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BFI London Film Festival - Lizzie

Pubblicato il 12 ottobre 2018 da Cristina Canfora

VOTO:

BFI London Film Festival - Lizzie

La passione di Craig William Macneill per il macabro torna a colpire e, dopo il film The Boy (2015), il regista sposta la sua attenzione verso il gotico New England di fine Ottocento e la famigerata storia di Lizzie Borden. Inserita nella sezione Dare, la pellicola si apre con l’urlo di Lizzie e le immagini che la filastrocca americana ha immortalato nei secoli: Lizzie Borden took an axe, gave her mother forty whacks. When she saw what she had done, she gave her father forty-one. Letteralmente tradotta così: Lizzie Borden prese un’ascia, diede a sua madre quaranta colpi. Quando vide ciò che aveva fatto diede a suo padre quarantuno. La storia ripercorre a ritroso gli eventi che portarono a questo risultato.

Elisabeth Andrew Borden (Chloë Sevigny) vive a Fall River, Massachusetts, con il padre Andrew Borden (Jamey Sheridan), la sua seconda moglie Abby Borden (Fiona Shaw), la sorella Emma (Kim Dickens) e una domestica d’origini irlandesi Bridget Sullivan (Kristen Stewart). La sua relazione con il padre sembra lacerarsi giorno dopo giorno. L’uomo, un ricco proprietario di banche, terreni e fattorie, è burbero e avaro, soprattutto con le figlie. I costanti litigi e le divergenze di opinioni arrivano al culmine quando Lizzie scopre gli abusi sessuali del padre sulla nuova domestica. Tra Lizzie e Bridget si è infatti instaurata una tenera amicizia che sboccierà in un inaspettata attrazione fisica. Bridget impara a leggere grazie a Lizzie, questo suo piccolo debito tornerà in gioco nella dinamica del minuziosamente pianificato doppio omicidio.

Macneill aggiunge note moderne all’episodio del 4 agosto 1892. La tensione tra i membri della famiglia, la condanna al patriarchismo, l’emancipazione di Lizzie e la parentesi dell’amore lesbico (ebbene sì, si tratta solo di una breve parentesi), regalano sprazzi di contemporaneità ad una pellicola che altrimenti risulterrebbe velata dalla patina polverosa del dramma in costume. Siamo tuttavia lontani dalla suspence di un vero e proprio thriller. Per questa natura ibrida, a volte il film perde colpi in ritmo e dinamicità.

Chloë Sevigny, finalmente in un ruolo degno delle sue capacità attoriali, dipinge Lizzie come una fiamma che sta soffocando, il fervore e l’irrequitezza traspaiono dai suoi sguardi, abilmente sottolineati attraverso l’uso dei primi piani. L’algida creatura vestita di mussolina non è per niente facile da avvicinare, il pubblico stesso viene respinto dalla sua altezzosità. Per questo resta quasi incomprensibile il nascere di una relazione con Bridget. Kristen Stewart nei panni del pomo della discordia non stupisce, ne regala particolari emozioni. Il forzato accento irlandese e l’inespressività dell’attrice americana non aiutano un personaggio che, nonostante abbia un ruolo così importante nella dinamica degli eventi, sembra ripiegato su se stesso e dolorosamente passivo. Il risvolto romantico tra le due protagoniste è piuttosto abbozzato, lasciato a margine, anche se la chimica tra la Stewart e la Sevigny è palpabile. Macneill si concentra sulla brutalità piuttosto che sulla tenerezza di Lizzie. Brutalità che, per assurdo, i suoi contemporanei non giudicano calzante alla delicata figura femminile. Come fanno sapere i titoli di coda, Lizzie è scagionata dalle accuse di omicidio. Una donna, per natura fragile e indifesa, non avrebbe avuto la forza necessaria per infierire su quei corpi così violentemente. O forse si?

Il film, nonostante i lenti preamboli e le inesplorate potenzialità pruriginose, è la brillante celebrazione della mente da strategha di Lizzie, che riesce ad avere la meglio sul patriarchismo, e la sua visione ottusa del mondo.


CAST & CREDITS

(Lizzie); Regia: Craig William Macneill; sceneggiatura: Bryce Kass; fotografia: Noah Greenberg; montaggio: Abbi Jutkowitz; musica: Jeff Russo; interpreti: Kristen Stewart, Chloë Sevigny, Fiona Shaw, Jamey Sheridan, Kim Dickens; distribuzione: Bulldog Film Distribution (UK); origine: USA, 2017; durata: 105’


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