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Addii - David Hemmings

Pubblicato il 27 settembre 2003 da Edoardo Zaccagnini


Addii - David Hemmings

Vogliamo qui ricordare almeno un tratto della figura di Hemmings, un attore della specie di quelli che restano impressi per un solo film, come i fiori che durano un solo giorno. Di più, Hemmings ha potuto svolgere questo speciale ruolo, non solo in un film celebre e importante, ma assumendo un compito specialissimo: quello dell’argonauta, il viaggiatore nell’ignoto. Si possono lodare all’infinito certe opere, ma si provi solo per un momento a immaginarne la sostituzione del suo protagonista. Cosa sarebbe Blow Up senza la sua espressione avulsa, l’andatura dinoccolata, il volto asimmetrico con i capelli da paggio come in un ritratto preraffaelita? Hemmings ha accompagnato il cinema nei recessi del dubbio e della pensosità senza predeterminazione, così, semplicemente perché era lì e così doveva andare. E quando il messaggio di quel film antesignano aveva invaso l’immaginazione di molti autori che si muovevano a prescindere da quella direzione sentita proprio come una visione del mondo, Hemmings è stato addirittura riutilizzato per quel preciso scopo, come se solo lui fosse in grado di incarnarlo armoniosamente. Così, dieci anni dopo, Hemmings passa direttamente a compulsare il dubbio sulla giacca del pianista di Profondo rosso che vive un’avventura pericolosa che esiste solo nel momento in cui la sfiora, prima ancora di prenderne coscienza. Sono le stimmate dell’eroe perdente, dello sconfitto; una specie di Amleto tascabile del mondo lampeggiante delle merci, tra i profili certi della città del consumo. David Hemmings è stato da ragazzo una voce talmente promettente che Benjamin Britten scrisse appositamente per lui una partitura (doveva essere nel suo destino farsi cucire addosso in esemplare unico il sentire altrui). Ma è stato anche regista, per lavoro: ha diretto anche puntate dell’A Team e Magnum P.I. Attore, lo si è visto ultimamente nei panni di Cassius ne Il gladiatore e come Mr. Schermerhorn in Gangs of New York. In mezzo a tutto quello che avrebbe potuto essere e quello che è stato è rimasto sempre giovane, avvolto in una colonna sonora free jazz, mentre si allontana da un campo da tennis che non esiste.

[dicembre 2003]


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