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Yesterday

Pubblicato il 26 settembre 2019 da Matteo Galli
VOTO:


Yesterday

Non le ha azzeccate proprio tutte – quella di War Horse di Steven Spielberg, ad esempio, non era un granché – ma Richard Curtis ha al suo attivo un gruppetto di sceneggiature che avrebbero forse meritato una maggiore attenzione da parte della critica e delle giurie predisposte alla distribuzione dei premi, l’Oscar e i Golden Globe avanti a tutti. Stiamo, in fondo, parlando dello sceneggiatore di Quattro matrimoni e un funerale, del Diario di Bridget Jones, di Notting Hill, di Love actually, di I love Radio Rock, ma anche dei film con Rowan Atkinson, alias Mr. Bean, insomma di quanto di più riuscito della commedia (sentimentale) british degli ultimi venticinque anni.

A questa non numerosissima ma importante filmografia, Curtis aggiunge adesso un film, intitolato Yesterday, che nella sua semplicità si basa su un’idea alquanto originale, un film che si avvale della regia di Danny Boyle (i due Trainspotting, The millionaire, 127 ore, etc.). E il film rappresenta una perfetta quintessenza e fusione dello stile di scrittura e dello stile registico di Curtis e Doyle. L’idea geniale si situa letteralmente nel genere dell’ucronia, ossia su una storia fantastica in base alla quale la storia del mondo avrebbe seguito un corso alternativo rispetto a quello reale. Ucronia è da intendersi qui in senso letterale appunto perché Jack Malik, un cantante fallito, a causa di un incidente stradale (viene travolto da un camion) che gli costa due incisivi e la chitarra, esce dal tempo proprio nel momento in cui un blackout colpisce per qualche secondo tutto l’universo. Un blackout che provoca la cancellazione dalla memoria collettiva di una serie di dati, eventi e prodotti di una qualche importanza: niente Coca Cola, niente Harry Potter, niente Unione Sovietica e soprattutto, di questo si tratta nel film, niente Beatles. Quando Jack testa la nuova chitarra strimpellando Yesterday tutti i presenti - gli amici fedeli che fin qui avevano costituito di fatto il suo unico pubblico nei pub e nelle squallide sagre di paese (siamo nel Suffolk) – mostrano apprezzamento, carina questa canzone, molto meglio di quelle che hai scritto ed eseguito, caro il nostro Jack, lo sfigato. Quando l’hai composta? Ellie, la sua amica-manager, segretamente innamorata di lui, ha quasi le lacrime agli occhi. Il protagonista invece non crede ai suoi orecchi: nessuno sa che cos’è Yesterday? No, nessuno lo sa. I Beatles sono cancellati dalla memoria collettiva. Vabbè, sarà uno scherzo, gli amici sono fuori di testa. E invece no: Google conferma, niente Beatles. E al giorno d’oggi, se Google, di fronte alla ricerca “Beatles” ti spara solo i “beetles”, cioè gli scarafaggi c’è da crederci.

Qui si situa il primo bivio della vita di Jack Malik (Malik si chiamava di cognome anche il protagonista di The millionaire e la continuità fra le due figure è evidente): sfruttare questa amnesia collettiva per provare a dare una svolta alla sua vita oppure no? Diciamo che Jack all’inizio decide di non decidere: le location restano le stesse, il pubblico anche, la provinciale ottusità dei suoi compaesani non sembra particolarmente interessata alle potenzialità di questa “nuova” musica. Finché, grosso modo dopo un terzo del film, arriva la svolta: uno squallido talk show di una squallida televisioncina locale dove Jack suona una canzone che ancora una volta non sorprende nessuno. Salvo uno che, casualmente, si ritrova ad essere spettatore, quest’uno è Ed Sheeran, interpretato nel film da Ed Sheeran. Qui ha inizio la (ir)resistibile ascesa di Jack Malik, da cantante di supporto nella tournée del suo più celebre collega (partendo da Mosca, al cospetto di un pubblico giubilante e ignaro canta, fra le altre cose, Back in the USSR) fino a quando la diabolica manager di Sheeran gli avanza l’offerta di prenderlo sotto le proprie ali, anzi le proprie grinfie lanciando la shooting star nell’universo scintillante della pop music, con i guadagni stratosferici del mondo d’oggi, a suon di clic, di like, cuoricini e quant’altro.

In questo senso la scena chiave, a tutti gli effetti una scena d’impianto faustiano, si svolge nel villone che aggetta sulla spiaggia di Malibu della manager Debra Hammer, interpretata in modo stracarico dalla star televisiva Kate Mc Kinnon: io ti faccio guadagnare cifre che neanche immagini, e tu mi vendi l’anima, o comunque la vendi allo show business. Jack, seppur titubante, accetta, anche se poi l’ultima parte del film andrà in una direzione diversa e sorprendente, che non riveliamo. Qua e là forse un po’ ripetitivo e leggermente stucchevole nel raccontare certi snodi della relazione di Jack con Ellie, il film è nel complesso molto divertente, girato nel consueto rutilante stile di Danny Boyle, più simile – di nuovo – a The millionaire che a Trainspotting, pieno di effetti speciali, sovraimpressioni, split screen, jump cuts. Fra le tantissime scene che si potrebbero citare resta particolarmente impressa quella in cui Jack non riesce a ricordare il testo di Eleanor Rigby che gli servirebbe per ampliare il repertorio e Boyle a ritmo vorticoso passa in rassegna l’equivalente visuale dei tentativi di Jack di rintracciare, strimpellando la chitarra, la versione autentica delle singole strofe.

Il fatto che fra i tanti possibili titoli dei Beatles, Curtis e Boyle abbiano scelto proprio Yesterday non è solo dovuto alla grande celebrità di quella canzone, ma al carattere sostanzialmente nostalgico del messaggio: soprattutto la seconda parte del film fa capire le perversioni a cui è giunto il mondo musicale al giorno d’oggi, lo snaturamento disumano, la virtualizzazione etc. Non a caso il film finisce con Ob-La-Di, Ob-La-Da, ovvero quanto di più allegramente e orgogliosamente filisteo i Fab Four abbiano mai scritto e musicato. Fra i tanti pregi del film: alcuni personaggi minori, particolarmente azzeccati, dal backstage manager Rocky interpretato da Joel Fry (un personaggio che ricorda non poco Spike di Notting Hill, il coinquilino di Hugh Grant) allo stesso Ed Sheeran, particolarmente ironico e autoironico, che capisce la grandezza di Jack (si fa per dire) e si paragona a Salieri al cospetto di Mozart, a Giovanni Battista al cospetto di Gesù.


CAST & CREDITS

(Yesterday); Regia: Danny Boyle sceneggiatura: Richard Curtis fotografia:Christopher Ross ; montaggio: Jon Harris ; interpreti: Himesh Patel (Jack Malik), Lily James (Ellie), Kate McKinnon (Debra Hammer), Ed Sheeran (sé stesso), Joel Fry (Rocky); produzione: Working Title; distribuzione: Universal Pictures origine: Inghilterra 2019; durata: 116’.


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