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A sud di Lampedusa

Pubblicato il 12 aprile 2008 da Gaetano Maiorino


A sud di Lampedusa

Dai telegiornali e dai quotidiani veniamo spesso informati dei massicci sbarchi di clandestini sulle coste più meridionali della nostra penisola, Lampedusa è uno degli approdi più frequenti. Il nostro punto di vista di fronte a questo fenomeno è sempre quello del paese che teme l’invasione, della terra che si sente ospite scontento della disperazione e delle speranze di decine e decine di clandestini, in questo caso nordafricani. Con A sud di Lampedusa, Andrea Segre decide di spostare questo punto di vista piazzando la sua macchina da presa non più sul primo spuntone di terra in acque italiane, come è solita fare la televisione, ma posizionandola alle spalle di coloro che intraprendono questo viaggio. Uomini in cammino in cerca di un cambiamento radicale che ne migliori la vita, ma anche viandanti stagionali che fanno soltanto la spola tra il Niger e l’Africa mediterranea per breve tempo alla ricerca di un lavoro momentaneo. Come uccelli sui tralicci, a centinaia si arrampicano su camion stipati di merci, viaggiando in equilibrio precario su quelle che diventano delle vere e proprie Zattere di Medusa del deserto, sulle quali si respira allo stesso tempo un misto di fiducia e tristezza. Seguendo gli emigranti nigerini lungo le strade sabbiose del territorio sahariano, Segre percorre con loro il cammino che li porta ai confini della Libia, trampolino di lancio per spiccare il salto verso l’Europa, ma anche meta di un’organizzatissima emigrazione interna all’Africa stessa. Un’emigrazione però temuta e osteggiata dai paesi del vecchio continente, Italia in testa, a causa della paura per un’ipotetica invasione di derelitti. Si trovano così respinti alle frontiere libiche e rinchiusi in cella quasi tutti quelli che tentano questa sorte, per giorni, spesso per mesi, con la sola colpa di aver provato a migliorare la propria condizione. L’opera di Segre ci racconta una storia toccante, perfettamente mostrata dalle immagini e narrata dalle parole dei suoi protagonisti, amara, molto amara per noi italiani che l’ascoltiamo. A sud di Lampedusa è lungo soltanto mezzora, e forse è il suo unico difetto: probabilmente è troppo poco per uno dei pochi esempi di documentario che invece dovrebbe durare molto di più e scavare ancora più a fondo di quanto già fa.


(A sud di Lampedusa); Regia; fotografia; montaggio: Andrea Segre, con la collaborazione di Stefano Liberti e Ferruccio Pastore ; consulenza musicale: Maddalena Grechi produzione: CeSpi, Sid nell’ambito del progetto “Sviluppo e gestione sostenibile dei flussi migratori provenienti dall’Africa” finanziato dal Ministero degli Affari Esteri;origine: Italia 2006; durata: 32’;


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