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WOYZECK di Robert Wilson

Pubblicato il 11 ottobre 2002 da Giovanni Spagnoletti


WOYZECK di Robert Wilson

Forse è meglio non essere un addetto ai lavori per apprezzare in pieno uno spettacolo totale come quello offertoci al Valle, all’interno di Romaeuropa Festival 2002, da uno dei massimi rappresentanti del teatro contemporaneo, Bob Wilson, che proprio alla prima romana del suo spettacolo ha festeggiato sessantuno anni. Perché ci si riesce ancora, non consumati o obbligati dalla routine critica, a stupirsi ed emozionarsi, a buttare giù sulla carta il proprio piacere, senza dover ricorrere alle citazioni, ai paragoni, ai misurini, insomma senza essere necessitati a brandire i sacri ferri del mestiere esegetico. Come stiamo facendo qui in modo assolutamente banale e naïv, per esternare il piacere di una visione che poco ha da spartire con il teatro tradizionale consumato sulla scena. Opera, pittura, multimedia, architettura, musical ma anche il fascino perenne di giocare con la macchina scenica, insomma una messe di spunti, catturati da tutte le parti, costituiscono il punto di fuga di una Gesamptkunstwerk lunga due belle ore che si basa (ma ormai molto alla lontana) sul celebre testo ottocentesco di Georg Büchner ovvero sulle suggestioni “espressioniste” che lo hanno spesso (sempre?) accompagnato, sin dalla traduzione musicale di Alban Berg. A partire da questi e tanti altri input il reinventato ed americanizzato Woyzeck di Wilson non soddisferà certo i filologi germanici né i guardiani della tradizione testuale che si sentiranno profondamente traditi da questa “messa in scena” la quale conserva a malapena il nucleo di fondo del plot - la storia di un poveraccio tradito dalla sua donna - e poco altro. Solo che non si tratta di una messa in scena perché il lavoro del regista texano (ma anche, non dimentichiamolo, del musicista blues e jazz Tom Waits, qui alla sua terza collaborazione con Wilson) batte altri lidi, va oltre l’”interpretazione” strapazzando un po’ il povero Büchner evirato di drammaticità metafisica, di quel candore umanistico che sfiora la lotta di classe e del senso di morte che ispira nel profondo la sua splendida piéce. Per sviluppare, invece, quanto Bob Wilson vuole e definisce un teatro “libero e rigoroso” - a volta persino giocoso - per uno spettatore scevro “da pregiudizi”, il quale possa contemplare “senza intellettualismi” l’evento scenico come se fosse ad un museo d’arte. O ad un auditorium potremmo aggiungere, perché a parte le scene (si fa per dire, sono semplicemente magnifiche nei loro rutilanti, pittorici colori), a parte i tableaux vivant, che attingono a piene mani dall’arte moderna dell’ormai secolo scorso - ma direi, deformazione professionale, anche dal cinema muto tedesco con Il gabinetto del Dott. Caligari in testa -, quello che colpisce e stupisce di più, è lo straordinario modo con cui in questo Woyzeck dal testo si passa al cantato. In un virtuosa performace attoriale che senza soluzione di continuità alterna le seduzioni monocrome della voce a quelle policrome del canto e che la compagnia del Betty Nansen Teatret di Copenhagen ha realizzato con encomiabile professionismo e ricercato talento. Dunque un Woyzeck postmodern? Assolutamente sì, ma di una forza e di una qualità che richiama quella primigenia e per niente fastidiosa di opere come il vecchio Cielo su Berlino di Wim Wenders.

Regia, luci, scene: Robert Wilson co-disegno luci: A. J. Weissbard testo: Georg Büchner musica e liriche: Tom Waits, Kathleen Brennan costumi: Jacques Reynaud interpreti: Jeans Jørn Spottag (Franz Woyzeck), Kaya Brüel (Marie), Morten Eisner (il Dottore), Ole Thestrup (Il Capitano), Ann-Mari Max Hansen (Margreth), Morten Lützhøft (Andres), Benjamin Boe Rasmussen (Karl, un idiota), Tom Jensen (Tamburmaggiore), Troels II Munk (Imbonitore) produzione: Betty Nansen Teatret con The Danish Ministry of Culture, The Danish Secretariat for International Cultural Relations, The Danish Theatre Council, Greater Copenhagen Authority, The BG Foundation, MA Lighting and Sennheiser prima italiana: Teatro Valle (Roma) 11-13 ottobre 2002


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