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50a ESPOSIZIONE D’ARTE INTERNAZIONALE DI VENEZIA - I PREMI

Pubblicato il 18 giugno 2003 da Alessandro Borri


50a ESPOSIZIONE D'ARTE INTERNAZIONALE DI VENEZIA - I PREMI

Si sono conclusi i lavori di screening e ricognizione della stampa alla 50ma. Esposizione della Biennale di Venezia. La fucina veneziana d’arte contemporanea, tra immancabili critiche e apprezzamenti, ha così stabilito un importante punto di riferimento per coloro che vorranno accostarsi (fino al due novembre prossimo) alle tendenze artistiche più decisive del momento. Sono stati consegnati dalla giuria capitanata da Salvatore Settis i leoni d’oro del concorso, nelle quattro sezioni prestabilite: due leoni alla carriera, toccati rispettivamente a Michelangelo Pistoletto (1933) e a Olga Carolina Rama, conosciuta come Carol Rama (1918). Il Leone d’oro alla migliore Partecipazione Nazionale va al piccolo stato del Lussemburgo, rappresentato dall’artista Su-Mei Tse con l’opera Air Conditioned (Aria Condizionata). Oliver Payne e Nick Relph ricevono l’ambito premio nella sezione under 35 per aver realizzato “un lavoro che non ha né ieri né oggi, ma solo un eterno presente anche nel senso immediato”. Dicevamo che una seconda giuria avrebbe premiato la migliore opera esposta nella sezione internazionale. Il premio è andato ad altri due grandi artisti svizzeri ospiti del padiglione Italia, Peter Fischli e David Weiss. Costoro si sono cimentati in una istallazione che valica i confini del poetico per collocarsi tra dormiveglia e sonno profondo con Questions (2003).

Il Lussemburgo, Su-Mei-Tse e Air Conditioned Il padiglione del Lussemburgo vincitore del Leone d’oro è allestito in un antico palazzo veneziano a San Samuele, fuori dal circuito dei Giardini della Biennale. Su-Mei-Tse ha proposto un’opera gravitante attorno al concetto di tempo, per mezzo della clessidra (tempo che passa) e del metronomo (tempo che si ritma). La facciata del palazzo-padiglione dà sul canale dove il ritmo dei vaporetti e dei motoscafi, tanto differente quanto lento o accelerato, si sposa al girare delle clessidre e al respiro degli spettatori, al loro battito cardiaco. Uno schermo a parete presenta una figurina che suona un violoncello, entro un paesaggio montano di fronte alle Alpi: cifra del kitsch di un immaginario collettivo montano conosciuto attraverso Heidi o celebri film come Tutti insieme appassionatamente, con Julie Andrews. Il suono del violoncello si disperde attraverso l’Aere, l’Aria, le superfici montane, nel postulato di uno spazio condizionato attraverso il tempo. Vivere la montagna con gli occhi di Heidi è diverso rispetto al viverla e sognarla attraverso il difficile processo dell’autonomia di senso dello spettatore sottoposto a globalizzazione.

Peter Fischli, David Weiss e Questions La sera andando a letto, ciascuno di noi nel buio della propria stanza, tra il nervoso dormiveglia ed il sonno profondo, pone a se stesso un certo numero di interrogativi. Domande lecite, rispetto al proprio vissuto (“Dico sempre le cose sbagliate”), o illecite, rispetto al vissuto di qualcun altro (“Ma lei crede veramente a tutto quello che si sente in giro”) o, nell’uno e nell’altro caso, rispetto ai grandi interrogativi dell’universo (“Dove va a finire lo spazio siderale”). La camera da letto, in quel lasso di tempo, diviene fabbrica di segni e modulazioni di pensiero, che Fischli e Weiss hanno proiettato a parete attraverso l’ausilio di cinque proiettori per diapositive. Le superfici murarie ondeggiano in tal modo con il guizzo dei pensieri, sillabando nell’addormentarsi le lettere degli interrogativi. Quando poi giunge il sonno profondo, ecco l’apparizione del sogno con i suoi percorsi e canali psicologici; con le sue mezze risposte e mezze certezze, miste a immagini fasulle piene delle altre finte mezze risposte e finte mezze certezze.

