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4:44 Last Day On Earth

Pubblicato il 9 settembre 2011 da Simone Isola

VOTO:

4:44 Last Day On Earth

Se c’è un cineasta che risponde perfettamente all’aggettivo “controverso” quello è proprio Abel Ferrara. Autore di film acclamati così come di opere ritenute “trash”, idolatrato dalla critica europea e sistematicamente ridimensionato da quella americana, il regista newyorkese torna in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia con 4:44 Last Day on Earth, oggetto misterioso di cui ben poco si sapeva fino a pochi mesi fa. Una sorta di film-lampo, rifinito giusto in tempo per la kermesse veneziana.

In un mondo non troppo diverso dal nostro, i cambiamenti climatici hanno distrutto l’atmosfera del pianeta: l’uomo sta per scomparire dalla terra. La catastrofe non lascia scampo e tutti si preparano all’evento in modo diverso. Cisco (Willem Dafoe), un attore famoso, decide di trascorrere le ultime ore insieme alla compagna Skye, giovane pittrice, all’interno di un loft che sovrasta Manhattan. Più che con le parole, i due comunicano attraverso i loro corpi; Skye dipinge e fa yoga, fa l’amore più volte con Cisco che continua a guardare la tv sebbene le notizie trasmesse ormai non abbiamo più molta importanza. Il computer è una delle poche finestre attive di comunicazione: Skye parla con la madre, Cisco con l’ex moglie. L’aria intanto emana strani riflessi verdi, le strade sono deserte e piene di sbandati. Pochi però manifestano una reale paura di morire, anzi i più professano una serena rassegnazione. Cisco va a fare una visita veloce ad alcuni amici che si sono riuniti per passare insieme quest’ultima notte. Skye ha intanto completato il suo quadro informale, dove si scorge nel caos di colori un enorme serpente che si avvita su se stesso. E in questo cerchio i due amanti finiscono per abbracciarsi e attendere la fine.

4:44 rappresenta una sorta di summa delle ossessioni di Ferrara: il sesso, la religione, la droga, inserite in un quadro apocalittico da “fine del mondo”. Tenuto a briglia corta da una produzione parca e attenta, Ferrara smorza i suoi furori in una riflessione confusa ma sempre stimolante, quasi pacificata di fronte alla fine imminente: il suo alter ego Cisco annulla la rabbia nello smarrimento collettivo, nella tormentosa ricerca di trovare un senso a quello che sta per accadere, godendo intanto dei piaceri della vita e degli affetti che gli sono rimasti vicini. L’aspetto concettuale del film prevale su quello visivo, scarno e privo di guizzi, teso a creare uno stream of consciousness interrotto solo dalle scene di sesso, girate con una sensibilità fuori dal comune. La confezione del film è minimalista, informale come la pittura di Skye; l’unica accentuazione riguarda l’uso intensivo dei software di comunicazione via internet e la proliferazione di schermi. Cisco si avvicina spesso ai monitor, il suo viso quasi ne sfiora le superfici, sembra come voler entrare nel flusso continuo di immagini per sfuggire alla morte. E in questa carnalità unica legata al contesto tecnologico ritroviamo la visione più autentica di un autore per sempre destinato a fornire elementi sia agli estimatori che ai detrattori più acerrimi del suo cinema.


CAST & CREDITS

Regia: Abel Ferrara; sceneggiatura: Abel Ferrara; fotografia: Ken Kelsch; montaggio: Anthony Redman; scenografia: Frank DeCurtis; costumi: Moira Shaughnessy; interpreti: Willem Dafoe (Cisco), Shanyn Leigh (Skye), Natasha Lyonne (Tina). Produzione: Fabula Productions, Prodigital, Funny Balloons, Wild Bunch. Origine: Usa, 2011. Durata: 82 min.


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