalezza con cui si beve un brodo di verdure o si raccolgono uova.

Forse anche a causa di una messa in scena calligrafica, di una recitazione tanto precisa quanto glaciale, l’opera di Ostermann rimane davvero molto lontana dal cuore e dall’animo degli spettatori. Episodi tanto tremendi, violenti e disperati avrebbero necessitato di una pellicola dall’impatto emotivo ben più coinvolgente, capace di imbrigliare lo spettatore, stringerlo nella morsa del dramma di una storia tanto reale quanto tragicamente incredibile.


CAST & CREDITS

( Wolfskinder ); Regia e sceneggiatura : Rick Ostermann; fotografia: Leah Striker; montaggio: Antje Lass ; interpreti: Levin Liam, Helena Phil , Vivien Ciskowski,Patrick Lorenczat; origine: Germania, 2013; durata: 91’


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