L’Italia alla 50. Biennale Abbiamo preferito parlare dell’Italia e della sua partecipazione alla Biennale d’arte alla fine, per armonizzare col senso di ospitalità verso gli altri paesi e artisti che compongono l’intero progetto delle esposizioni. Come sede degli eventi, l’Italia assume sempre un ruolo molto diplomatico preferendo oscillare cautamente tra nuove prospettive e tradizione (essenziale in una città come Venezia) occupandosi del guscio e della strutture portanti come un perfetto padrone di casa, ma inserendo al momento opportuno le varie proposte e le linee filosofiche da scandagliare. Con ritardi e rivoluzioni il Padiglione Italia ha subito una serie di trasformazioni interne dovute alle esigenze della globalizzazione. Alcune pareti sono state erette, altre invece abbattute. In più, per decentrare, è stato realizzato un altro padiglione, nei pressi del Padiglione USA, chiamato La Zona. Progettato dal gruppo di architetti A12 sotto la guida di Massimiliano Gioni, la Zona ospita le opere di giovani artisti italiani, che iniziano ad affacciarsi sul panorama artistico internazionale: Alessandra Ariatti (1967), Micol Assaël (1979), Anna De Manincor (1972), Diego Perrone (1970) e Patrick Tuttofuoco (1974). I realizzatori del padiglione La Zona hanno creato uno spazio espositivo semplice, nella volontà di farsi percorrere- e cadenzato da spazi esterni di riposo, nella volontà di lasciarsi abitare. Tra l’esterno, costituito da una terrazza in metallo zigrinato tattile ai piedi anche attraverso le suole delle scarpe, e l’ interno espositivo si oltrepassa una sorta di parete traforata. Dietro questa sorta di moderna iconostasi le sale espositive, divise tra loro da criteri rigorosamente museali. Tra gli artisti della Zona segnaliamo Diego Perrone. Il suo non può definirsi un lavoro bello, ma certamente artistico. Ripugnante e commovente nel presentare gli ultimi istanti di vita di un cane interamente progettato al computer- vittima di spasmi e pulsazioni addominali. Le leggi della vita secondo Perrone sono spietate e imperscrutabili e lo spettatore, che spesso vuol rimuovere tale consapevolezza, definisce con Perrone i limiti del passaggio tra vita e morte, usando come tramite la naturale alterità della vita umana rispetto a quella animale. Quando poi è il computer frutto della globalizzazione ad insegnare come agisce la morte, la catarsi è assicurata. La cellula madre della Zona, venuta fuori per gemmazione, è il più grande e storico Padiglione Italia. Singolarmente strutturato, ha ospitato le opere di oltre quaranta artisti di fama internazionale e provenienti da ogni parte del mondo. Oltre agli svizzeri Peter Fischli e David Weiss, vincitori, come visto, di un Leone d’oro- egnaliamo altri due artisti, a nostro avviso molto distintivi. Ricordando al lettore di recarsi almeno una volta nei prossimi mesi a Venezia, per scoprire tutte quelle aree e operazioni artistiche, che in questo momento arredano la città e che omettiamo di trattare per limiti editoriali. L’israeliana Carmit Gil (1976) con l’opera Bus 2002, che adotta le linee di forza interne di un autobus di linea, costituite dalle sbarre di sicurezza a cui si appigliano i viaggiatori, in un colore rosso che la dice lunga. L’interno dell’autobus è bianco latte e ricorda allo spettatore il senso di vuoto e dolore, che le tragiche immagini di un attentato in Israele evidenziano. Il secondo artista è Dinh Q. Lê proveniente dal Vietnam. La sua opera ammicca al cinema americano e alla storia della guerra del Vietnam, in modo originale e fortemente sarcastico. Le fotografie che i reporter americani scattarono per la stampa in Vietnam, crude e dolorose, sono sovrapposte ai fotogrammi a colori dei tanti film prodotti ad Hollywood sullo stesso tema. Verità storica e finzione cinematografica costituiscono da sempre dicotomie e sovrapposizioni inestricabili, portando alla nascita di miti molto spesso nemici della storia e dei fatti realmente accaduti. In rassegna da parte di Dinh Q. Lê quasi tutti i film prodotti negli Usa su questo argomento.

Prospettive Biennale 2003 Due progetti molto importanti contorneranno la 50. Esposizione di Venezia. Il primo è 99 tutte le idee meno una. Per tutta l’estate, fino alla chiusura delle esposizioni, 99 celebri personaggi del mondo del cinema, del teatro, della scienza, della musica e naturalmente dell’arte, incontreranno giorno per giorno il pubblico della Biennale. Sarà possibile tramite costoro discutere dell’ arte e dei suoi percorsi plurimi, fondare progetti, proporre idee ponendole al vaglio e la giudizio di gente del mestiere. Ricordiamo lo scrittore Alfonso Berardinelli (16 giugno), l’architetto Lorenzo Romito (il 20 luglio), il giornalista Michele Serra (il 13 settembre) e l’attore Marco Paolini (30 ottobre). Il secondo progetto si intitola La 50. Esposizione d’Arte Internazionale prosegue il suo viaggio nelle regioni del sud Italia. Il Presidente della Biennale, Franco Bernabè ed il viceministro dell’Economia e delle Finanze Gianfranco Miccichè, hanno difatti concertato un programma culturale che prevede l’allargamento dei confini della Biennale nell’estate del 2004 al sud Italia. Sono stati stanziati cinque milioni di euro per il progetto, che serviranno a strutturare e ripristinare alcuni spazi espositivi in alcune aree del Mezzogiorno.

“Con questo progetto, il primo dedicato all’ arte contemporanea e a un territorio così vasto del Paese, si apre per il sud Italia un’opportunità di straordinario valore culturale per i territori coinvolti, con modalità assolutamente nuove, tra cui anche la ristrutturazione di spazi espositivi da utilizzare per l’iniziativa” (Gianfranco Miccichè). Ancora non sono stati definiti i luoghi e le città che ospiteranno la Biennale di Venezia la prossima estate al Sud. Certo è che sotto la presidenza di Bernabè, probabilmente si riuscirà a risollevare la Biennale d’arte, dalla crisi che l’attanaglia da ben dieci anni .

[16 giugno 2003]


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