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Addii- Alida Valli

Pubblicato il 23 aprile 2006 da Alessia Spagnoli


Addii- Alida Valli

Maria von Altenburger, figlia del barone Gino e di Silvia Obraker nasceva a Pola, in Istria, il 31 maggio 1921. Alida Valli con l’onda lunga dei suoi capelli morbidi nasce invece a Roma, quando si iscrive, giovanissima, al Centro Sperimentale di Cinematografia. L’attrice rinomata e misteriosa, una delle poche italiane apprezzate anche all’estero - se fosse stata francese oggi il paese intero si fermerebbe a renderle omaggio - era però, un’antidiva: il carezzevole nome d’arte lo scelse sfogliando casualmente un elenco del telefono nel ’37.
Il suo film di debutto è Il Feroce Saladino (una curiosità: vi compare, anche lui per la prima volta, Alberto Sordi travestito da scimmione). Alida ha solo sedici anni, ma è già bellissima: i suoi famosi occhi lacustri spesso velati di malinconia e il suo, dolce, aristocratico profilo le conferiscono un aspetto altero che costituirà sempre la ragione della sua fortuna e, insieme, la sua prigione.
La Valli trionfa nel cinema dei telefoni bianchi (grandi successi le arridono con filmetti spensierati e leggeri come Mille Lire al Mese o Ore 9: Lezione di Chimica).
Nel ’41 la prima grande prova d’attrice con Piccolo Mondo Antico: tutti intorno a lei recitano enfaticamente, Alida è invece più moderna e misurata e con il suo dolore trattenuto da prova di grande maturità espressiva a soli vent’anni (a Venezia vince il premio come miglior interprete dell’anno). E’ la “fidanzata d’Italia” e tra i suoi fans c’è persino il Duce: altra incredibile “colpa” che le viene imputata.
Nel dopoguerra appare un’altra attrice, giunta ancora così giovane alla fine della prima parte della sua carriera. E’ la Valli che rifiuta il compromesso del cinema fascista di Salò, come altre star dell’epoca invece faranno. Nel frattempo il neorealismo comincia a scritturare quasi sempre interpreti presi dalla strada o comunque dall’aspetto meno nobile del suo (esplode la Magnani).
Alida allora vola a Hollywood, richiamata da Selznick, il leggendario produttore di Via col Vento, che la fa subito debuttare con Hitchcock accanto al divo Gregory Peck ne Il Caso Paradine. Il film si apre su di lei, splendida e piena di charme, con i capelli acconciati in un elegante chignon, mentre suona il piano forte e sorseggia porto. La fotografia esalta i suoi occhi straordinariamente chiari e belli che lampeggiano e rendono spigolosissimi lineamenti altrimenti illuminati dalla grazia.
Ma Hollywood non fa per lei: è troppo schiva, riservata, poco incline a quelli che definisce “giochi per il successo”. Prosegue comunque brillantemente la sua carriera internazionale con Il Terzo Uomo, il bel film di Carol Reed con uno straordinario Orson Welles che ruba la scena.
Ma il film chiave della sua carriera l’attende al ritorno in Italia ed è Senso di Luchino Visconti. L’autore milanese vorrebbe Ingrid Bergman e Marlon Brando, ma la produzione non l’accontenta: tuttavia la grandissima prova della Valli, che ha trentatré anni ed è ancora molto bella, non fa rimpiangere la diva svedese (mentre, naturalmente, non altrettanto può dirsi di Farley Granger al posto dello straordinario interprete di Fronte del Porto). Secondo André Bazin “Alida Valli in Senso è sublime”. Alla fine del film l’urlo lacerante e disperato dell’attrice è di quelli che rimbombano nella mente e restano attaccati al subconscio. Un urlo che ripeterà in un altro, straordinario finale: quello de Il Grido, uno dei vertici dell’arte di Antonioni. Seguirà altro grande cinema italiano d’autore: la chiamano Pasolini per Edipo Re, Bernardo Bertolucci, per ben tre volte (La Strategia del Ragno, Novecento, La Luna).
Ma Alida non disdegna neppure il cinema di genere di casa nostra: eccola allora ne La Casa dell’Esorcismo di Bava, in Suspiria e in Inferno di Argento, ne L’Anticristo di De Martino.
Continua a dimostrare la sua intelligenza lavorando accanto a un semi-sconosciuto Benigni in Berlinguer ti Voglio Bene: l’attrice più raffinata di casa nostra, la baronessa von Alternburger interpreta un personaggio sboccato e volgare, si mostra in foulard e grembiule, simile a una vecchia strega.
Un’interprete intelligente che ha sempre donato ai suoi personaggi grande spessore, troppo poco diva, nonostante la straordinaria bellezza, come si vede bene... e ad una simile interprete, una delle nostre più grandi, i cui funerali si svolgeranno domani in Campidoglio, la tv di Stato non ha ancora tributato un doveroso omaggio.
Forse perché la Valli negli ultimi anni si era dedicata intensamente al teatro snobbando la televisione e proprio sul finire dei suoi giorni aveva finalmente beneficiato della Legge Bacchelli: se fosse andata qualche volta a farsi intervistare in qualche infima trasmissione nazionale o a fare da madrina a un qualsivoglia concorso di bellezza (come praticamente tutte le altre sue colleghe, spesso meno brave, invece fanno), forse oggi qualche direttore di rete sospenderebbe il bieco palinsesto domenicale per trasmettere qualche suo film. Probabilmente avverrà tra qualche giorno, magari nel primo pomeriggio, o più probabilmente a notte fonda: e tuttavia no, non sarà la stessa cosa.
Troppo "poco italiana", le si è spesso rimproverato. Ma in fondo, ce la meritavamo davvero noi italiani, un’attrice così?


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